La Stranezza – La genesi pirandelliana di “Sei personaggi in cerca d’autore”

Se in Leonora addio, di Paolo Taviani, erano presenti le ceneri di Luigi Pirandello, ne La stranezza il regista Roberto Andò mette in scena l’indimenticato drammaturgo siciliano in carne ed ossa. Questi ha il volto dell’eclettico Toni Servillo, il quale, dopo aver interpretato Eduardo Scarpetta per Martone, ora incarna un altro gigante del teatro.

La stranezza. Picone, Servillo e Ficarra, protagonisti del film di Andò.

Unico elemento che accomuna questi due immortali personaggi. Per il resto infatti erano due uomini agli antipodi, cosa che si percepisce in maniera eloquente tramite le performance di Servillo. L’attore partenopeo, infatti, nei panni di Scarpetta faceva sfoggio di tutto il suo istrionismo al fine di apparire come un uomo vulcanico affamato di vita. Nel ruolo di Pirandello, invece, lavora di sottrazione e paradossalmente gli toglie quella maschera che è sempre stata alla base del pensiero pirandelliano.

D’altronde Servillo non è nuovo a questi cambi di registro radicali. Basandosi sulla filmografia sorrentiniana basta pensare ad esempio alla differenza abissale che intercorre tra il timido Titta Di Girolamo di Le conseguenze dell’amore e il mondano Jep Gambardella, protagonista de La grande bellezza.

La stranezza è ambientato negli anni ’20 e vede Pirandello tornare nella sua amata Sicilia per festeggiare gli ottant’anni del suo esimio amico e collega Giovanni Verga, interpretato magistralmente da un sempre impeccabile Renato Carpentieri. Una volta arrivato, colui che amava definirsi “figlio del Caos”, apprende con dolore che è appena deceduta la sua amata balia. Successivamente organizza per lei un funerale. In tale circostanza Pirandello conosce Onofrio (Salvatore Ficarra) e Sebastiano (Valentino Picone), due becchini con la passione per il teatro.

Roberto Andò, in questa sua ultima fatica, racconta la genesi di Sei personaggi in cerca d’autore in modo davvero pirandelliano; è proprio il caso di dirlo. Nella pellicola, in cui la realtà si alterna costantemente alla finzione, vediamo un Pirandello tormentato dai suoi stessi personaggi, tanto da asserire di dargli udienza ogni domenica mattina. Ficarra e Picone suggellano tutta la loro versatilità, dimostrando al pubblico che il confine tra commedia e dramma è più labile di quanto si creda.

Il filosofo tedesco Schopenhauer una volta disse: “La vita d’ogni singolo, se la si guarda nel suo complesso, rilevandone solo i tratti significanti, è sempre invero una tragedia. Ma, esaminata nei particolari, ha il carattere della commedia. Imperocché l’agitazione e il tormento della giornata, l’incessante ironia dell’attimo, il volere e il temere della settimana, gli accidenti sgradevoli d’ogni ora, per virtù del caso ognora intento a brutti tiri, sono vere scene da commedia”.

Completano il cast comprimari di lusso come Donatella Finocchiaro, Fausto Russo Alesi, Luigi Lo Cascio, Aurora Quattrocchi, Galatea Ranzi e Paolo Briguglia. La stranezza che dà il titolo al lungometraggio la si può definire come quel sentimento di tormento che vive un genio quando sta per creare qualcosa a cui ancora non sa dare forma. D’altronde, citando Einstein, “se sapessimo esattamente cosa stiamo cercando, non si chiamerebbe ricerca“. L’opera in questione fondamentalmente racconta le tappe del processo creativo mediante il quale un autore realizza un capolavoro.
Sei personaggi in cerca d’autore è ritenuto tale.

In esso sono contenuti temi portanti della poetica pirandelliana come ad esempio il relativismo, secondo il quale ogni individuo ha una visione soggettiva della vita. Cosa che causa ineluttabilmente l’incomunicabilità tra gli individui, i quali si sentono forestieri della vita. Tematica preponderante anche nel celeberrimo dramma Uno, nessuno e centomila. La stranezza ha il merito di accorpare divinamente il cinema e il teatro.

Andò, con l’ausilio di Massimo Gaudioso e Ugo Chiti in fase di sceneggiatura, sublima sia l’uno che l’altro, realizzando un capolavoro che non ha paura di spiazzare lo spettatore. Come faceva Pirandello del resto, tanto che alla prima di Sei personaggi in cerca d’autore il pubblico si spaccò in due. Alcuni già urlavano al genio, altri gli davano del buffone.

Le seguenti parole dell’indimenticato scrittore italiano Leonardo Sciascia, a cui il film è dedicato, riassumono fortemente il significato più profondo della pellicola: “In Pirandello c’è una specie di invenzione del teatro, egli inventa, cioè nel senso più proprio trova, il teatro nella vita, nell’impetuoso scorrere di tragedia e commedia“.

La stranezza.

In precedenti lavori di Andò come Viva la libertà e Una storia senza nome si avvertivano già echi pirandelliani. La stranezza è un’opera imperdibile che omaggia l’arte e gli artisti, spronandoli ad essere liberi di fare ciò che va fatto. Che poi, a pensarci bene, siamo tutti dei personaggi in cerca di un autore.

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