“La vanità è decisamente il mio peccato preferito. Kevin, è elementare. La vanità è l’oppiaceo più naturale.” È John Milton, alias Al Pacino, nel film L’avvocato del diavolo di Taylor Hachkford, che lo vede protagonista, a pronunciare le suddette parole, che costituiscono di fatto il fulcro stesso dell’ opera in questione. La trama del film verte infatti su Kevin Lomax, un giovane avvocato ambizioso, interpretato da Keanu Reeves, che non ha mai perso una causa in vita sua. Dopo che riuscirà a far assolvere un professore accusato di molestie e atti osceni su studentesse minorenni verrà chiamato a lavorare a New York dal potente studio legale Milton.
Una volta giunto nella Grande Mela insieme alla moglie Mary Ann, una Charlize Theron dolce e conturbante, Kevin inizierà a frequentare assiduamente il proprietario dello studio, ovvero il signor John Milton (Al Pacino). Quest’ultimo si rivelerà essere un individuo misterioso ed inquietante e al contempo dimostrerà di avere un carisma fuori dal comune.
Successivamente inizieranno ad accadere cose inspiegabili e Mary Ann comincerà ad avere strani incubi e allucinazioni che la porteranno progressivamente ad impazzire, tanto da essere ricoverata in un ospedale psichiatrico. Nel corso della vicenda avverranno fatti di natura ultraterrena che smaschereranno una volta per tutte le vere identità di John Milton e Kevin Lomax.
Keanu Reeves è perfetto nei panni di questo giovane intraprendente. Il talentuoso attore canadese offre una performance ricca di sfaccettature che suggella tutta la sua versatilità. Il premio Oscar Al Pacino in questo lungometraggio, basato sull’omonimo romanzo di Andrew Neiderman, dimostra ancora una volta tutto il suo estro e il suo eclettismo tratteggiando in modo esemplare il personaggio che va ad interpretare, lanciandosi in assoli memorabili in cui mette in discussione tutte le grandi certezze dell’uomo come l’amore, la fede e il libero arbitrio. Milton a tal proposito asserirà che quest’ultimo è una fregatura, che Dio è un padrone assenteista e affermerà che l’amore è sopravvalutato e che non è tanto diverso da una grande scorpacciata di cioccolato.
Un lungometraggio dunque fuori dagli schemi questo, in cui il regista ha il coraggio di affrontare molti tabù e di parlare di argomenti scomodi, servendosi del genere thriller che qui spesso sfocia nell’horror. Il nome del protagonista corrisponde a quello dell’autore del poema Paradiso perduto.
Ne L’avvocato del diavolo vengono fatte allusioni all’opera di Milton, in particolar modo al celebre passaggio che recita “meglio regnare all’inferno che servire in paradiso.” Uno dei momenti più celebri ed importanti del rinomato poema epico del filosofo inglese John Milton, in quanto in questa circostanza Satana si rivolge agli angeli ribelli dopo essere stati cacciati.
Le seguenti parole del noto cantante Marylin Manson risultano decisamente correlate con questo lungometraggio dal titolo idiomatico: “Non sono mai stato e non sarò mai un adoratore di Satana, per il semplice fatto che il diavolo non esiste. Il satanismo è l’adorazione di noi stessi, responsabili del nostro bene e del nostro male.” Il regista di Ufficiale e gentiluomo e Ray regala al pubblico un’indimenticabile parabola dantesca che invita lo spettatore a fare in modo che il male non trovi la strada.
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