The Menu, il nuovo film di Mark Mylod, si va ad inserire nel filone di quei thriller a tinte comiche che sono molto in auge in questi anni. Cena con delitto, Un piccolo favore, 7 donne e un mistero e Amsterdam ne sono degli esempi illustri.

Il regista di Ali G e The Big White in questa sua ultima fatica di natura iperbolica racconta di un gruppo di persone dell’alta società che si recano su un’isola senza copertura di rete al fine di cenare in un ristorante blasonato. Julian Slowik (Ralph Fiennes), lo Chef pluristellato del locale, servirá ai suoi clienti una cena che non dimenticheranno mai. Margot (Anya Taylor-Joy), l’unica persona non invitata all’evento, condizionerà il piano machiavellico ordito da Slowik.
The Menu è un giallo satirico non privo di venature horror che mette alla berlina il capitalismo e l’eccessivo divismo dilagante nel mondo culinario odierno. Basta pensare al numero spropositato di programmi televisivi ambientati in cucina. Il carismatico Fiennes col suo controverso personaggio rappresenta quella cerchia di chef che si sentono Dio solamente perché cucinano. Tuttavia, citando Woody Allen, “Dio è morto e neanch’io mi sento tanto bene”. Parole appropriate alla condizione mentale in cui versa lo Chef Julian.
La brava e affascinante Anya Taylor-Joy, salita alla ribalta grazie a The Witch e La regina degli scacchi, simboleggia la mosca bianca all’interno di un gruppo di individui avidi, aridi, vigliacchi, egoisti e spesso privi di scrupoli. Completano il cast Nicholas Hoult, Hong Chau, John Leguizamo, Janet McTeer e Judith Light.
The Menu può vantare un ritmo serrato per merito del quale l’attenzione dello spettatore non scema mai. I colpi di scena sono molteplici e indubbiamente rappresentano uno dei piatti forti di questo thriller gastronomico. Se riflettiamo attentamente, l’ultimo lavoro di Mylod ha dei punti in comune con La grande abbuffata, il capolavoro intramontabile di Marco Ferreri. In entrambe le opere, infatti, si utilizza il cibo come espediente per criticare una società borghese piccola piccola che genera continuamente mostri. Una società che chiede troppo al singolo individuo, finendo per snaturarlo.
A tal proposito c’è un momento in The Menu nel quale Margot apre la stanza segreta del ristorante in cui sono presenti fotografie che mostrano un Julian Slowik sorridente mentre prepara piatti semplici. La continua ricerca della perfezione che ha condotto negli anni a venire lo ha portato invece alla pazzia, facendogli perdere l’amore per il suo lavoro. Tant’è che ritroverá la passione per il suo mestiere preparando un semplice cheeseburger, tornando in questo modo ad uno stato primordiale della sua professione.
Robert Silliman Hillyer a tal proposito disse: “Il perfezionismo è uno stato mentale pericoloso in un mondo imperfetto”. The Menu è anche una riflessione sulla funzione dell’arte ai giorni nostri. A chi si rivolge? Qual’è il modo migliore per fruirne? Tutti meritano di riceverla? La frase del rinomato poeta olandese Jan Greshoff appare decisamente appropriata sia come risposta che come sintesi del significato più intrinseco del lungometraggio in esame: “L’artista forma il mondo in conformità alle sue idee, il borghese forma le sue idee in conformità al mondo”.

Arrivato a questo punto non posso fare altro che invitare tutti voi ad andare al cinema a gustarvi questo gustoso e raffinato Menù. Sono convinto che dalla sala uscirete sazi!
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