Call For Dreams di Ran Slavin è uno dei lungometraggi in concorso al Ravenna Nightmare Film Festival. Un film girato tra Tel Aviv e Tokyo che racconta la storia di Eko, una ragazza giapponese.
Come in un’anime, Call for Dreams racconta una vicenda travagliata e confusa che si svolge tra il sogno e la realtà. Eko è una ragazza che vive da sola, non ha un lavoro e apparentemente niente che valga la pena di essere vissuto e nessun sogno da realizzare. Così, decide di pubblicare un annuncio su giornale per realizzare i sogni degli altri. Ma non i sogni intesi come desideri, quanto i sogni inconsci fatti durante il sonno.
La ragazza viene contattata da varie persone he vogliono vedere realizzato il proprio sogno e l’esperienza onirica inizia a fondersi con la realtà, il passato con il presente e la vita con la morte. E’ uno di quei film che bisogna vedere due, tre volte prima di pensare di averci capito qualcosa. Tutto è reale e tutto è sogno, il tempo e lo spazio non esistono, la vita e la morte non esistono.
E’ il sognatore che sceglie il sogno o è il sogno che sceglie il sognatore?
Call for dreams – La qualità del lungometraggio
Da un punto di vista tecnico il film si distingue per una fotografia molto bella che contribuisce a creare un’atmosfera onirica. Le inquadrature sono particolari, spesso molto ravvicinate e giocano con la messa a fuoco di alcuni elementi.
La colonna sonora crea un senso di angoscia e di confusione nello spettatore. Le scene sono spesso silenziose, i discorsi, come nei sogni, sono ridotti al minimo. La trama avanza molto lentamente e la telecamera spesso si sofferma su movimenti lenti, a volte troppo lenti, dei protagonisti.
Call for Dreams è un’opera interessante. Una trama che necessità di essere capita e lascia lo spettatore con delle domande, rimuginando sul significato di ciò che ha visto. L’atmosfera onirica e surrealista ricorda gli anime giapponesi ma anche il cinema surrealista degli anni ’20.
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