Nel corso degli anni la televisione italiana ha partorito programmi trash e di cattivo gusto. Lo share è stato spesso messo al primo posto ed è stato fatto sovente un vero e proprio sciacallaggio sui problemi delle persone e sui delitti irrisolti. Carlo Verdone, alla stregua dei grandi registi del nostro cinema, riuscì ad anticipare i tempi con Perdiamoci di vista, pellicola del 1994 da lui scritta, diretta e interpretata assieme ad Asia Argento.
Il protagonista del film Gepy Fuxas (Verdone) incarna proprio il classico conduttore megalomane, arrivista ed arrogante che pur di battere la concorrenza non si ferma dinanzi a niente, arrivando addirittura a dare, durante una diretta TV, della razzista ad una ragazza sulla sedia a rotelle di nome Arianna, interpretata da Asia Argento. Questo episodio rovinerà la sua carriera e lo farà avvicinare paradossalmente ad Arianna con la quale instaurerà un rapporto che farà maturare entrambi.
Fondamentalmente i due protagonisti sono entrambi delle vittime; Fuxas del cinismo e dell’ipocrisia che il piccolo schermo impone, mentre Arianna delle limitazioni a cui suo malgrado la costringe la sua condizione. Ancora una volta il regista romano non ha paura di osare e mette il pubblico di fronte a temi seririuscendo a non essere né prolisso né moralista, servendosi della sua proverbiale ironia malinconica.

Carlo Verdone dimostra inoltre ancora una volta di essere un abilissimo regista di donne. Asia Argento infatti, per merito di questa interpretazione, si aggiudicherà addirittura il prestigioso David di Donatello come Miglior Attrice Protagonista. Da menzionare risulta essere un esilarante Aldo Maccione nei panni di una vecchia gloria televisiva che proporrà a Gepy un programma trash intitolato Galline da combattimento, feroce critica al vetriolo di trasmissioni, per usare un eufemismo, discutibili.
Molto significativa risulta, a proposito della tivù spazzatura, una frase che fu pronunciata dal grande artista statunitense Orson Welles, protagonista di film indimenticabili come Quarto potere: “Odio la televisione. La odio come le noccioline. Ma non riesco a smettere di mangiare noccioline.”
Perdiamoci di vista la si può anche definire come una commedia romantica impegnata che analizza a fondo il problema dell’handicap in Italia. Pertinente a tal proposito risulta essere una sequenza in cui Gepy non riesce a trovare un autogrill che abbia i servizi igienici necessari per Arianna.
L’alchimia tra Carlo Verdone e Asia Argento è palpabile. Il primo da vita ad un personaggio molto sfaccettato che nel corso della vicenda cambierà radicalmente punto di vista mentre la seconda riesce efficacemente a comunicare allo spettatore il disagio e le difficoltà di una giovane donna afflitta da una grave invalidità.
Verdone, con l’ausilio della fida Francesca Marciano in fase di sceneggiatura, realizza una commedia all’italiana coraggiosa che riesce ad affrontare il delicato tema della malattia senza cadere in banali cliché e soprattutto eludendo il pietismo facile.
Pertinente col significato più recondito del lungometraggio in questione risulta il seguente aforisma del noto poeta libanese Khalil Gibran: “Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.” Qualora non lo abbiate fatto dunque, correte a vedere l’ennesima perla di Carlo Verdone. Ci ricorda una cosa molto importante, ovvero che due persone legate da un sentimento indissolubile come l’amore non si devono, per nessun motivo, perdere di vista.
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