Damien Chazelle, classe 1985, è ad oggi il regista più giovane nella storia degli Oscar ad aver vinto l’ambita statuetta con il film La La Land.
Nelle sue opere spesso vengono raccontate le vicissitudini di sognatori e Babylon, il suo ultimo lavoro, non fa eccezione.
Quest’opera apparentemente si limita a raccontare il passaggio dal cinema muto a quello sonoro, avvenuto a cavallo tra il 1927 e il 1930. In realtà, in questa pellicola dagli echi felliniani, scorsesiani e tarantiniani c’è molto di più. In essa è presente il senso stesso della Settima Arte.
Babylon – la trama
Babylon vede come protagonisti principali Nellie LaRoy (Margot Robbie), Manuel Torres (Diego Calva) e Jack Conrad (Brad Pitt). I primi sono due giovani con l’ambizione di calcare il set cinematografico, mentre Conrad è una star del muto.
I tre s’incontreranno più volte in dei party mastodontici. Feste fuori controllo a base di sesso, droga e rock’n’roll.
In una vera e propria Babilonia hollywoodiana che si avvia gradualmente al tramonto di un’epoca.
Chazelle realizza un lungometraggio sfacciatamente anticonformista, dimostrando, per citare Federico Fellini, che la sua maggiore urgenza da autore è quella di mostrare la propria cifra stilistica, rifuggendo qualsivoglia moralismo. Babylon è un’epopea selvaggia, nostalgica e irriverente.
Babylon – il cinema come libertà di espressione
Il regista di Whiplash e First Man destruttura la Settima Arte riportandola ad una dimensione ancestrale in cui l’intramontabile invenzione dei fratelli Lumière era priva di sovrastrutture.
Chazelle non ci risparmia nulla. Nella sua ultima fatica, infatti, vediamo un elefante defecare, persone vomitare in faccia ad altre, Robbie fare la lotta con un serpente, balli saffici e assistiamo persino ad un uomo enorme che si nutre di un roditore.
Babylon è l’antitesi del politicamente corretto. Non cerca di arruffianarsi il pubblico, bensì si pone come obiettivo quello di ricordargli che sul grande schermo vige la libertà di espressione. Pertinente a tal proposito risulta essere il seguente aforisma dell’iconico attore britannico Sir Charlie Chaplin:
Babylon – il cast
Il cast di Babylon è monumentale. Robbie meriterebbe l’Oscar nei panni di questa giovane e avvenente donna con velleità recitative. Nellie LaRoy possiede tutto l’entusiasmo e la fragilità di dive d’altri tempi, come Marilyn Monroe per citarne una. La statuaria attrice australiana riesce a cambiare registro con una disinvoltura che ha dell’incredibile.
L’inossidabile Brad Pitt, da par suo, sfodera tutto il suo proverbiale carisma per calarsi nei panni di questo divo carismatico pieno di allure e di malinconia. Il talentuoso Diego Calva non è da meno e, rispetto ai suoi colleghi, lavora di sottrazione.
Meritevoli di essere menzionati risultano anche un luciferino Tobey Maguire, una fascinosa Li Jun Li, e Jean Smart, Eric Roberts, Olivia Hamilton e Jovan Adepo, tra i tanti.
Babylon, oltre ad avere dei punti in comune con pellicole come La dolce vita, The Wolf of Wall Street e C’era una volta a… Hollywood, rievoca anche Viale del tramonto di Billy Wilder e omaggia deliberatamente Cantando sotto la pioggia, pietra miliare del cinema mondiale. Il film di Gene Kelly e Stanley Donen ha una trama che per certi versi somiglia molto a quella di Babylon.
Conclusioni
Babylon è un kolossal faraonico che merita la visione sul grande schermo perché ricorda che, nonostante il susseguirsi negli anni di film, di attori e di registi, il vero protagonista del cinema sarà sempre uno solo: lo spettatore.
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