La figlia di Ryan – Adattamento in chiave irlandese di Madame Bovary

Scritto dallo sceneggiatore e drammaturgo Robert Bolt e diretto da un maestro del cinema britannico e mondiale, David Lean, La figlia di Ryan (Ryan’s Daughter) è una maestosa opera cinematografica del 1970 ambientata in Irlanda, liberamente ispirata al testo Madame Bovary di Gustave Flaubert.

La figlia di Ryan è un capolavoro del 1970 diretto da David Lean, già celebre regista di Kolossal quali Lawrence d'Arabia e Il Dottor Zivago.
La figlia di Ryan (Ryan’s Daughter), anno 1970, regia di David Lean.

Le avventure amorose di Emma Bovary, infatti, sono trasportate nell’Irlanda del 1916, durante il primo conflitto mondiale e durante le lotte indipendentiste contro l’Inghilterra scoppiate nella città di Dublino e nei paesi limitrofi. Tali eventi fanno da sfondo alla vicenda della bella Rosie Ryan, la figlia del taverniere, che sogna una vita diversa ma finisce con un matrimonio infelice. Chi, se non un ufficiale inglese in congedo, potrà risvegliare nella giovane irlandese la passione e il desiderio?

La trama de La figlia di Ryan (1970)

Rosie Ryan e suo padre, il padrone del pub, vivono in un piccolo e remoto villaggio della penisola di Dingle. L’uomo, nonostante le sue idee patriottiche e sebbene disprezzi gli inglesi, non esita però ad arruffianarsi gli ufficiali di sua Maestà che accampano poco fuori il villaggio; quest’ultimi, inoltre, mantengono l’ordine nella comunità. Rosie, da far suo, immagina una vita lontano da quel posto in cui non ha amici ma solo la compagnia di Padre Collins e di Michael, lo scemo del villaggio innamorato della ragazza.

La figlia di Ryan (1970).
Sarah Miles in quelli di Rosie Ryan.

Quando al villaggio torna il maestro di scuola Charles Schaughnessy, un uomo gentile rimasto da poco vedovo, Rosie sente nei suoi confronti un profondo trasporto e decide di farsi avanti. Accolta fra le braccia di Charles, anch’esso innamorato della ragazza, Rosie abbandona l’idea di andarsene da lì e si sposa con il maestro. Quest’ultimo le offre amore e gentilezza, oltre che a una casa e a una situazione economica accettabile. Tuttavia, Rosie, dopo i primi mesi di matrimonio, viene presa dalla noia di quel rapporto e inizia a pensare che forse è stato tutto un terribile errore.

Riacquista improvvisamente la voglia di vivere quando incontra il giovane e affascinante maggiore Randolph Doryan che, dopo una ferita al fronte, era stato mandato al villaggio non solo per sorvegliarlo ma anche per trascorrere un periodo di riposo. Fra i due nasce immediatamente l’amore, e una forte passione si consumerà di nascosto per settimane, fino al giorno in cui Charles scoprirà la verità, e con lui anche tutta la comunità. Nel frattempo, dei ribelli irlandesi capitanati dallo spietato Tim O’Leary, giungono nei pressi del villaggio dove ad attenderli c’è una nave tedesca che lascia sulla spiaggia armi ed esplosivi che serviranno a continuare la lotta contro gli invasori inglesi.

L’amore nella lotta per l’indipendenza

La figlia di Ryan è, come si è soliti vedere nella filmografia di Lean, un kolossal maestoso che non si sofferma a descrivere semplicemente la tresca amorosa fra Rosie e l’ufficiale inglese. Il film è un lungo affresco dell’ambiente rurale irlandese e un’opera che racconta un frammento di storia dell’Isola di Smeraldo.

La guerriglia trova una perfetta incarnazione nel personaggio di Tim O’Leary, interpretato da Barry Forster, e dalla sua banda di ribelli. Sebbene inglese, Lean non si sottrae dal descrivere gli inglesi come pomposi e algidi occupanti. Coglie lo spirito irlandese di libertà ma, allo stesso tempo, ne coglie anche l’aspetto più sgraziato e in alcuni casi selvaggio, rappresentando gli abitanti del piccolo villaggio come esseri quasi primitivi; individui ai confini del mondo. Fra questi, infatti, si potrebbe citare padre Collins, visto come un sacerdote atipico; burbero e con la divisa rattoppata. Quest’ultimo, seguito quasi sempre da Michael, è un’autorità che dispensa consigli ed è capace di arrivare ad usare le maniere forti se la situazione lo richiede.

(da sinistra) Robert Mitchum, Rosie Ryan e il regista David Lean durante le riprese.

Ma fra questi tipi umani/disumani, ci sono personaggi che fanno eccezione. Rosie Ryan fantastica su una vita diversa da quella, ma finisce con l’affrontare la monotonia di un matrimonio insoddisfacente. Sebbene sia pura d’animo è colpevole per aver tradito e per essersi lasciata trasportare troppo dai sensi. Colpevole è Charles il quale, non potendo reagire violentemente difronte al comportamento disdicevole della consorte, continua ad essere nei suoi confronti amorevole e comprensivo. L’ufficiale Doryan, afflitto da continui incubi del fronte, trova in Rosie più che un’amante, una figura quasi materna nella quale ripararsi. Egli è vittima degli orrori della guerra di trincea; allo stesso tempo è però un militare assolutamente disgustato dalla causa irlandese e anche lui un carnefice come i suoi superiori.

Persino Ryan, l’uomo il cui nome dà il titolo all’opera di Lean, è al contempo vittima e peccatore. Borioso e ruffiano, quello di Ryan, interpretato da Leo McKern, è un personaggio a metà strada fra il comico e il drammatico, fra l’innocenza e la colpevolezza. Sarà infatti lui ad avvertire le truppe inglesi la notte in cui O’Leary si precipita sulla spiaggia a prendere armi e munizioni. Al contempo sarà l’unico che, quando la figlia e Charles lasciano il paese sotto gli occhi accusatori del popolo, uscirà dal suo locale per salutarli, mentre una folla inferocita, simile ad un coro greco, guarda la coppia andarsene via.

La figlia di Ryan è un dramma girato interamente in un’Irlanda isolata, remota, marittima, quella della contea di Kerry, ripresa con grande sensibilità da David Lean. Il regista di Lawrence d’Arabia e Il Dottor Zivago rappresenta una terra tanto magica e sublime quanto scorbutica e aspra come la costa nera che cade a picco sul mare.

Con Robert Mitchum, Sarah Miles, Trevor Howard, Christopher Jones, il già citato McKern e John Mills. Il film si aggiudicò il premio Oscar per il miglior attore non protagonista; riconoscimento che andò proprio a Mills per il ruolo del povero ma limpido Michael.

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