Nella cornice della XX edizione del Ravenna Nightmare Film Fest è stato proiettato il documentario 2020: Life and Death of a virus, in cui il regista Edo Tagliavini monta insieme più sequenze cinematografiche (e non) per ripercorre la ben nota parabola del Covid-19.
2020: Life and Death of a virus – Quando il montaggio è tutto
Il documentario, della durata di 50 minuti, inizia con il susseguirsi di numerosi telegiornali in svariate lingue e di diversi paesi, tutti però accumunati da un unico elemento: un virus estremamente contagioso e letale. Con il proseguire della narrazione, che ricorda allo spettatore l’inizio del lockdown e delle misure anti-covid, si fanno spazio fra le immagini di reportage e telegiornali anche sequenze di film, serie Tv e videogiochi, ovvero tutti prodotti della cultura Pop che sono ben noti al grande pubblico.
Attraverso quindi un sapiente uso del montaggio, il regista non si limita ad una ricostruzione fredda e asettica della vicenda, bensì lascia trasparire tutta la paura e lo sgomento del protagonista/regista, soprattutto attraverso spezzoni che lo mostrano alle prese con l’isolamento e la conseguente paranoia crescente. Ciò che infatti emerge prepotentemente dal documentario è il panico generato dall’eccesso di informazioni a cui siamo stati sottoposti, complice anche la possibilità di parola data dai social.
Impossibile non pensare ad Umberto Eco e al suo discorso in merito ai social media in occasione della cerimonia per la sua 42° laurea ad honorem, in cui elogia le possibilità di una rete di connessioni globali ma allo stesso tempo teme “l’invasione degli imbecilli”, che tramite le logiche di share e di condivisione possono trasmettere fake news ed idee pericolose con la stessa autorevolezza di un premio Nobel. Questo elemento risulta uno dei temi predominanti all’interno del lungometraggio, grazie ai numerosi riferimenti pop che utilizza, fra tutti la celebre sequenza della cura Ludovico di Arancia Meccanica in cui il regista subisce lo stesso trattamento.
2020: Life and Death of a virus è un’opera curata sotto ogni aspetto perché consapevole della pesantezza di un tema che purtroppo ci ha accompagnato e ci accompagna ancora , e che quindi utilizza un linguaggio dinamico e scorrevole. Ciliegina sulla torta è data dal finale del documentario, che tronca con il tono verosimile avuto fino a quel momento per lanciare un messaggio al pubblico, una nota al fine della pagina che è una via di mezzo fra un avvertimento e una minaccia.
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