A dicembre 2022 è uscito nelle sale il sequel de Il gatto con gli stivali, spin-off di Shrek. Girato da Joel Crawford, con Antonio Banderas nei panni del gatto con gli stivali e, ovviamente, prodotto da DreamWorks. Nonostante non sia una fan del personaggio del gatto con gli stivali, che non mi aveva convinto nemmeno come personaggio secondario in Shrek 1, figuriamoci come protagonista, sono una grande amante della DreamWorks e ho voluto dare una possibilità a questa sua ultima produzione.
La trama è avvincente e per la prima volta trasforma il gatto con gli stivali in un personaggio sfaccettato e interessante. Il gatto, infatti, è arrivato all’ultima delle sue nove vite e inizia a essere perseguitato dalla morte, un lupo incappucciato dotato di falce. Ora, il gatto con gli stivali teme per la sua incolumità e decide di ritirarsi dalle sue avventure per vivere in tranquillità in un rifugio per gatti.
Tuttavia, Riccioli d’oro e i tre orsi sono sulle sue tracce per costringerlo a rubare una mappa per loro conto. La mappa per la stella dei desideri, un’entità in grado di realizzare qualsiasi richiesta. Quando il gatto scopre della sua esistenza, decide di mettersi sulle sue tracce da solo, per chiedere indietro le sue 9 vite.
Ma non solo Riccioli d’oro, i tre orsi e il gatto con gli stivali stanno cercando la stella, ma anche Kitty zampe di velluto e Big Jack Horner. Il gatto con gli stivali si alleerà con Kitty, suo alterego femminile, e con un cane trovatello, ribattezzato Perrito.
Il film si articola alla ricerca della stella e nella lotta continua tra le varie fazioni presenti, come in una sorta di gara a chi arriva prima.
Il gatto con gli stivali – i personaggi
I personaggi del film sono simpatici e ben caratterizzati. Ancora una volta, attinti dal grande mondo delle fiabe, come insegna Shrek. I riferimenti a Shrek sono frequenti ma i personaggi principali, a parte il gatto, sono nuovi. Riccioli d’oro è rimasta orfana ed è stata adottata dagli orsi. Kitty, come nel primo film, è una gatta scaltra e coraggiosa. Perrito è invece il personaggio tragicomico del film, quello che genera le risate e l’affetto del pubblico.
Big Jack Horner è l’antagonista. E’ un personaggio ripreso da una ninnananna inglese del 1800, a sua volta ispirata dalla fiaba The Friar and the boy. A mio parere, Big Jack è molto ben riuscito: è bello il disegno e la caratterizzazione e, nel suo essere – estremamente – spietato genera grande ilarità.
Il gatto con gli stivali – l’animazione
Dunque la trama è carina, i personaggi divertenti e ben realizzati. Il protagonista finalmente diventa un personaggio in formazione con pregi, difetti e paure che lo rendono più reale e apprezzabile. Ma, il vero traguardo di Il gatto con gli stivali 2 risiede nella tecnica di animazione. Una parola? strepitosa.
La Dreamworks aveva già raggiunto livelli altissimi con Kung Fu Panda, qui li supera, copiando e perfezionando quello stesso stile di animazione. Il film alterna varie modalità, funzionali a creare effetti diversi. A volte lo stile è fiabesco e sospeso, con ambientazioni colorate e leggere che si adattano a rappresentare la natura e gli spazi aperti. Altre volte estremamente realistico e dettagliato, sopratutto nella rappresentazione degli interni. I personaggi sono realizzati in digitale in maniera più semplice e dinamica.
Poi, nel mettere in scena la corsa tra i vari ostacoli del percorso, lo stile di animazione utilizzato ricorda quello di un videogioco. I protagonisti si muovono all’interno di una mappa che cambia in base a chi di loro sta “giocando” in quel momento, come se fossero degli avatar in un mondo virtuale e non dei personaggi di un film. L’effetto è leggermente straniante e molto interessante.
Infine, come in Kung Fu Panda, viene ripreso anche uno stile fumettistico che tende ad appiattire le figure ma a donare dinamicità alla scena.
Conclusioni
In conclusione, la Dreamworks non delude e Il gatto con gli stivali è un film che merita di essere visto sul grande schermo. Non solo la trama è piacevole e l’animazione è meravigliosa; il film è anche molto divertente per i bambini e un po’ nostalgico per gli adulti. E’ emozionante vedere come compaiono e interagiscono tra loro i personaggi delle fiabe che ci raccontavano da piccoli. Questa volta, non sono tutti buttati insieme come in Shrek ma ognuno di loro ha un ruolo e un’evoluzione. Simpaticissimo il grillo parlante che cerca, invano, di guidare l’operato di Big Jack.
Altra chicca, è il bellissimo connubio con lo spagnolo, lingua natale dei due gatti, che a volte emerge con naturalezza in momenti di tensione o sorpresa. Infine, il film trasmette anche un significato profondo: l’importanza dell’amicizia, dell’amore e della famiglia. Anche il più solitario dei gatti vuole potersi fidare e affidare a un amico sincero e, quando si ha la giusta compagnia, non c’è più bisogno di alcuna stella dei desideri.
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