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Il colibrì – Il Best seller di Sandro Veronesi diventa un film

A distanza di quattordici anni da Caos calmo un altro romanzo scritto da Sandro Veronesi approda sul grande schermo. Il colibrì è un dramma familiare di matrice scoliana che vede come protagonista Marco Carrera, un oculista di buona famiglia alle prese con un’esistenza tormentata. Nel corso della vicenda vedremo i personaggi che gravitano intorno alla sua vita. Ci sarà spazio per due genitori egoisti, una sorella depressa, un amico sui generis, uno psicanalista empatico, una moglie mentalmente labile, il grande amore della vita, una figlia, una nipote e tanti altri.

Francesca Archibugi dirige con mestiere la pellicola, dando a Il colibrì una struttura intrecciata alla stregua di quella del libro. L’opera affronta tematiche importanti come la depressione, il gioco d’azzardo e l’eutanasia. In una società frenetica come quella attuale stare fermi è un atto rivoluzionario. Per questo motivo Carrera lo si può definire come un antieroe moderno. Si lodano sempre coloro che partono verso nuovi lidi ma ci vuole coraggio anche a “restare”, e Marco rimane sempre con le persone amate. Non fugge mai dinanzi alle proprie responsabilità.

La regista di Mignon è partita e Il nome del figlio porta al cinema una storia universale in cui tutti noi ci possiamo riconoscere, in quanto gli uomini e le donne che popolano il lungometraggio sono fortemente ancorati alla realtà. Francesca Archibugi, a differenza di molti colleghi, non critica la borghesia bensì mostra allo spettatore che le avversità dell’esistenza sono democratiche e possono abbattersi su chiunque, indipendentemente dalla classe sociale a cui un individuo appartiene.

Il colibrì annovera un cast d’eccezione. Pierfrancesco Favino nei panni di Carrera è come al solito straordinario. Il camaleontico attore romano offre una performance in sottrazione e infonde nel protagonista un’umanità a tratti struggente. Kasia Smutniak è bravissima nei panni di una donna borderline e regala un’interpretazione ricca di sfumature. La stessa Bérénice Bejo è perfetta nel ruolo di Luisa Lattes, il grande amore di Marco Carrera. Fotiní Peluso dal canto suo incarna divinamente Irene, la sorella depressa. Un personaggio questo veramente molto interessante. Irene in tutte le questioni che riguardano la famiglia è sempre quella più sensibile e intelligente. Si mette sistematicamente nei panni degli altri e questo la porta ad accollarsi un peso insostenibile.

Completano il cast i talentuosi Laura Morante, Benedetta Porcaroli, Sergio Albelli e tanti altri. Un capitolo a parte lo meritano Nanni Moretti e Massimo Ceccherini. La recitazione naïf dei due costituisce la parte ironica del film e alleggerisce il peso emotivo presente nella pellicola.

Il colibrì è un palese inno alla resilienza. Pertinente a tal proposito risulta il seguente aforisma del noto scrittore italiano Beppe Severgnini: “Resilienza è la capacità di affrontare le avversità, di superarle e rimanere se stessi.”

Per certi versi quest’ultima fatica di Francesca Archibugi la si può definire come un thriller dei sentimenti costellato da molteplici colpi di scena. Consiglio dunque vivamente di andare in sala a vedere un’opera che toccherà le corde più profonde della vostra anima. La pellicola ricorda allo spettatore che la vita è degna di essere vissuta quando si tenta con tutte le forze di riempire il vuoto che alberga dentro di noi.

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