Grazie ragazzi – Aspettando Godot Riccardo Milani alza l’asticella.

A poca distanza da dove risiedo è ubicato il cinema Fiorella. Qui da sempre vengono proiettati film impegnati, raramente ci ho visionato commedie popolari. Mi sono dunque sorpreso di vedere in programmazione Grazie ragazzi, l’ultima fatica di Riccardo Milani.

Questo regista, da me sempre molto amato, ha trovato la consacrazione realizzando pellicole che si sono poste come obiettivo quello di raggiungere il successo commerciale veicolando messaggi importanti. Benvenuto presidente, Scusate se esisto!, Ma cosa ci dice il cervello, Come un gatto in tangenziale e Corro da te sono degli esempi evidenti. Hanno affrontato in chiave ironica temi salienti come la violenza sulle donne, il degrado urbano, le ingiustizie sociali, la malapolitica e l’handicap.

Grazie ragazzi – la trama

Tutte queste opere da me elencate, però, non erano mai approdate al Fiorella e mi domandavo il perché di questa eccezione. Beh, uscito dalla sala Zanchi ho capito il motivo. Sì, perché Grazie ragazzi è fino ad oggi il lungometraggio più maturo di Milani. Quest’ultimo affida il ruolo del protagonista al feticcio Antonio Albanese, che per l’occasione interpreta un attore in declino al quale il collega e amico Michele (Fabrizio Bentivoglio) proporrá di insegnare recitazione a un gruppo di detenuti. Proprio loro, che passano i giorni ad attendere la scarcerazione, paradossalmente cercheranno il proprio riscatto sul palcoscenico, portando in scena Aspettando Godot, il celeberrimo dramma di Samuel Beckett. Il seguente aforisma del noto drammaturgo italiano Ennio Flaiano si sposa perfettamente con l’incipit del film:

“Mi chiedevo se era quella la rassegnazione, quel vuoto aspettare, contando i giorni come i grani di un rosario, sapendo che non ci appartengono, ma sono giorni che pure dobbiamo vivere perché ci sembrano preferibili al nulla”.

Negli ultimi tempi il cinema di casa nostra si è cimentato con successo nel raccontare il teatro. Basti pensare al successo di Qui rido io e all’exploit de La stranezza.

Grazie ragazzi ricorda allo spettatore che l’arte ha una funzione salvifica nei confronti dell’essere umano perché lo nobilita. Pertinenti a tal proposito risultano le seguenti parole del rinomato scrittore francese Gustave Flaubert:

“Se c’è sulla terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare, se esiste qualcosa di santo, di puro, di sublime, qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio dell’infinito e del vago che chiamano anima, questa è l’arte”.

Grazie ragazzi – analisi

Albanese offre una performance da premio. Il suo Antonio Cerami è un uomo che decide dopo tanto tempo di rimettersi in gioco per ritrovare se stesso. E lo fa aiutando gli altri.
Un personaggio questo che per certi versi ricorda sia l’iconico professore idealista incarnato dal compianto Robin Williams ne L’attimo fuggente, sia il sindacalista battagliero interpretato dal versatile Claudio Bisio in Si può fare, gioiellino nostrano diretto dal bravissimo Giulio Manfredonia.

Otre al già citato Bentivoglio completano il cast di Grazie ragazzi i talentuosi Sonia Bergamasco, Giacomo Ferrara, Vinicio Marchioni, Nicola Rignanese, Andrea Lattanzi e Giorgio Montanini.

Oltre al teatro dell’assurdo di matrice beckettiana, Milani rievoca anche quel deserto dei tartari buzzatiano dove il tenente Giovan Battista Drogo e altri militari attendevano invano l’arrivo del nemico.
Il regista di Auguri professore e Mamma o papà? attinge dal film francese Un Triomphe di Emmanuel Courcol e da un fatto realmente accaduto all’attore svedese Jan Jonson per regalarci un piccolo capolavoro da vedere e rivedere che ha il merito di farci ridere, riflettere, commuovere e sognare allo stesso tempo.

Grazie ragazzi ricorda a tutti noi che la cultura rende liberi e che vale la pena aspettare perché, prima o poi, Godot arriverà!

grazie ragazzi

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