Dieci classici ambientati a New York. Imponente, tentacolare, sudicia, multietnica, fumosa, bella, spasmodica, la grande mela, la grande fogna, il grande manicomio. C’è più di un modo per descrivere New York, forse la metropoli più famosa al mondo, e il merito va soprattutto al cinema. Anche se non ci siamo mai stati fisicamente conosciamo New York grazie alla Settima Arte e a quei film che l’hanno descritta in lungo e in largo, cogliendo ogni sfaccettatura e ogni più piccolo dettaglio di questa grande città.
Tuttavia, come nell’incipit di Manhattan, opera maestra del genio alleniano, in cui sotto, le note di Rahpsody in Blue di George Gershwin, il protagonista cerca di restituire a New York una precisa connotazione, ci rendiamo conto di quanto sia difficile in effetti poter descrivere in maniera esaustiva e completa una metropoli come questa. Lo stesso Woody Allen si è sempre limitato a restituire una sua personale visione della città; visione legata agli ambienti dell’infanzia, dell’adolescenza e del lavoro.
New York è un essere polimorfo percorso dal fiume Hudson e adagiato sull’atlantico; la sua bipolarità, il suo andamento nevrotico ma equilibrato allo stesso tempo, sono il frutto di una società variegata che non è più solo americana e che sicuramente non lo è mai stata. Olandesi, inglesi, irlandesi e ancora italiani, ebrei, polacchi, tedeschi, ispanici, tutti, nel corso dei secoli, hanno contributo a fare di New York una grande città multietnica, fatta di uomini provenienti da ogni parte del globo e di lingue e culture che sottolineano ancora una volta l’impossibilità che ha l’essere umano di vivere tranquillo.
Tale Babilonia, che cambia spesso volto, moda e maniera di vivere, è stato sempre un faro non solo per quelle migliaia di persone in arrivo dal vecchio mondo e in cerca di fortuna. New York ha sempre rappresentato lo scenario perfetto per decine e decine di registi che l’hanno sfruttata in tanti modi diversi. Molti hanno messo in risalto la bellezza di una metropoli come questa, il suo lato artistico e multiculturale dal quale apprendere sempre per il meglio, altri ancora hanno usato l’iperattività di New York come ponte per la propria personalità che si è tradotta in commedie brillanti o in drammi senza tempo. Altri registi e sceneggiatori, invece, hanno preferito mettere in risalto il lato violento e spietato di questa città, ponendo maggiormente l’attenzione negli ambienti malavitosi o in quei quartieri dove ancora è forte il divario fra il ricco e il povero e fra etnie marginalizzate.
Di film ambientati a New York il cinema ne è davvero pieno. Perché, nonostante l’industria cinematografica americana abbia trovato un più rilevante potere nella calda e desertica California, è anche vero che New York non è mai stata tralasciata o messa in da parte. La sua natura di città caotica e al contempo fatta di quartieri periferici tranquilli e per famiglie, è costantemente preda del cinema e delle sue storie. Dato che una lista completa di film diventerebbe un lavoro enorme e sarebbe davvero lunghissima, vi facciamo venire voglia di visitare questa città con una lista di dieci classici ambientati a New York.
#1 L’appartamento (The Apartment)

FIlm di culto, come spesso è avvenuto nella lunga carriera di Billy Wilder, del 1960. Jack Lemmon interpreta un mediocre impiegato di un’azienda che per arruffianarsi i suoi capi sfrutta il suo appartamento per incontri extraconiugali, naturalmente a pagamento. Tuttavia il suo piano geniale andrà in fumo quando scopre di essere innamorato di Fran Kubelik (Shirley MacLaine), ascensorista del palazzo in cui lavora nonché amante del suo capo. L’appartamento è una commedia spassosa diretta da uno dei più grandi cineasti della storia. Ogni qualvolta che il protagonista è costretto a lasciare il suo appartamento per permettere ad altre coppie di usufruirne, se ne va in giro per la città; qui vediamo la New York dei primi anni ’60, già frenetica e già un po’ alienante.
#2 C’era una volta in America (Once Upon a Time in America)

La New York di Sergio Leone è già molto più differente da quella immortalata da Wilder. In C’era una volta in America, o meglio, nei vari momenti storici in cui si barcamena la maestosa ultima opera di Leone, la Grande Mela appare assopita in alcuni suoi punti, rarefatta e senza tempo. La caoticità appare solo in alcune scene, come quelle ambientate nel quartiere ebraico di Manhattan, ma per il resto New York sembra essersi svuotata. C’è solo il protagonista, David Aaronson “Noodles” (De Niro) unico superstite del passato in cerca della verità. Girato fra gli Stati Uniti e l’Italia; eppure, quando Leone vuole mettere in luce la città, lo scenario newyorkese è inconfondibile. Fra le tante scene girate in città quella che resta invischiata nella memoria collettiva è quella in cui la banda di ragazzi attraversa la strada fumosa mentre alle sue spalle si erge il ponte di Brooklin.
#3 Il padrino – Parte II (The Godfather Part II)

Nel primo film della trilogia diretta da Francis Ford Coppola e tratta dal romanzo di Mario Puzo, ci si apre il mondo della malavita italoamericana. Essa è rappresentata da varie famiglie di New York, tra le quali spunta per importanza quella dei Corleone capeggiata da Don Vito (Marlon Brando). Ne Il padrino – Parte II, invece, il regista da una parte continua la storia della famiglia Corleone con il figlio minore Michael. Dall’altra parte Coppola torna indietro nel tempo, ai primi anni del ‘900; il piccolo Vito Corleone, dopo la morte del padre e il sacrificio della madre, lascia la Sicilia come tanti suoi compatrioti italiani per cercare fortuna in America. Coppola riesce a catturare l’immagine degli immigrati italiani nel quartiere di Little Italy e questo grazie anche agli attori, tra i quali spiccano Robert De Niro, Bruno Kirby, Gastone Moschin, Frank Sivero e Leopoldo Trieste.
#4 Misterioso omicidio a Manhattan (Manhattan Murder Mistery)

Fra tutti i film di Woody Allen ambientati a New York, Misterioso omicidio a Manhattan è forse quello meno citato. Si nominano spesso i grandi drammi di Allen come Manhattan e Io e Annie, tralasciando le piccole commedie che in realtà sono delle vere e proprie perle dell’umorismo cinico e grottesco del regista. Questa pellicola del 1993, in particolare, è una brillante e divertente commedia che inizia proprio con una veduta aerea di NY mentre in sottofondo Bobby Short intona I happen to like New York. Il film, interpretato dallo stesso Allen in compagnia di Diane Keaton, Alan Alda e Anjelica Huston, ripercorre una tematica già affrontata da Allen in opere precedenti: quella del delitto perfetto.
Un anziano signore e sua moglie riescono ad intascare l’eredità della sorella di lei uccidendola. La moglie, tuttavia, non sa della relazione extraconiugale del marito e che presto lui la ucciderà e tenterà poi di scappare a Parigi con la sua amante. Nonostante il piano venga studiato nei minimi dettagli, i coniugi Lipton (Allen e Keaton) intuiscono che c’è sotto qualcosa e per questo iniziano ad indagare. Il tema del delitto perfetto sarà ripreso e perfezionato nel 2003 con il cult Match Point.
#5 Gangs of New York

Scordatevi i grattacieli, le strade piene di macchine e la metropolitana. La New York di Gangs of New York, diretto nel 2005 da Martin Scorsese, è quella degli anni Sessanta dell’800, anni in cui la città è ancora una piccolo centro ma è già una fornace di lingue e culture diverse e dove le bande di strada governano i Five Points, il quartiere malfamato e criminale di una metropoli in rapida crescita. Scorsese affronta sempre il tema della criminalità organizzata ma non quella italo americana bensì quella dei primi insediamenti irlandesi che cercano di trovare un posto dove vivere e proliferare, nonostante i cosiddetti nativi governino con mano ferma i bassifondi.
Fra questi c’è William Cutting, detto “Il macellaio”, che disprezza gli immigrati irlandesi e che, dopo la battaglia contro i “conigli morti” e contro il loro capo, “prete” Vallon”, diventa il capo indiscusso dei Five Points. Tuttavia, molti anni più tardi, nel bel mezzo della guerra civile americana, Cutting dovrà affrontare un nuovo pericolo, rappresentato dal figlio di prete Vallon che, uscito dal riformatorio, vuole a tutti i costi la sua vendetta.
#6 Birdman (Birdman or The Unexpected Virtue of Ignorance)

Nel 2014 il regista messicano Alejandro Gonzalez Iñárritu, già regista di film quali Amores Perros e Babel, se ne esce con un’opera poetica ed estremamente potente che ruota attorno alla vicenda di un attore dimenticato che è alla disperata ricerca di uscire dal ruolo del supereroe che aveva interpretato in passato; cerca così di rinnovarsi approdando con uno spettacolo a Broadway. Birdman, vincitore di ben quattro premi Oscar, affronta la crisi di un attore intrappolato in un mediocre personaggio, ed è allo stesso tempo in crisi con la figlia, con gli attori che recitano assieme a lui e con la critica, che nei suoi riguardi è sempre spietata.
Iñárritu costruisce il suo film all’interno di un teatro di Broadway mentre New York appare tutta intorno come una gabbia di uccelli dalla quale il protagonista vuole uscire. La forza della pellicola si deve anche grazie alla scelta dell’attore protagonista; Michael Keaton, infatti, una volta famoso solo per il suo ruolo di Batman nel film di Tim Burton, torna in pompa magna con una parte che rasenta l’autobiografia e che gli calza alla perfezione.
#7 1997: Fuga da New York (Escape from New York)

Cult fantascientifico del 1981 diretto da John Carpenter, 1997: Fuga da New York è un film in cui il grande calderone con la statua della libertà e il ponte di Brooklin è ora una città avvolta in un’atmosfera post-apocalittica, trasformatasi in un carcere di massima sicurezza a causa dell’aumento della criminalità. Dopo che l’aereo presidenziale si è schiantato proprio su New York, il presidente viene immediatamente rapito da una delle bande che controllano parte della prigione. Per questa ragione il commissario di polizia, Hauk, decide di affidare all’ex eroe di guerra, ora prigioniero all’interno del carcere, Jena Plissken, il compito di trovare e trarre in salvo il presidente. Interpretato da Kurt Russell, Lee Van Cliff, Ernest Borgnine e Donald Pleasance, il film di Carpenter fu girato in grande economia. Non c’è niente della vera New York nel film, eppure ciò che vediamo è sempre eccitante.
#8 Il braccio violento della legge (The French Connection)

Cult del 1971 grazie al quale William Friedkin si aggiudicò l’Oscar per il miglior film. Il braccio violento della legge, come dicevamo all’inizio, dà una rappresentazione di New York distante sia da un dramma come C’era una volta in America che da commedie brillanti quali L’appartamento o Misterioso omicidio a Manhattan. Nell’avventura poliziesca di Friedkin la Grande Mela è marcia, violenta e sporca, popolata da criminali della peggior specie. Toccherà all’investigatore Jimmy Doyle (Gene Hackman) e al suo partner Buddy Russo (Roy Scheider) ripulire la città dall’immondizia. Film di culto crudo che alla criminalità contrappone la violenza esercitata dai poliziotti.
#9 Il colpo della metropolitana (The Taking of Pelham One Two Three)

Simpatico Thriller/Action Movie firmato Robert Sargent, Il colpo della metropolitana, come venne tradotto nella versione italiana, è un altro film in cui NY si presenta nelle sue vesti peggiori. Un gruppo di terroristi assalta un treno della metropolitana e richiede allo stato di New York un milione di dollari; se tale somma non sarà consegnata in tempo la banda criminale, capeggiata dal duro Bernard Ryder (Robert Shaw), ucciderà ogni minuto un ostaggio fra i civili rapiti. Feroce e disumano in alcuni punti ma alleggerito da scenette esilaranti e dall’inconfondibile humor di Walter Matthau, che qui veste i panni del tenente Zachary Garber.
#10 Rosemary’s Baby

In Rosemary’s Baby, cult del ’68 diretto da Roman Polanski, New York appare in pochissime sequenze, come quella iniziale. Il resto è realizzato all’interno di un appartamento del famoso Dakota Palace, situato nel bel mezzo di Manhattan. La città, nonostante la vicenda si svolga nei quartieri più alti della società, nasconde una storia di messe sataniche e congiure. Un film a dir poco terrificante che con il tempo ha accresciuto la sua fama di uno degli horror migliori di tutti i tempi. Questo si deve anche alla spiacevole vicenda che nel 1980 coinvolse l’ex Beatles John Lennon. Il cantante inglese fu infatti assassinato da un fan proprio davanti al palazzo in cui abitava: il Dakota Palace.
Lascia un commento