Avengers contro Thanos – chi ha ragione veramente?

La saga degli Avengers iniziata nel 2012 e finita nel 2019 con Avengers Endgame vede i principali eroi Marvel combattere insieme verso diversi nemici dell’umanità e dell’universo intero. Nonostante siano presentati e sconfitti diversi antagonisti, fin dal primo film, si inizia a delineare la presenza di un grande nemico finale: Thanos.

Thanos da anni si dedica a decimare le varie popolazioni dell’universo, passando da un pianeta all’altro senza pietà, sostenuto da un contingente esercito formato da soggetti provenienti da diverse galassie.

Un bel giorno, Thanos decide che andare pianeta per pianeta è troppa fatica e si mette alla ricerca delle gemme dell’infinito. Sei pietre in grado di controllare qualsiasi aspetto della realtà. Thanos si fa costruire un guanto sul quale riporre le gemme e controllarne il potere. Con esso, solo schioccando le dita, Thanos potrà completare il suo piano e dimezzare la popolazione dell’intero universo in un colpo solo. Ma perché?

Le intenzioni di Thanos

C’è da dire che ciò che smuove Thanos è un sentimento nobile di lotta a quella sovrappopolazione che genera la diseguaglianza sociale ed economica. Thanos ha vissuto la distruzione del suo mondo natale a causa della povertà e della guerra per la fame. Dunque, da una parte abbiamo il problema della sovrappopolazione che, fuori dalla finzione cinematografica, affligge e danneggia sempre di più il nostro pianeta. La proposta di Thanos è quella di fare fuori la metà degli esseri viventi, scegliendo in modo del tutto casuale chi vive e chi muore, quindi senza utilizzare criteri economici o di età, genere, capacità.

Thanos, in greco antico, significa morte. Ma il personaggio non sembra, almeno a una prima visione, rappresentare la morte come concetto astratto, quanto piuttosto un dittatore che pensa di avere la risposta ai problemi e che per raggiungere il suo nobile scopo è disposto a usare i più ignobili mezzi.

Thanos è un personaggio molto ambiguo perché presenta davvero il suo proposito in termini positivi: lui vuole la nascita di un universo senza povertà e miseria. Non è forse quello che tutti dovremmo volere? Ma allo stesso tempo, Thanos si macchia le mani di crimini sadici ed innecessari, come la tortura costante della figlia Nebula. Ed è inoltre sostenuto da personaggi che non sembrano avere lo stesso buon proposito ma sembrano essere semplicemente malvagi.

Gli Avengers schierati

Dall’altra parte, abbiamo gli Avengers che si propongono di fermare Thanos, costi quel che costi. Essi non si interrogano mai, non si fanno mai sfiorare dal dubbio che le intenzioni di Thanos possano avere un senso logico. Loro vogliono fermarlo, non perché abbiano una soluzione migliore per fermare la miseria che dilaga in gran parte dell’universo ma perché la cosa sembra non interessargli minimante. Tanto che, quando Thanos porta a termine il suo proposito, tornano indietro nel tempo per annullarlo. Nonostante si rendano conto che con la popolazione dimezzata, ad esempio, il pianeta Terra recuperi un vigore naturale di cieli azzurri e foreste che prosperano.

Per tutta la saga c’è l’idea che gli Avengers lottino contro Thanos perché lui vuole giocare a fare dio. Anche in questo, Thanos sembra incarnare la metafora di un dittatore. Il pubblico è portato ad empatizzare con gli Avengers perché Thanos è, comunque, presentato come un personaggio malvagio. Gli Avengers, nonostante quasi nessuno di loro abbia niente da perdere perché sono tutti orfani senza famiglia e senza relazioni sane, combattono per salvare le vite che Thanos vuole recidere.

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Chi ha ragione?

In realtà, Thanos non vuole giocare a fare dio ma vuole giocare a fare la signora con la falce. E’ nella sua famosa frase “io sono ineluttabile” che si recupera la metafora della morte. La morte è inevitabile. Come è da interpretarsi la risposta di Tony Stark: “io sono Ironman” con conseguente ripristino delle vite falciate? Chi è che gioca a fare dio? Chi pensa di poter sfuggire alla morte o chi pensa di poterla infliggere agli altri?

La verità è che nessuno ha ragione e molte cose non tornano. Da una parte Thanos con il potere delle sei gemme potrebbe eliminare la miseria dall’universo in mille altri modi che non prevedano lo sterminio di massa. Dall’altra, ipotizzare che in tutti i pianeti avvenga ciò che avviene sulla Terra è troppo forzato a livello narrativo. Senza contare che sulla Terra è solo l’umanità ad essere in eccesso, non tutte le specie animali. Non tutti gli esseri viventi, poi, percepiscono la povertà e la diseguaglianza sociale. Tutta l’idea di Thanos ruota attorno a un’umanizzazione delle specie viventi dell’universo.

C’è poi la questione della casualità. Thanos, dal canto suo, è disposto a fare fuori metà dei suoi alleati perché non si riserva un trattamento diverso rispetto alle persone che tenta di governare (e in questo Thanos si distingue da una figura dittatoriale) però, nonostante ricerchi la pace e l’uguaglianza, non decide di eliminare gli esseri malvagi. In questo risiede un altro indizio che ci porta a pensare che Thanos non voglia giocare a fare dio: non ritiene di sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato, chi è malvagio e chi no. Insomma, Thanos non vuole scegliere chi merita di morire. Thanos è più come una pandemia che non guarda in faccia nessuno. E’ come un sistema di controllo della popolazione naturale, non intellettuale.

L’indifferenza degli Avengers

Se il pubblico due domandine se le fa, è disarmante vedere che gli Avengers non se ne facciano mai. Nemmeno chi di loro sa quanto possa essere difficile la vita come ad esempio Natasha, Black Widow, strappata ai suoi genitori da bambina per essere addestrata a uccidere, sterilizzata e costretta a vedere le bambine più deboli morire.

La vita, per gli Avengers, rimane il valore più grande da salvaguardare. Poi non importa se ci sono troppe persone e questo genera povertà e criminalità. La risposta non è la riduzione della popolazione.

Effettivamente, a livello scientifico, la riduzione della popolazione umana sarebbe un vantaggio per l’ambiente e l’ecosistema, ma storicamente sappiamo che l’essere umano è sempre stato malvagio e misero anche quando non eravamo 8 miliardi di persone sulla terra. Le discriminazioni non si eliminano dimezzando la popolazione mondiale. Per quello ci vuole un cambio di mentalità.

Cambio di mentalità di cui, in ogni caso, gli Avengers non si preoccupano, anzi: se ne fregano altamente. Thanos è l’unico che sembra preoccuparsi per migliorare le condizioni di vita degli esseri dell’universo, per quanto la sua proposta sia malsana e ingiusta. Per gli Avengers sembra che il problema non sussista proprio e, infatti, quando hanno le gemme dell’infinito l’ultima cosa a cui pensano è quella di usarle per eliminare la miseria o la cattiveria dal mondo. Semplicemente ripristinano, a distanza di cinque anni, un universo che, in ogni caso, non funzionava.

Conclusioni

Riguardando la saga, più volte mi sono chiesta se queste mie riflessioni nascano da una trama che non funziona o se, invece, esiste, da parte degli scrittori della Marvel, la volontà di fare riflettere il pubblico sulla questione. Penso che se si fosse voluta creare una riflessione, si sarebbe potuto fare attraverso gli Avengers, mostrando almeno uno di loro meno convinto sul da farsi.

O forse la saga degli Avengers contro Thanos vuole essere una critica proprio a chi sostiene che l’umanità abbia bisogno di un ridimensionamento, da parte di chi pensa che, invece, la vita sia un dono a prescindere dalle condizioni. E quindi Thanos sbaglia e gli Avengers sono nel giusto.

Thanos pensa di poter donare la felicità alle popolazioni di tutto il mondo ma è ovviamente cieco perché toppa, alla grande, sule modalità. Gli Avengers, invece, credono evidentemente nell’importanza di lasciare che le persone vivano e scelgano per sé stesse e, se la scelta è l’autodistruzione va bene lo stesso.

Insomma, difendere la libertà assoluta anche se si sa che porterà alla miseria o sottostare a un potere autoritario che limita la libertà individuale alla ricerca di una felicità comune? In fin dei conti, sta sempre al pubblico decidere da che parte stare, anche quando il regista ha già deciso chi sono i buoni e chi sono i cattivi.

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