Sergio Leone: L’italiano che inventò l’America – La recensione del documentario di Francesco Zippel

Presentato alla mostra del cinema di Venezia, Sergio Leone – L’italiano che inventò l’America è un caloroso omaggio verso un vero e proprio uomo di cinema. Uno che il cinema lo ha mangiato, respirato, vissuto sulla propria pelle prima da spettatore, diventandone poi uno degli esponenti più acclamati e celebri. Sergio Leone.

Sergio Leone- L'italiano che inventò l'America
Sergio Leone e Robert De Niro sul set di C’era una volta in America

Diretto da Francesco Zippel, già regista di Friedkin Uncut, incentrato sulla vita del regista americano William Friedkin, Sergio Leone – L’uomo che inventò l’America ritrae Leone come il riformatore di un cinema che ha fatto scuola e strada a centinaia di registi che, a loro modo, hanno saputo sfruttare il genio leoniano attraverso i suoi immortali capolavori.

Sei film di culto – sette, contando anche il primo vero lavoro da regista di Leone, “Il colosso di Rodi”. Tuttavia, critica e pubblico sono concordi nel ritenere come puramente leoniani solo quei sei preziosissimi film che vanno da Per un pugno di dollari fino al capolavoro eterno di Leone, C’era una volta in America. Ma anche in questo caso ci sarebbe molto da dire e da discutere.

“How far can you go” disse una volta Quentin Tarantino a proposito di Leone, sottolineando proprio il fatto che anche C’era una volta in America altro non è che un piccolo esempio di perfezione in più verso la grandiosità. Quella grandiosità che, però, resta insoddisfatta e solo immaginata, a causa della prematura scomparsa del regista avvenuta nel 1989. Se non fosse morto, nella sua filmografia ora troveremmo anche La battaglia di Leningrado, film che Leone andava fantasticando da tempo.

Ma la storia, lo sappiamo fin troppo bene, non si fa con i “se”, ed ecco che il documentario di Zippel corre in nostro aiuto per ricordare a noi stessi chi fosse Leone, ciò che il suo genio creativo è riuscito a realizzare e ciò che avrebbe potuto fare. Il documentario non ha un inizio vero e proprio, e nemmeno un finale definitivo, immutabile. Come l’ultimo capitolo della Trilogia del tempo, anche il film di Zippel sembra fermare il tempo andando continuamente avanti e indietro nella vita di Leone e nella carriera. Il film non segue una linea cronologica. Lo spettatore si perde in questo andirivieni fatto di foto, interviste e video inediti e di testimonianze accorate e passionali, restando comunque sempre vigile e attento.

Zippel ferma il tempo. Come il sorriso senza tempo di Noodles, alias Robert De Niro, L’italiano che inventò l’America intrappola le tappe principali del cinema e dell’esistenza di Leone rievocando, in alcuni casi, direttamente l’immagine del regista attraverso interviste fatte durante la sua carriera. A questo si affiancano le dichiarazioni di noti artisti del cinema e dello spettacolo che hanno lavorato e conosciuto Leone, o solo ammirato. Fra questi compaiono naturalmente il buon vecchio Tarantino, Martin Scorsese, Steven Spielberg, Jennifer Connelly il produttore Arnon Milchan e Robert De Niro.

Leone e Clint Eastwood.

Naturalmente non può mancare l’intervista alla famiglia di Leone, composta dai Figli Raffaella, Andrea e Francesca e nemmeno la testimonianza dell’amico e collaboratore Ennio Morricone, anche lui da poco celebrato con un altro documentario diretto da Giuseppe Tornatore.

Sergio Leone, rinnovatore del mito americano

I film di Leone, che sono un’innovazione del cinema western americano, sono nel frattempo anche la miticizzazione del mito stesso, quello del Far West, dei film di John Ford e delle grandi praterie. Leone, mediante la Trilogia del dollaro, ridà nuova vita a un genere che era ormai passato e polveroso, e lo fa a modo suo.

Nelle sue pellicole non c’è più solo il mito americano, c’è il grottesco italiano e l’ironia prettamente romanesca. I suoi film non sono più solo western ma assumono una connotazione più ampia. Sono drammi in cui vari generi convergono e in cui non si racconta solo la storia dell’America ma anche quella dello stesso Leone. Nel brullo paesaggio d’Almeria ritroviamo l’America ma nelle storie dei personaggi e nei loro dialoghi ritroviamo molto della storia italiana.

Dal primo lavoro fino all’ultimo si avverte un vertiginoso sperimentalismo e una rapida e fantastica crescita artistica che ha permesso a Leone di diventare presto non solo un autore di genere ma un artista a tutto tondo, capace di creare drammi ed epopee meravigliose e senza tempo; C’era una volta il West ne è un esempio lampante.

L’italiano che inventò l’America, perché è solo grazie ai sogni e alla visione distorta e idealizzata di un italiano nei confronti degli Stati Uniti che il western è passato da un tempo morto a un periodo florido e rigoglioso. Lo stesso cinema con Leone ha fatto un salto in avanti, passando da un cinema vecchio al cinema Moderno.


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