Men è un film del 2022 girato da Alex Garland. Con Jessie Buckley e Rory Kinnear, si tratta di un thriller-horror psicologico.
Buckley è Harper, una donna che si rifugia in un casolare di campagna per riprendersi dal trauma della morte del marito. Qui, verrà molestata da un uomo che girovaga nudo per i boschi e la campagna sembrerà il luogo meno adatto per la sua guarigione.
Men – La critica
Nonostante Men sia uscito nelle sale solamente il 24 agosto 2022, il web è già ricco di recensioni sull’opera. La notorietà del regista, infatti, lo rendeva un film abbastanza atteso tra le uscite di quest’anno. Tuttavia, sembra non essere piaciuto ai più, soprattutto se paragonato alle pellicole precedenti di Garland.
Personalmente, ho trovato Men un’opera molto interessante sia dal punto di vista visivo che dal punto di vista narrativo. E’ vero che il film parte decisamente lento, concentrandosi di più sull’estetica, sulle inquadrature e sui suoni, invece che sulla trama. Ma quando parte, non si riesce più a distogliere lo sguardo fino a un finale che lascia con la voglia di sorbirsi tutti i titoli di coda, in attesa di un’ultima scena.
Si tratta decisamente di un film che lascia lo spettatore spiazzato e con delle domande sul significato di quello che ha appena visto. Caratteristica che le due pellicole più famose di Garland, Ex machina (2015) e Annientamento (2018), non presentano.
Men – La trama
Men racconta la storia di Harper, una donna che cerca di divorziare dal marito James. Questi, però, si rifiuta di accettare la rottura e cerca di convincere Harper a non lasciarlo, minacciando il suicidio. Quando Harper mostra la sua convinzione, l’uomo, incapace di accettare il rifiuto, cerca di colpevolizzarla, accusandola di tradimento. Dalle accuse di tradimento, le minacce di suicidio e i tentativi di manipolazione, James passa alla violenza fisica.
Harper, caccia James di casa e questo vola giù dal tetto dell’appartamento schiantandosi al suolo. Harper è tormentata dal senso di colpa e, nonostante sia vittima, si sente carnefice.
Per dedicare del tempo a sé stessa e superare il trauma, affitta un casolare d’epoca nel villaggio di Cotson. Qui, durante una passeggiata nel bosco, si imbatte in un uomo nudo che la segue fino a casa. Harper chiama la polizia che lo porta via senza che questo opponga resistenza.
Scossa, Harper, fa una passeggiata fino alla chiesa del paese dove si imbatte in un ragazzino che, di fronte al rifiuto della protagonista di giocare con lui a nascondino, inizia a insultarla rivolgendole insulti non casuali ma di stampo sessista. Nel mentre, sopraggiunge il parroco che allontana il ragazzo e si mostra interessato ad ascoltare Harper e ad offrirle conforto. Tuttavia, dopo una breve chiacchierata, il prete accusa Harper di aver ucciso il marito negandogli il suo perdono.
Dopo aver parlato con il prete, Harper si reca nel pub del villaggio dove incontra il proprietario del casolare e il poliziotto che aveva arrestato il suo molestatore, il quale gli comunica che l’uomo è stata rilasciato. Lo spettatore si rende conto che nel villaggio di Cotson ci sono solo uomini. Tutti sono interpretati dallo stesso attore: Rory Kinnear.
Men – Analisi
Ogni uomo presente nel paese rappresenta una proiezione della personalità del defunto marito di Harper. Nonché una proiezione di una mascolinità che danneggia e ferisce le donne. L’unico personaggio vagamente positivo è il proprietario del cottage, che rappresenta la galanteria maschile. Il ragazzino rappresenta la violenza e l’arroganza. Il prete rappresenta stereotipi sociali e culturali, nonché religiosi, secondo i quali le donne hanno la responsabilità delle colpe degli uomini e devono sottostare, perdonare e capire le violenze perpetrate nei loro confronti. Questo concetto è amplificato anche dalla presenza di un melo nel giardino della casa che ricorda il mito di Adamo ed Eva. Il poliziotto, invece, rappresenta la mancanza di fiducia da parte della società patriarcale nei confronti delle parole delle donne (il poliziotto rilascia il molestatore sostenendo che sia innocuo).
Più difficile da inquadrare è il personaggio dell’uomo nudo. Potrebbe, forse, fare riferimento a una sorta di individuo maschio generico primitivo. Questo è apparentemente innocuo ma da lui nascono tutti gli altri personaggi.
Harper viene perseguitata da tutti questi uomini che dal primo all’ultimo cercano di aggredirla o abusare di lei. Le uniche figure che le offrono reale aiuto sono quelle femminili, l’amica al telefono e una poliziotta. I personaggi maschili sono anche tutti feriti nello stesso modo in cui era ferito il cadavere del marito. Lo spettatore è dunque portato a pensare che ognuno di questi personaggi sia una metafora dei tratti caratteristici di James e che Harper stia allucinando in seguito al trauma vissuto. In modo particolare, si intuisce che Harper si sente profondamente colpevole per la morte del marito, visto che è lei a provocare le ferite ai diversi personaggi.
In realtà tali ferite sono solo le conseguenze di un comportamento violento messo in atto dagli uomini, da cui la donna sta cercando di difendersi. Viene anche lasciato intendere che James non si sia volontariamente suicidato a causa del dolore causato dal divorzio, ma che sia caduto nel tentativo di entrare in casa della moglie dal balcone.
Not all men
Quella di James è una relazione-reazione talmente tossica da causarne la morte. Tali livelli di tossicità e maschilismo però, portano più comunemente non alla morte del maschio quanto ai femminicidi, destino al quale anche Harper poteva essere andata incontro se il marito fosse riuscito a introdursi in casa.
Men parla di relazioni tossiche, di maschilismo e di violenza sulle donne. Fino a un certo punto sembra che Garland stia parlando di un solo uomo, James, di cui tutti gli altri personaggi maschili sono proiezioni. Ma, alla fine, si capisce che non si tratta di metafore ma che quegli uomini abusanti sono reali e che Garland non parla di un uomo, man, ma di tutti gli uomini, men. Anche il fatto che tutti i personaggi siano interpretati dallo stesso attore sembrerebbe comunicare l’idea che gli uomini siano tutti uguali.
Forse, Men non sta ricevendo buone recensioni proprio per questo motivo, perchè attacca l’uomo medio con una critica forte e decisa che si fa beffa del movimento Not all men e non risparmia nessuno. Anche il titolo, infatti, è chiaro: men – uomini.
Mentre i film precedenti di Garland raccontavano la solita storiella della donna forte e intelligente che salva il mondo, qui il livello di analisi e di critica alla società è molto più acuto e aspro. Ovviamente il messaggio non è che tutti gli uomini, in quanto uomini, sono violenti con le donne ma che tutti gli individui, uomini e donne, sono all’interno di un sistema che colpevolizza le donne e dà agli uomini la possibilità, se non il diritto, di approfittarsi di loro.
Con poche parole e poche scene viene raccontato molto. Si parla di una società che si aspetta che una moglie perdoni il marito se alza le mani. Di una società che rilascia uomini accusati di stalking e molestia. Si parla di come viene trattata una donna che non si mostra accondiscendente nei confronti maschili. Si parla di amore tossico. Ma soprattutto si parla di colpevolizzazione della vittima.
James cerca di manipolare Harper per non farsi lasciare dicendole che si ucciderà e che lei dovrà vivere con la consapevolezza di averlo ucciso. James dirà anche che vuole solo amore da parte della moglie. Ma in realtà James vuole il controllo su Harper, vuole che lei rimanga “sua” ed è pronto a tutto: dalle bugie, alla manipolazione, fino alla violenza fisica. Confondere l’amore con il possesso è una dinamica tipica della società patriarcale.
Il messaggio di Men
Il proposito di Garland sembra quello di scagionare il genere femminile da ogni colpa, di dimostrare l’innocenza delle donne. I vari alter ego di James, infatti, vengono letteralmente partoriti l’uno dall’altro in un ciclo riproduttivo che parte dall’uomo primitivo – forse possiamo arrischiarci a dire dall’uomo biologico – e attraverso la storia, la cultura, la religione, gli stereotipi di genere, arriva al maschio medio che non sa e non pensa di essere privilegiato, ma lo è.
Il messaggio di Men non è affermare che tutti gli uomini siano violenti o tossici, ma che esiste un privilegio maschile che si auto-rigenera da secoli di cui tutti gli uomini godono. La discriminazione, però, si può spezzare attraverso la consapevolezza e la solidarietà femminile.
Ma anche dalla solidarietà da parte degli uomini nei confronti delle donne e dalla presa di consapevolezza del proprio privilegio da parte degli uomini. In questo senso, che il regista di Men sia un uomo è profondamente significativo.
Men – Conclusioni
Men vale assolutamente la pena di essere – non solo visto – ma guardato con occhio critico. Il messaggio dell’opera è importante e il linguaggio con cui viene narrato è crudo, quasi spietato. Men è un film profondamente femminista, radicalmente femminista perchè Garland mina direttamente alle basi del patriarcato.
E’ un’opera ben riuscita sia dal punto di vista narrativo sia, sicuramente, dal punto di vista tecnico. La recitazione è impeccabile e molto espressiva. Le inquadrature e la colonna sonora sono curate e generano un senso di ansia e angoscia che permettono al pubblico di calarsi nei panni della protagonista e di empatizzare con lei.
Tutto crea un senso di angoscia, oppressione e paura. In particolari le scene finali del film mettono in evidenza le grandi capacità di Garland come sceneggiatore e come regista. É un’opera che merita di essere vista sul grande schermo.
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