Mio fratello è figlio unico (2007)

Mio fratello è figlio unico – Daniele Luchetti racconta gli anni di piombo

Il compianto Rino Gaetano nel 1976 cantava Mio fratello è figlio unico, una canzone paradossale in cui il cantante crotonese intendeva raffigurare attraverso l’illogicità dei versi usati come ossimori una realtà incomprensibile che può essere interpretata e spiegata solamente attraverso l’assurdità dei versi stessi.

Daniele Luchetti prende in prestito il titolo di questo brano di Gaetano e lo fa diventare il titolo del suo film più riuscito. Mio fratello è figlio unico ha il grande merito di raccontare gli anni di piombo attraverso le vicissitudini di due fratelli che si ritrovano a vivere a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, un periodo storico in cui in Italia imperversavano le contestazioni e in cui si stava verificando un inarrestabile mutamento politico e sociale.

Antonio detto Accio, interpretato da Elio Germano, è un ragazzo ribelle alla famiglia ed è alla costante ricerca di una fede, dei due è quello più colto e tormentato. Manrico, interpretato invece da Riccardo Scamarcio, è invece il classico bellone di turno che fa strage di cuori e segue gli ideali familiari militando nel partito comunista e organizzando frequentemente battaglie e manifestazioni a favore degli operai.

L’opera in questione approdò nel 2007 al Festival di Cannes ed ottenne moltissimi premi, tra cui il David di Donatello come miglior attore protagonista ad uno straordinario Elio Germano che ci mostra tutta la sua duttilità e il David di Donatello come miglior attrice non protagonista ad un’intensa Angela Finocchiaro, madre proletaria molto attendibile. Da menzionare risulta essere inoltre l’impeccabile interpretazione di Luca Zingaretti che incarna un fascista sanguigno.

Tutti questi personaggi da me elencati sono lo specchio dell’Italia di quegli anni, un paese in cui si stava passando dal vecchio al nuovo con una velocità ed un’energia inarrestabili. Elio Germano, con la sua irrequietezza e la sua complessità, rappresenta proprio l’emblema del cambiamento sofferto in cui molte persone ancora non si riconoscono e sono per questo spaventate. Manrico con la sua spregiudicatezza ed il suo fascino simboleggia invece un cambiamento deciso e ottimista in cui le persone che lo sostengono sono fermamente convinte degli ideali per cui si battono in maniera anche eccessivamente estremista. Mario (Zingaretti) ed Amelia (Finocchiaro) invece sono ancorati al passato e rappresentano un’idea di politica arcaica nella quale però le persone di una certa età ancora si riconoscono.

Questa opera, scritta da Daniele Luchetti, Stefano Rulli e Sandro Petraglia -che grazie a questo script si aggiudicarono persino il David di Donatello come miglior sceneggiatura, ha anche l’enorme pregio di non cadere mai in futili banalità e di eludere la facile retorica. Luchetti come ha sempre fatto nel suo cinema più che al contesto storico da rilievo alle personalità dei singoli individui mettendone in risalto luci ed ombre.

Eh sì perché citando Paola Cortellesi nel film Scusate se esistole persone sono importanti cazzo!” E poi come asseriva Walt Disney: “Tu puoi disegnare, creare e costruire il posto più bello del mondo. Ma ci vogliono le persone per rendere il sogno realtà.”

Nella canzone che conferisce il titolo al lungometraggio in questione ad un certo punto Rino Gaetano canta che suo fratello non ha mai criticato un film senza prima vederlo, beh fate come lui! Indubbiamente Mio fratello è figlio unico non vi lascerà indifferenti.

Buona visione!

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