Il borotalco è una polvere leggera e fresca che da sollievo a chi ne fa uso. La pellicola che andrò ad analizzare, vero e proprio cult degli anni ’80, intitolata appunto Borotalco, è proprio così; morbida, gradevole e delicata.
La suddetta opera, diretta da Carlo Verdone, rappresenta uno spartiacque nella carriera artistica dell’intramontabile artista romano. Esso grazie a questo film dimostrerà di essere un autore con la A maiuscola riuscendo a mettere in piedi una storia senza l’ausilio dei “personaggi” che interpretava nelle sue opere precedenti, uscendo così dal fregolismo iniziale che lo contraddistingueva per approdare ad un cinema più maturo e consapevole.
La commedia, sceneggiata dallo stesso Verdone con Enrico Oldoini, vede come protagonisti Sergio (Carlo Verdone) e Nadia (Eleonora Giorgi), due giovani venditori di enciclopedie porta a porta che hanno in comune la passione per la musica e di conseguenza nutrono l’ambizione di lavorare in quel mondo. Essi avrebbero già il futuro pianificato ma non intendono abbandonare i propri sogni; per uno strano scherzo del destino si incontreranno in circostanze anomale e Sergio farà credere a Nadia di essere quello che non è secondo lo schema classico della commedia degli equivoci.
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Da menzionare risultano essere il compianto Angelo Infanti nei panni di un irresistibile millantatore, l’indimenticato Mario Brega in quelli di un padre borgataro e possessivo e Christian De Sica, il quale interpreta un esilarante amico di Sergio con velleità canore. La sequenza in cui Verdone e De Sica si esibiscono in un divertentissimo ed improbabile balletto davanti ad un prete esterrefatto è da antologia ed è rimasta impressa nell’immaginario collettivo di milioni di persone.
Carlo Verdone offre una gamma interpretativa ricca di sfaccettature e suggella tutta la sua versatilità mentre Eleonora Giorgi regala allo spettatore la migliore performance della sua carriera. Nadia è l’emblema stesso degli anni ’80, un periodo storico edonistico in cui dilagava il benessere.
Alla sua uscita nelle sale avvenuta nel 1982 Borotalco fu un grande successo di pubblico e fece incetta di premi, arrivando ad ottenere i David di Donatello rispettivamente per il miglior film, il miglior attore e la miglior attrice protagonista, per il miglior attore non protagonista e per la migliore colonna sonora.
Quest’ultima, curata dagli Stadio assieme al compianto Lucio Dalla, dona al lungometraggio quella poesia e quel romanticismo che gli permettono di essere considerato a pieno titolo un gioiellino della comicità Italiana. Pensate che poco prima che Borotalco uscisse al cinema Lucio Dalla si arrabbiò con Verdone a causa di alcuni manifesti pubblicitari in cui il nome del cantante bolognese compariva a caratteri cubitali. Dopo aver visto il film però Dalla, inizialmente intenzionato a fare causa al regista romano, si scusò con lui facendogli i complimenti per l’opera.
Pertinente con il significato più recondito del film risulta essere il seguente aforisma della divina attrice britannica Audrey Hepburn: “La semplicità e la verità sono le sole cose che contano veramente. Vengono da dentro. Non si può fingere.”
Consiglio dunque vivamente di recuperare questa perla del cinema nostrano che ci invita a recuperare quella leggerezza perduta che albergava negli anni ’80. Una spensieratezza non superficiale che permetteva alle persone di vivere una vita più soddisfacente.
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