David O. Russell nel corso della sua carriera ha realizzato bellissimi film come The Fighter, Three Kings, Il lato positivo, American Hustle e Joy. Opere queste che hanno saputo affrontare temi di una certa rilevanza coniugando magistralmente il dramma alla commedia con sfumature talvolta grottesche. Amsterdam è l’ultima fatica di un regista e sceneggiatore di talento.
Con Amsterdam O. Russell ci ha lasciati ancora una volta a bocca aperta, raccontando le vicissitudini di tre amici che, dopo essersi conosciuti nel bel mezzo della prima guerra mondiale, si ritrovano quindici anni dopo immischiati, loro malgrado, in un complotto machiavellico ai danni della democrazia, architettato dalle alte sfere presenti nel tessuto sociale e politico del paese. Riusciranno ad uscirne indenni? Questo non ve lo posso svelare.
Mi sento invece libero di asserire che, a dispetto delle numerose critiche, Amsterdam è un film che funziona. Una magnetica Margot Robbie nei panni di un’infermiera con velleità artistiche, un allucinato Christian Bale in quelli di un medico e un placido John David Washington nel ruolo di un avvocato, sono superlativi. Non è un caso che i tre protagonisti svolgano questi lavori, in quanto, durante la vicenda, cureranno e difenderanno a modo loro il proprio paese.
Il resto del cast è sontuoso e annovera attori del calibro di Robert De Niro, Rami Malek, Anya Taylor-Joy, Michael Shannon, Mike Myers e tanti altri. Russell in questo suo ultimo lavoro dagli echi tarantiniani e polanskiani mescola sapientemente i generi più disparati. Per merito di una sceneggiatura di ferro e di performance memorabili si passa con disinvoltura dal registro comico a quello drammatico, senza rinunciare a una fondamentale componente thriller.
I personaggi della pellicola in questione risultano tutti approfonditi, dal primo all’ultimo. Ognuno di loro è funzionale al racconto senza esclusioni. E’ forse proprio per questo motivo che tante stelle del cinema odierno hanno accettato parti secondarie. I dialoghi, di matrice alleniana, sono ben scritti e contribuiscono indubbiamente a tenere alta l’attenzione dello spettatore.
Amsterdam mostra in maniera irriverente che in tempi di guerra a salvarci sono l’amicizia e l’amore. D’altronde, come ha detto il celebre pittore francese Henry Detouche, “La vita è un male, ma l’amore e l’amicizia sono dei potenti anestetici”. Non è un caso che gli individui che popolano il lungometraggio siano, chi più chi meno, dei folli, in quanto vivono in un periodo storico funestato dalla guerra; e cosa c’è di più scriteriato di quest’ultima?!?.
Russell sceglie la chiave giusta per ricordare a tutti noi che la democrazia è una conquista che dobbiamo difendere a tutti i costi. Come disse il partigiano Germano Nicolini: “La democrazia si costruisce sull’uguaglianza: se prevale l’individualismo tutto è perduto. Non ci salviamo da soli“.
Russell porta sul grande schermo una di quelle vicende che vanno raccontate ad ogni costo. Vicissitudine, questa, in parte realmente accaduta, che invita lo spettatore a fare dell’amore una scelta e non un bisogno e lo induce altresì alla resilienza. Perché, dopo la parte bella e quella brutta della storia, potremo finalmente approdare alla tanto agognata Amsterdam.
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