Dopo il successo di Non aprite quella porta (2003) e Non aprite quella porta – l’inizio (2006), la storia di Faccia di cuoio rimane assopita fino al 2013 quando esce Non aprite quella porta 3D. Si tratta di un sequel dell’originale, girato da John Luessenhop. A differenza dei film dei primi anni 2000 che erano un remake dell’originale con il suo prequel, questo film riprende la storia del 1974, con gli stessi nomi dei personaggi, e ne mostra gli eventi immediatamente successivi. Non aprite quella porta 3D non è però compatibile con il sequel del 1986.
Non aprite quella porta 3D – La trama
Il film si apre con Sally, la ragazza sopravvissuta del primo film, che va dalla polizia a denunciare il massacro dei suoi amici. Nonostante la polizia cerchi di mediare la resa di Jed Sawyer, una folla di cittadini, guidata da Burt Hartman, arriva a farsi giustizia da sola e da fuoco alla casa dei Sawyer con tutta la famiglia al suo interno.
Sopravvive solo una bambina, la quale viene adottata di nascosto da una coppia che aveva preso parte all’assalto e chiamata Heather. Diversi anni dopo, Heather, cresciuta all’oscuro di tutta la vicenda, riceve un’eredità da una nonna che non sapeva di avere. Heather decide quindi di partire insieme al fidanzato e a una coppia di amici per riscattare l’eredità ricevuta. Si reca così a Nwet, in Texas, dove la nonna le ha lasciato un’imponente proprietà.
All’interno della proprietà è nascosto Jed Sawyer, vivo e vegeto. Prima che Heather possa scoprire la storia della sua famiglia biologica, Jed avrà già fatto a pezzi tutti i suoi amici. Tuttavia, “il sangue è più forte di tutto” e Heather finirà per salvare Jed dalla furia del sindaco Hartman che, dopo aver scoperto che Jed è sopravvissuto all’incendio della casa, cercherà di liberarsi dei Sawyer una volta per tutte.
Analisi
Il film cerca di portare in scena la tematica del male che genera altro male in una catena che solo l’amore e il perdono possono spezzare. La polizia e le istituzioni vengono rappresentate come corrotte e violente, basate sulla vendetta e non sulla giustizia. Ma la trama diventa paradossale quando Heather decide di salvare Jed, dopo che questi ha segato a metà il suo ragazzo e la sua migliore amica. Non solo lo salva dalla morte, ma si trasferisce a vivere insieme a lui prendendosene cura e arrivando persino a ripudiare i genitori che l’hanno cresciuta.
La trama non è il massimo e la resa visiva nemmeno. Le scene splatter diminuiscono drasticamente rispetto al 2006. Non aprite quella porta 3D sembra quasi un horror pensato per un pubblico di dodicenni. Rimane impressa solo la scena di Jed che si cuce con ago e filo la maschera in pelle umana direttamente sul viso.
Non aprite quella porta 3D si ricollega in parte anche a Leatherface (2017) e a Non aprite quella porta (2022).
Leatherface (2017)
Leatherface è il prequel di Non aprite quella porta (1974), non compatibile con Non aprite quella porta – l’inizio. Non aprite quella porta del 2003 e del 2006 rappresentano un blocco a sè stante che non si ricollega a nessuno degli altri film della saga. Leatherface, invece, è il primo capitolo di una saga così composta: Leatherface (2017), Non aprite quella porta (1974), Non aprite quella porta 3D (2013), Non aprite quella porta (2022).
Leatherface è girato da Alexandre Bustillo e Julien Maury e ha riscosso opinioni contrastanti da parte della critica. Questo film sembra fare parte di un genere diverso, se comparato con tutti gli altri film della saga. Sembra quasi un film d’azione splatter con qualche scena alla Tarantino.
Si ricollega a Non aprite quella porta 3D perchè la zia di Leatherface, Verna, nel film del 2013, è la nonna di Heather (in entrambi i film la donna è diventata ricca sposando un uomo e prendendo il suo cognome: Carson). Altro elemento di collegamento è la famiglia di poliziotti Hartman. Hal Hartman in Leatherface è un poliziotto che sottrae i figli a Verna, un poliziotto cattivo e pronto a tutto per vendicare l’uccisione della figlia. Non si capisce però, quale sia la parentela tra l’Hartman del 2017 e gli Hartman del 2013.
Leatherface – la trama
Leatherface racconta le origini di Faccia di cuoio. In questo film, il ragazzo non è nè nato deforme (2006) nè nato con un ritardo mentale. Jed era un bambino normale in una famiglia deviata. Verna (che probabilmente è sia zia che madre del ragazzo) lo istiga fin da piccolo a commettere omicidi. La scena iniziale del film, in cui l’intera famiglia incita Jed ad uccidere un uomo con una motosega, è forse la più impressionante dell’intera saga.
Mentre in tutti i film precedenti era lo zio ad istigare Faccia di cuoio alla violenza, qui è la zia. Dopo aver provocato la morte della figlia di Hartman, Jed viene portato via, insieme al fratello, dalla polizia e messo in un istituto psichiatrico per minori. Qui, i i due ragazzi subiscono ogni genere di abuso da parte del direttore dell’istituto. Dopo diversi anni, quando Jed sta per compiere la maggiore età, Verna riesce a provocare un’evasione di gruppo. Durante la fuga dalla polizia, Jed viene sfregiato in volto da uno sparo e ferito a una gamba. Per questo nel film cronologicamente successivo, cioè quello del ’74, Jed è sfregiato e zoppo. Si intuisce, poi, che Jed svilupperà anche dei deficit mentali, legati agli elettroshock subiti in manicomio.
Leatherface – conclusioni
A mio parere, Leatherface non è male, anche se diverso dagli altri film della saga (non è adolescenziale e non è slasher). E’ un film ben strutturato da un punto di vista narrativo e anche la resa tecnica è eccellente. Sicuramente migliore, da ogni punto di vista, sia del film immediatamente precedente (2013) sia di quello successivo (2022).
E’ un film piacevole che non annoia mai lo spettatore ma che forse non va inserito nella categoria horror, ma in quella pulp.
Non aprite quella porta (2022)
Siamo arrivati alla fine di questa saga. Il titolo del 2022 è l’ultimo. Girato da David Blue Garcia e distribuito da Netflix è un sequel dell’originale (o sequel del sequel, visto che in mezzo possiamo inserire Non aprite quella porta 3D).
Sono passati 50 anni da quando Sally è riuscita a scampare alla furia di Faccia di cuoio. Da allora è diventata una ranger e non ha mai smesso di cercarlo per farsi vendetta.
Contemporaneamente, un gruppo di ragazzi ha comprato il paesino abbandonato di Arlo, in Texas, per farlo rinascere vedendone le proprietà a dei giovani investitori.
Una di queste proprietà non è però abbandonata ma occupata da una anziana signora e un uomo: Jed Sawyer. Non si capisce se la signora possa essere Heather ma probabilmente no, visto che è più vecchia di Jed. Difficile capire anche perchè Jed si trovi ad Arlo e non più a Nwet.
Dopo essere stata sfrattata, la signora muore di infarto e la furia di Faccia di cuoio (che, facendo un calcolo, deve avere su per giù 70 anni) si riaccende. Jed ucciderà chiunque gli capiti a tiro, dando il via a un massacro numericamente più imponente di tutti i precedenti.
Interessante la scena in cui l’assassino sale sull’autobus degli investitori armato di motosega e questi pensano di poterlo fermare con i cellulari, dicendo che lo stanno riprendendo e non può fare loro del male in diretta sui social. Ovviamente Jed mette in moto la sua sega e li uccide tutti uno dopo l’altro. Sembra di poter leggere una critica nei confronti delle nuove generazioni e all’uso eccessivo che queste fanno della tecnologia. L’unica a sopravvivere è infatti Lila, che dopo essere scampata alla morte già in precedenza, sembra aver recuperato un istinto di sopravvivenza e una capacità di difesa che i suoi coetanei non possiedono.
Non aprite quella porta (2022) – analisi
Quest’ultimo film della saga poteva riuscire meglio. La trama non è ben fatta e manca anche l’attenzione per i dettagli narrativi della saga che portano a incongruenze con i film precedenti. I personaggi non sono ben caratterizzati, soprattutto quello di Sally, da cui invece ci si aspettava grandi cose.
Anche a livello concettuale si notano delle grandi incongruenze. Nei film precedenti di questo blocco, si insisteva su una parziale innocenza di Faccia di cuoio, presentato come un personaggio vittima della sua famiglia e della polizia. Qui invece, si torna a mostrare il punto di vista delle vittime di Jed, in particolare di Sally, e quindi Faccia di cuoio è mostrato come un serial killer che merita la morte. Negli altri film, però, sembrava esserci un rifiuto della vendetta e della violenza, mentre qui la vendetta da parte di Sally è accettata e incoraggiata. Tanto che il film termina lasciando immaginare che Lila, l’unica sopravvissuta, tornerà per uccidere Jed. Questi, però, viene mostrato come una sorta di personaggio immortale, come il male in persona.
Osservazioni sulla saga
E’ interessante osservare come cambiano i personaggi negli anni. Nel 1974 il gruppo di ragazzi protagonista del film era composto da 3 uomini e 2 donne, così come nel 2003. Nel 2006 e nel 2013 erano 2 ragazze e 2 ragazzi. Poi, nel 2022, 3 ragazze e 1 ragazzo. Cambiano anche gli standard di bellezza e i modi di rappresentare la bellezza, si osserva l’utilizzo di abiti di scena diversi in base alle mode degli anni di ambientazione dei film. Le donne, inizialmente bellissime bionde in pieno stile anni ’70, diventano more con i pantaloni a vita bassa nel 2013. Gli uomini, anche, prima biondi, poi mori, poi di colore ma sempre bellissimi.
Nell’ultimo film, invece, la sessualizzazione dei corpi sparisce e i personaggi sembrano rispecchiare un modo di rappresentare la bellezza nuovo, in cui non ci sono standard o mode da rispettare. Sembra potersi osservare, nell’evoluzione della saga, un’evoluzione culturale in direzione di una rappresentazione cinematografica meno sessista che dà più spazio alle donne, nel bene o nel male, e che sfrutta di meno la sessualizzazione dei corpi e gli standard di bellezza, sia maschili che femminili.
Non aprite quella porta – conclusioni
Riguardare una saga realizzata nell’arco di quasi cinquant’anni è stimolante da molti punti di vista e apre a diverse riflessioni che, come si è visto, vanno al di là dell’ambito prettamente cinematografico. Il cinema è espressione di una realtà concreta e una saga come questa permette di riflettere sull’evoluzione culturale dagli anni ’70 ad oggi.
Se nel 1974 c’era la paura nei confronti di una provincia arretrata, nel 2022 viene messa in scena la paura che le nuove generazioni non sappiano sopravvivere a causa di un abuso di tecnologia che li isola all’interno di un mondo virtuale e irreale.
Ovviamente, anche da un punto di vista di tecnica cinematografica è interessante riguardare una saga che spazia così tanto negli anni e notare gli avanzamenti tecnici degli ultimi 50 anni, dall’evoluzione degli effetti speciali ai diversi modi di creare suspense e quindi l’evoluzione delle tecniche tipiche del genere.
Nonostante alcuni film siano peggio di altri, la saga è avvincente e bella da rivedere tutta insieme in occasione dell’uscita dell’ultimo film che è fresco di quest’anno. Quindi, cosa aspettate, aprite Netflix e Non aprite quella porta!
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