Hitchcock (2012) – Mediocre biopic ma con attori da paura

Mediocre biopic incentrato sulla figura del grande e unico Alfred Hitchcock, Hitchcock di Sacha Gervasi, uscito nelle sale cinematografiche nel lontano 2012, ricostruisce l’intensa lavorazione di quel sacro e immortale capolavoro che è Psycho.

Anthony Hopkins nei panni di Alfred Hitchcock nel film di Sacha Gervasi, Hitchcock.

Hitchcock non ci prova nemmeno ad essere un buon film dal punto di vista narrativo. È più semplicemente un gradevole esperimento che celebra uno dei più importanti geni del cinema. E come si potrebbe fare un capolavoro biografico su di un artista che nell’arco di una lunga e proficua carriera ne ha sfornati a bizzeffe di cult inarrivabili!? L’obiettivo di Gervasi non è, infatti, quello di raggiungere la gloria, quanto quello di togliersi il capriccio e di poter dire di aver fatto qualcosa per riportare in auge un regista che ha trasformato non solo la narrazione e la regia; la sua creatività ha rimodellato le basi stesse dell’industria cinematografica. Dopo di lui, una lunga fila di imitatori.

Tornando al film, la storia di Hitchcock segue tre strade precise che durante la storia si intrecciano continuamente. La prima linea narrativa è rappresentata dal rapporto coniugale e anche di lavoro fra Alfred e sua moglie Alma. Poi c’è la storia di Ed Gein, il cosiddetto macellaio di Plainfield, la cui storia ispirerà prima lo scrittore Robert Block e poi lo stesso Hitchcock nella realizzazione di quello che da molti è considerato la sua opera maestra. E infine c’è il lungo e faticoso lavoro che porterà all’uscita di Psycho e al trionfo del genio Hitchcockiano.

Hitchcock (2012) – La trama

Nel 1957, dopo una serie ancora non ben definita di omicidi, Edward Gein viene arrestato e nella sua casa vengono rinvenute macabri tracce dei suoi efferati delitti, maturati nel corso di un’esistenza completamente all’ombra della severa madre Auguste. Dopo questo episodio Gein sarà giudicato colpevole ma allo stesso tempo gli verrà riconosciuta la totale infermità mentale e rinchiuso nell’ospedale criminale di Mendota.

Helen Mirren e Hopkins in una scena del film.

Due anni più tardi Alfred Hitchcock, giunto all’apice della sua carriera con Intrigo internazionale e sulla soglia dei Sessant’anni, è per le Major Hollywoodiane un regista costretto al ritiro. Decine sono i copioni che gli vengono proposti, più che altro di commedie romantiche o drammi spionistici. Tuttavia, Hitchcock ritrova quasi immediatamente la spinta per rinnovarsi grazie alla lettura del libro di Robert Block intitolato Psycho.

Nonostante la fama, nessuno è disposto a fargli girare questo film; nemmeno la moglie Alma, sua partner non solo in casa ma anche nel lavoro, è convinta che Psycho potrà essere un buon film. Il regista, tuttavia, non ha altra scelta che proseguire su questa strada, e quando tutti sembrano avergli voltato le spalle, Hitchcock decide di dirigere lo stesso il film anche a costo di mettere lui stesso i soldi per la realizzazione.

Film dozzinale con attori da paura

Hitchcock è un biopic astorico. Si muove sulla dimensione di Psycho e li resta dall’inizio fino alla fine. Gervasi racconta di un momento ma lo fa in maniera sfuggente e di quello che viene raccontato poco resta se non qualche scena più divertente come quella della realizzazione della doccia o la sequenza finale nel cinema. Tutte storielle che sebbene siano mitiche restano leggenda e chissà se è vero oppure no. Il film si sofferma infatti sulla descrizione di eventi che restano inchiodati nel mezzo, fra la finzione e la realtà: non si va a fondo nella verità storica dei fatti, né si prende il treno per l’assoluta invenzione. Si è rinchiusi in un limbo dove non si va né avanti né indietro, e la sola cosa che si può fare è venerare la bravura degli attori, in particolar modo di quelli principali.

Ciò che infatti salva il film di Gervasi è la straordinaria interpretazione dei due attori protagonisti. Da una parte c’è Anthony Hopkins, calatosi magistralmente nei panni grassocci e stempiati del regista inglese. L’attore gallese, sebbene non proprio identico, raggiunge la somiglianza con Hitchcock grazie ad una maestria gestuale e vocalica che riportano in vita il genio con i suoi pregi e le sue manie; anche queste frutto delle leggende e delle male lingue.

Scarlett Johannson nel film interpreta l’attrice Janet Leigh, protagonista di Psycho.

Dall’altra parte, però, c’è un’altra attrice britannica. Helen Mirren, che solo pochi mesi fa si era prestata a fare da co protagonista nel video musicale di Checco Zalone, in quest’opera si ritrova a fare da spalla a Hopkins, ma in molti casi supera il suo stesso partner. Lo stesso si può dire anche degli interpreti, diciamo così, secondari, che riportano in vita gli altri protagonisti di Psycho. Fra questi citiamo la carismatica e sempre più brava Scarlett Johansson, che nel film ricopre il ruolo di Janet Leigh, la bionda che Hitchcock scelse per interpretare Marion Crane, e ancora Jessica Biel, Danny Huston (figlio del regista John e fratello minore di Anjelica), Michael Stuhlbarg, Ralph Macchio e James D’Arcy.

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