La messa è finita (1985)

La messa è finita – La felicità secondo Nanni Moretti

Uscito nelle sale italiane nel 1985 La messa è finita è una dramedy firmato Nanni Moretti. L’intramontabile cineasta altoatesino dopo il successo di Bianca, uscito al cinema nel 1984, l’anno seguente realizzò un film per certi aspetti figlio di quello avente come protagonisti lo stesso Moretti e Laura Morante.

Se in Bianca il Nanni nazionale si serviva del suo storico personaggio Michele Apicella come espediente per trovare risposte a domande esistenziali, ne La messa è finita il pluripremiato regista indossa le vesti talari di tale don Giulio, con lo scopo di fotografare la società italiana di quegli anni.

Dopo essere stato lontano dal suo paese natio per tanti anni, un giovane parroco torna a Roma dove gli è stata affidata una piccola chiesa di periferia. Nella sua città natale Don Giulio avrà modo di rincontrare i suoi parenti e i suoi amici, scoprendo che ognuno di loro è afflitto da un problema -per usare un eufemismo- rilevante. Moretti si serve di numerose iperbole per mettere alla berlina la comunità degli anni ’80, in cui dilagavano un’esacerbante violenza, spesso sfociata nel terrorismo, e una significativa discriminazione nei confronti degli omosessuali. Il regista de Il caimano e Habemus papam inoltre pone l’accento su temi universali come la religione, l’aborto, il tradimento coniugale, il suicidio e la depressione.

Ne La messa è finita Nanni Moretti fa sfoggio della sua proverbiale ironia, dando vita a sequenze che sono diventate oggi di culto. Don Giulio è un personaggio fortemente borderline che funge da termometro sociale del nostro paese. Da menzionare risultano anche il bravissimo Dario Cantarelli nei panni di un personaggio omosessuale, il talentuoso Vincenzo Salemme in quelli di un giovane sovversivo e lo straordinario Marco Messeri. Quest’ultimo interpreta magistralmente l’amico depresso del protagonista.

Mentre il Michele Apicella del precedente film non riusciva a tollerare il fatto che una coppia si lasciasse, Don Giulio non è in grado di accettare il progressivo cambiamento che lo circonda. Entrambi sono due facce della stessa medaglia. Nanni Moretti, allo stesso modo di Woody Allen -sua controparte americana, ancora una volta esorcizza le proprie nevrosi sul grande schermo tramite un alter ego.

Impreziosito dalla bellissima e struggente colonna sonora del maestro Nicola Piovani, La messa è finita, vincitore del prestigioso Orso d’argento al Festival di Berlino, è un film volutamente disturbante che ha il coraggio di mettere in discussione l’utilità dell’istituzione ecclesiastica. Un’istituzione che priva l’essere umano della libertà, in quanto, come asserirà Don Giulio in una scena della pellicola, liberi lo si è in due, non da soli.

Moretti invita lo spettatore ad accettare l’esistenza per quello che è in quanto essa è più forte dell’uomo, di conseguenza per quanto esso si sforzi verrà sempre fagocitato dalla vita. Non ci sono sacerdoti che tengano. Moretti però non vede tutto nero; sul finale infatti Don Giulio ci comunica che secondo lui l’uomo è fatto per la felicità e non deve smettere neanche un secondo di cercarla. Perché la vita è fatta per la felicità e non per il dolore. E la solitudine non da la felicità.

Il nostro obiettivo deve essere quello di trovarla prima che la messa finisca.

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