Dopo la prima trasposizione cinematografica avvenuta nel 1968 per mano del regista Mario Bava, il personaggio di Diabolik torna sul grande schermo con la regia dei Manetti Bros. I due fratelli dopo essersi cimentati con il genere horror con Zora la vampira (2000), con la fantascienza con L’arrivo di Wang (2011) e con il musical in Song’e Napule (2013) e Ammore e malavita (2017), decidono di misurarsi con il fumetto creato nel 1962 dalle celebri sorelle Giussani, le quali con Diabolik diedero vita al genere del fumetto nero italiano.
I Manetti affidano il ruolo del fittizio ladro mascherato al bravissimo Luca Marinelli che lavora di sottrazione, donando al personaggio quella glacialità e quel fascino di cui necessitava. La trama della pellicola riprende quella del terzo albo della serie L’arresto di Diabolik e verte principalmente sull’incontro tra Diabolik ed Eva Kant, la bellissima e conturbante ereditiera. Questa verrà inizialmente insidiata dal ladro mascherato per antonomasia, in quanto ha come obiettivo quello di rubarle un prezioso diamante rosa. Contemporaneamente l’ispettore Ginko gli è costantemente alle spalle, in quanto unico poliziotto in grado di minare l’infallibilità del protagonista.
I Manetti Bros realizzano un lungometraggio elegante e vintage che esalta le qualità dei suoi interpreti, rimanendo fedele al fumetto. Nel film infatti non mancano gli stilemi di Diabolik, corrispondenti alla sua conoscenza del codice Morse, all’abilità nell’uso di armi, veleni e droghe e al possesso di macchine sportive rigorosamente di marca Jaguar. Miriam Leone è di una bellezza disarmante; la sua Eva Kant è un vero e proprio inno alla forza delle donne, mentre lo stesso Valerio Mastandrea nei panni di Ginko è sublime in quanto riesce a infondere nell’ispettore la giusta dose di autorevolezza.
Completano il cast attori di spicco del panorama nostrano come Serena Rossi, Alessandro Roja e Claudia Gerini tra i tanti. i Manetti Bros in questa loro ultima fatica cinematografica riescono ad eludere l’ormai onnipresente politicamente corretto, mettendo in scena due protagonisti belli e dannati che mettono il loro amore al di sopra di qualsivoglia convenzione sociale.
Mentre il Diabolik di Bava era un action scanzonato e pop dalle sfumature kitsch, quello dei Manetti risulta maggiormente sobrio, e ricco di glamour e ironia. I due registi napoletani umanizzano la creatura delle Giussani, riuscendo a creare una forte empatia con lo spettatore.
Diabolik è per certi versi un giallo all’italiana che coniuga sapientemente l’action, lo humour, la critica sociale e il romanticismo. I Manetti Bros, coadiuvati in fase di sceneggiatura da Michelangelo La Neve, partoriscono uno script dinamico e coinvolgente che non annoia minimamente il pubblico nonostante le due ore e passa di durata. Un plauso va anche alla suggestiva colonna sonora curata da Pivio, Aldo De Scalzi e Manuel Agnelli. Questi straordinari musicisti conferiscono infatti notevole pathos alla vicenda.
Consiglio dunque spassionatamente a tutti voi di andare al cinema a vedere questo gioiellino tutto italiano di cui sono già stati messi in cantiere due sequel. Vi auguro buona visione! E mi raccomando state attenti perché vi ricordo che chiunque intorno a voi può essere Diabolik.
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