Per Aldo l’amore è un apostrofo rosa fra le parole Franco e Forte, per Paul Thomas Anderson è una Los Angeles familiare in cui tutto è a portata di mano, quella che si vede in Licorice Pizza, suo ultimo film.
Il film in questione è un ennesimo amarcord come se ne sono fatti tanti. Il film di Fellini del ’75 sta proprio a significare il passaggio dalla pubertà all’età adulta, i sogni, i primi amori e le prime sconfitte della vita. Con una parola si può parlare liberamente di tutto ciò. Molti sono i registi che nel corso della propria carriera, soprattutto quando già maturata, si sono cimentati nel loro personalissimo Amarcord.
Da poco è infatti uscito È stata la mano di Dio di Sorrentino; andando più indietro nel tempo si potrebbe citare Nuovo Cinema Paradiso e Baaria, entrambi diretti da Giuseppe Tornatore. Lo struggente Dolor y Gloria di Almodovar e C’era una volta in America, l’epico sforzo di Sergio Leone.
Licorice Pizza è l’amarcord di Anderson: un film nostalgico all’interno del quale il regista di capolavori come Magnolia, Boogie Nights e Il petroliere, giunto oltre la mezza età, guarda indietro, al suo passato, alla ricerca di un tempo che ormai sembra perduto. Ma non nel ricordo. Proprio grazie a questo espediente Anderson rimette in scena la sua Los Angeles con la storia d’amore fra il cicciottello Gary Valentine e la bruttina Alana Kane.
Licorice Pizza (2021) – La trama
Nella San Fernando Valley del 1973 il quindicenne Gary Valentine (Cooper Hoffman) si invaghisce della venticinquenne Alana Kane (Alana Haim) e inizia a corteggiarla fino a quando la ragazza non si convince ad andare a cena con lui. Da quel momento fra i due nasce un rapporto d’amicizia che, purtroppo per Gary, non sfocia mai in qualcosa di più serio.
Alana, infatti, più grande di lui, è alla ricerca di qualcos’altro. Vorrebbe sfondare nel cinema e poter andarsene dalla famiglia. Gary, invece, è un giovane e imprenditore che ne inventa sempre una per poter fare successo, come il commercio di materassi ad acqua Soggy Bottom. E mentre i due ragazzi cercano di capire cosa vogliono davvero dalla vita, intorno a loro il mondo sta già cambiando.
Un atipico film romantico
Anderson non racconta la classica storia stereotipata fra la bella e il fusto. Gary e Alana sono due comuni ragazzi che scoprono la vita a poco a poco; chi un po’ prima e chi dopo, ma entrambi convergono in un’unica direzione. Il regista si focalizza su quel 1973 e lì mette in scena un’opera che è un affresco di un’epoca che solo pochi anni fa Tarantino aveva toccato già con C’era una volta a Hollywood.
In quello l’attenzione si posava sulla Hollywood di fine anni Sessanta e sui suoi protagonisti, quasi tutti registi, attori e stuntman. In quello di Anderson c’è invece la volontà di rappresentare qualcosa che è ordinario, nonostante alcuni strani incontri ed episodi a dir poco comuni. E sono infatti i personaggi di contorno e la trasformazione di un’intera società a rendere interessante una storia d’amore che non è la prima e non sarà l’ultima.
Si è visto comunque di meglio nella vasta filmografia di Paul Thomas Anderson. Licorice Pizza segue una linearità noiosa, come la vita stessa; forse sta qui il genio del regista. Ciò nonostante, non vediamo un film travolgente ma un’opera fin troppo uniforme, senza alcun dubbio ricca di interpreti capaci. Fra quelli giovani citiamo il fresco Cooper Hoffman, figlio del compianto Philip Seymour Hoffman, che con Anderson aveva avuto modo di collaborare in molte sue opere come The Master. In Licorice Pizza compaiono anche Tom Waits, Bradley Cooper, Sean Penn, John C. Reilly, il regista Benny Safdie e John Michael Higgins.
Un amore che non appassiona
L’ultima opera di PTA è la rievocazione nostalgica del passato di uno dei più importanti registi contemporanei. Ma se era riuscito a ipnotizzare il pubblico con il film precedente, Il filo nascosto, del 2017, Licorice Pizza Anderson non è probabilmente all’altezza delle pellicole anteriori. La trama, quasi inesistente, è un continuo andirivieni nel rapporto di amicizia e amore fra l’ambizioso Gary e la più distaccata Alana. In mezzo ai protagonisti c’è questa rivoluzione colorata rappresentata dalla California degli anni ’70. Eppure, il tutto sembra non colpire più di tanto, nemmeno i grandi cartelloni pubblicitari sembrano affascinare.
Tutto è sospeso, incerto; in Licorice Pizza non si arriva mai ad un vero e proprio punto di rottura e l’intera storia ruota in un limbo dove non si vede l’uscita. Più che un film d’amore è una sfilata in cui le vecchie riviste, i ristoranti a luci soffuse, i martini e le varie mode di quell’era lontana costruiscono l’intera scenografia del film. Alana e Gary si muovono dentro questo pandemonio ma tutto sembra scivolargli addosso, come la storiella d’amore giovanile fra i protagonisti scivola addosso allo spettatore. La passione dei due non appassiona; il bello del film sta sicuramente nella ricostruzione storica in un caos narrativo che segna il marasma culturale e sociale di quegli anni.
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