Il Buco è un film spagnolo prodotto da Netflix nel 2019. Rimasto in tendenza per vari mesi è poi caduto nel dimenticatoio della piattaforma. Per chi non lo avesse visto quando uscì, si tratta decisamente di un titolo da recuperare.
Il Buco conferma la qualità delle regie spagnole prodotte da Netflix, e forse si classifica come il miglior film spagnolo presente sulla pagina. Ben fatto da un punto di vista tecnico, decisamente sorprendente la sceneggiatura e la sua resa visiva. Un film che impressiona, inquieta, a volte costringe a distogliere lo sguardo e, allo stesso tempo, lascia lo spettatore con delle grandi domande su di sé e sul mondo in cui vive.
La trama de Il buco
Un giovane uomo, Goreng, ha due obiettivi: smettere di fumare e leggere il Don Quijote. Per farlo, decide di farsi internare in una struttura chiamata “El hoyo” – “il buco”. Può scegliere di portare con sé solo un oggetto e sceglie, ovviamente, il libro Don Quijote. Il protagonista non sa realmente che cosa sia il buco, ma lo scoprirà presto.
Il buco è una struttura verticale scavata dentro la terra e divisa in livelli, dal livello 0 parte una piattaforma piena di cibo e scende, fermandosi per pochi minuti, in ogni livello. In ogni livello ci sono due persone che possono mangiare e bere tutto ciò che vogliono dalla piattaforma mentre è ferma, ma non possono tenere da parte nulla. Man mano che la piattaforma scende, il cibo finisce. Ai livelli inferiori non arrivano altro che piatti vuoti. Ogni mese i prigionieri di ogni livello vengono addormentati e spostati in un altro.

Il buco è una metafora della società capitalista. In base a dove ti svegli sai se vivrai o morirai di fame o se, per sopravvivere, dovrai trasformarti in un assassino e cibarti del tuo compagno di stanza. Una società del sopruso dove la meritocrazia non esiste. Una società generata dall’egoismo dell’essere umano che, appena si trova nei livelli più alti si ingozza di cibo e non lascia nulla agli altri, anche e soprattutto se sa cosa si prova a stare sotto. Il buco simbolizza anche una società in cui chi sta veramente sopra fa in modo che non ci sia cibo per tutti e nasconde la verità sul sistema, su quanto in basso si possa arrivare e su che tipo di persone sono coinvolte: persone malvagie ma anche innocenti, adulti e bambini.
Analisi del film
Il buco è metafora di un capitalismo estremo che non risparmia nessuno, ma allo stesso tempo è una critica al marxismo che non può funzionare tra gli esseri umani perché sono avidi e la solidarietà non è mai spontanea. Per convincere le persone a condividere la propria razione di cibo ci vogliono le botte e le minacce, a nulla serve fare appello al buon cuore e alla solidarietà. Ed è così che nascono i sistemi comunisti violenti e proibitivi.

Questa visione politica rispecchia quella di Cervantes enunciata nel Don Quijote, le cui citazioni ricorrono varie volte durante il film. Nonostante lo scrittore spagnolo abbia vissuto prima di poter parlare di capitalismo, e molto prima di poter parlare di marxismo, le sue parole sembrano predire le due ideologie e le loro degenerazioni una volta applicate in contesti reali.
Conclusioni
Il buco mette le spettatore del primo mondo alle prese con una realtà sconcertante, noi che ci siamo svegliati nel livello giusto – che siamo nati nel primo mondo – abbiamo la responsabilità per chi si è svegliato al di sotto – che è nato nel terzo. Ogni volta che sprechiamo il cibo, lo lasciamo marcire, lo buttiamo, lo stiamo togliendo di bocca a chi vive a livelli sociali inferiori.
Non c’è merito nell’essersi svegliati ai livelli superiori del buco ma è una questione di sorte. La malvagità umana sembra maggiore nei livelli più bassi del buco, ma in realtà è una malvagità obbligata, spesso sofferta. E’ nei livelli superiori che l’essere umano mostra la sua reale natura egoistica, dimenticandosi cosa significhi stare sotto, con la scusa di dover approfittare dell’abbondanza perché in futuro potrebbe esserci penuria. Godendo della propria malvagità, giustificandola.
Goreng sembra in parte scampare a questo sistema e si convince di dover mandare un messaggio a chi sta sopra. Vuole dimostrare che è nata una solidarietà che ha portato alla salvezza di una bambina rimasta pura e innocente nei più bassi livelli del buco. La bambina è il messaggio e l’uomo ne è il portatore, è il messia che predica la pace e la condivisione e si sacrifica per far si che il suo messaggio arrivi. Ma le mani di Goreng sono macchiate di sangue come quelle di tutti e chi governa il buco non è forse già a conoscenza della presenza della bambina?
Per gli spettatori rimane aperta la domanda: il sacrificio messianico di Goreng e il suo messaggio serviranno a cambiare l’umanità? O sarà un combattere contro i mulini a vento?
Forse la risposta è racchiusa nel Don Quijote.

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