Nel 1986 il regista Giuseppe Ferrara portò sul grande schermo Il caso Moro, primo film a narrare minuziosamente l’intera vicenda del rapimento dell’ex lider democristiano. Com’è ben noto, Moro subì un agguato il 16 marzo del 1978 in via Fani da parte delle Brigate Rosse, le quali uccisero gli uomini della sua scorta per poi sequestrarlo.
Questo fatto avvenne alla vigilia del compromesso storico che prevedeva, per la prima volta in quarant’anni, un governo appoggiato sia dal partito comunista che da quello democristiano. Ne Il caso Moro, Ferrara racconta gli eventi in ordine cronologico, realizzando un vero e proprio film d’inchiesta. Il regista di Cento giorni a Palermo e Guido che sfidò le Brigate Rosse ha il grande merito di non spettacolarizzare la vicenda bensì di far conoscere allo spettatore la verità.
Il caso Moro è una vera e propria opera di impegno civile impreziosita dall’indimenticabile performance del camaleontico Gian Maria Volonté. Quest’ultimo lavora di sottrazione, conferendo grande umanità al personaggio. L’attore feticcio di Elio Petri offre una performance asciutta ed essenziale che ben si sposa con il rigore che accompagna l’intero lungometraggio. Prima de Il caso Moro ci fu un altro film dove lo stesso Volontè aveva avuto modo di interpretare il ruolo di un politico che rievocava, seppur velatamente, lo statista pugliese. Quel film, diretto da Petri, s’intitolava Todo Modo e aveva come protagonisti personalità di spicco dell’industria e della politica che dovevano salvarsi da una terribile epidemia.
Negli anni successivi il delitto Moro è stato riproposto in molte altre opere cinematografiche come L’anno del terrore di John Frankenheimer, Buongiorno, notte di Marco Bellocchio, Il Divo di Paolo Sorrentino e Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana. Per quanto riguarda l’ambito televisivo, meritevoli di essere menzionati risultano Aldo Moro – Il Presidente, fiction con Michele Placido nei panni dell’onorevole e Aldo Moro – il professore, Film TV con un Sergio Castellitto magistrale nei panni del protagonista.
A breve uscirà sia nelle sale che in TV Esterno notte, una serie televisiva su Moro diretta da Marco Bellocchio. Segno che questa pagina buia della storia italiana suscita ancora oggi molto interesse nei nostri cineasti. Il caso Moro di Ferrara pone l’accento sulla celeberrima “linea della fermezza” tanto cara a molti esponenti della DC come Andreotti, Cossiga e Zaccagnini. Linea che decretò di fatto l’uccisione di Aldo Moro. Paradossalmente il partito che si spese maggiormente per la liberazione di Moro fu quello socialista, guidato da Bettino Craxi. Anche all’interno delle stesse Brigate Rosse ci furono molti pareri discordanti in merito alla decisione di liberare o meno Moro.
La seguente lettera scritta dallo stesso Moro durante gli ultimi giorni di prigionia riassume il senso del film di Ferrara: “Naturalmente non posso non sottolineare la cattiveria di tutti i democristiani che mi hanno voluto nolente ad una carica, che, se necessaria al partito, doveva essermi salvata accettando anche lo scambio dei prigionieri. Son convinto che sarebbe stata la cosa più saggia. Resta, pur in questo momento supremo, la mia profonda amarezza personale. Non si è trovato nessuno che si dissociasse? Bisognerebbe dire a Giovanni che significa attività politica. Nessuno si è pentito di avermi spinto a questo passo che io chiaramente non volevo? E Zaccagnini? Come può rimanere tranquillo al suo posto? E Cossiga che non ha saputo immaginare nessuna difesa? Il mio sangue ricadrà su di loro.“
Consiglio dunque a tutti voi di guardare Il caso Moro. Al di là delle differenti idee politiche che albergano in ognuno di noi è doveroso conoscere una storia nella quale si sono anteposti gli interessi politici rispetto alla salvaguardia di una vita umana.
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