Uscito al cinema nel lontano 1950, Eva contro Eva è considerato uno dei film più belli di tutti i tempi, tanto da essere stato inserito nel 1998 dall’ American Film Institute al sedicesimo posto della classifica delle migliori cento pellicole statunitensi di sempre.
Eva contro Eva ha come protagoniste principali Bette Davis nei panni di Margo Channing, autentica diva del teatro, e Anne Baxter in quelli di Eve Harrington, una giovane aspirante attrice. Quest’ultima, dopo aver assistito a tutti gli spettacoli di un’opera teatrale avente come protagonista Margo viene notata da Karen (Celeste Holm), la moglie del celeberrimo regista LIoyd (Hugh Marlowe). Karen introdurrà Eve nel magico mondo dello spettacolo.
La giovane, per merito del suo candore e del proprio vissuto tormentato, entrerà nelle grazie di tutti gli artisti e diverrà la domestica di Margot. Seguiranno significativi colpi di scena e sequenze a dir poco memorabili. In Eva contro Eva il regista Joseph L. Mankiewicz mette alla berlina lo show business hollywoodiano. Eva e Margo da un certo punto di vista sono due vittime di un mondo fasullo e insidioso nel quale è praticamente impossibile instaurare amicizie sincere.
L’iconica Bette Davis è sublime nel calarsi nei panni di questa grande attrice che non riesce ad accettare il tempo che passa mentre Anne Baxter è anch’essa superba nell’interpretare questa giovane arrivista spregiudicata. Degno di nota inoltre risulta essere il brillante cameo di una Marylin Monroe in erba. Eva contro Eva è un lungometraggio invecchiato benissimo, molto attuale; un vademecum su cosa significhi essere un’attrice.
Per certi aspetti il film in questione presenta numerose analogie con Viale del tramonto, capolavoro assoluto diretto da Billy Wilder. In entrambe le pellicole, infatti, viene posto l’accento sul cinismo dilagante all’interno dello Star system di Hollywood. Il film di Mankiewicz mostra allo spettatore che c’è un unico modo per sopravvivere alle insidie del mondo patinato nel quale vivono Eva e Margo, e consiste nell’abbandonarsi totalmente all’amore. Margo, infatti, nel corso della vicenda trova la pace solo nel momento in cui decide di accogliere questo sentimento. Eva, invece, accecata dalla sua sfrenata ambizione, pur riuscendo a raggiungere tutti gli obiettivi che si era prefissata, non riuscirà a trovare la serenità e finirà nelle grinfie di un critico privo di scrupoli che la ricatterà.
Ma se da un lato il regista di Lettera a tre mogli e Bulli e pupe racconta la parte oscura di Hollywood, dall’altro loda il teatro e la sua peculiare qualità di racchiudere al suo interno individui singolari e spesso fragili, che non si possono non definire artisti.
In definitiva consiglio a tutti voi di vedere questo capolavoro assoluto del cinema che non mancherà di farvi riflettere, commuovere e sognare. Mi congedo con le parole pronunciate da Margo\Bette Davis in una delle scene più emozionanti del film. Parole che riassumono il significato intrinseco di quest’opera: “Che strana cosa la carriera di un’attrice. Si lasciano cadere tante cose per arrivare più presto alla cima della scala. Non si pensa che se ne avrà bisogno quando si vorrà tornare ad essere donne. È la sola aspirazione che tutte abbiamo in comune: essere soltanto donne, essere amate. È questa la sola cosa che conta. Anche se la fortuna e il successo ci ha arriso, sentiamo che non vale averli raggiunti se quando si alzano gli occhi dal piatto o ci si rigira nel letto lui non c’è. Senza lui non si è una donna. Si è un essere con una casa ben arredata e… E un album pieno di buone critiche. Ma non si è una donna.”
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