Kingsman – Secret Service – “L’abito è la nuova armatura di un gentleman, e gli agenti Kingsman sono i nuovi cavalieri”

Kingsman – Secret service è il risultato di una combinazione vincente tra sceneggiatura (Jane Goldman, Matthew Vaughn, Mark Millar e Dave Gibbons) e regia (Matthew Vaughn). Il film ripercorre l’incontro di Eggsy (Taron Egerton) con l’organizzazione segreta Kingsman e con quello che sarà il suo mentore, Galahad (Colin Firth). Il giovane si troverà a sostenere l’addestramento per diventare un operativo Kingsman e poi trovarsi ad affrontare Richmond Valentine (Samuel L. Jackson) un miliardario con un complicato e ingegnoso piano per salvare la Terra attraverso l’eliminazione programmata di gran parte dell’umanità. Eggsy e la Kingsman riusciranno a fermare Valentine? La risposta è scontata, ma quanto è importante?

“I modi definiscono l’uomo”

La frase più nota del film può essere interpretata in diversi modi, certo è che i modi definiscono la qualità di un film. Soprattutto se con i modi intendiamo: l’eleganza della fotografia (George Richmond) nell’utilizzare un tono caldo – mai bruciato – affinché lo spettatore possa sentirsi partecipe della scena e proiettato nell’azione; la musica di Henry Jackman e Matthew Margeson utilizza perfettamente degli epici archi acuti, e dei gravi che sottolineano perfettamente il pericolo imminente; l’essere in parte di tutti gli attori, sia nei personaggi più quadrati che in quelli eccezionalmente sopra le righe.

Menzione onorevole va a Matthew Vaughn per aver tenuto in piedi una regia davvero interessante. In scena vi è sempre armonia – i personaggi vengono posti in modo simmetrico e le scenografie sono sempre ben ordinate, complici le scene talmente pulite che nemmeno il sangue le sporca un po’. I movimenti di camera sono altrettanto interessanti e i fuochi sono ben organizzati.

Durante le lotte, i rallenty e le accelerazioni rendono il tutto molto dinamico, spesso la camera segue la direzione dei colpi e dei feriti, il che trasporta ancora di più nella scena; la messa a fuoco sui personaggi che dialogano lascia sfocato il campo lungo, in modo tale da far concentrare sui dialoghi – sempre diretti, allusivi e carichi di tensione. Durante i combattimenti la tecnica si capovolge e il fuoco si carica su tutta la scenografia, funzionalissima ai fini delle coreografie di combattimento, spostandosi sapientemente dal più piccolo particolare al tutto.

“A lei piacciono i film di spionaggio, mister DeVere?” “Oggigiorno sono tutti un po’ troppo seri per i miei gusti, ma quelli vecchi? Meravigliosi.”

Kingsman – Secret service scende in pista con una formula vincente: usa l’immaginario dello spionaggio anni ’50 con il contemporaneo livello di effetti speciali, intrigantissime coreografie di lotta e la coscienza di chi mette le mani in quegli anni e non può prendersi troppo sul serio – non è un caso che i momenti puramente comici non dispiacciono e sono ben dosati, tutti i personaggi sono efficaci e quasi tutti profondamente irrealistici.

Gli agenti Kingsman rendono perfettamente l’idea – dotati di lama nello stivale, rimpiangono il telefono nel tacco -carichi di dispositivi tecnologici e buone maniere sono praticamente armi viventi che coniugano 007 ai cavalieri della tavola rotonda. L’antagonista? Ricco e megalomane Samuel L. Jackson si muove un passo avanti alla trama obbligandoci a seguirlo; tassello dopo tassello si scopre il suo intricato quanto improbabile piano, possibile solo nel mondo di James Bond, a cui diverse volte il film strizza l’occhio.

Gli agenti non troppo bene combaciano con il tempo presente – parte del personaggio di Firth è impiegata proprio nel voler svecchiare la Kingsman – al contrario Samuel L. Jackson ha uno stile incredibilmente pop e così anche Taron Egerton.

Altra menzione onorevole va a Gazelle (Sofia Boutella) che perfettamente incarna un altro stereotipo del genere: l’aiutante del cattivo tecnologicamente modificata che funge da ultimo combattimento prima della vittoria.

“Essere un gentleman non c’entra con il parlare bene, ma col sentirsi a proprio agio nella propria pelle”

Un buon film deve riuscire a parlare anche del presente. Come può farlo un film che contiene super spie con ombrelli antiproiettili e malvagi con stranissimi piani? Diverse volte il protagonista sottolinea come solo la fortuna determina dove si nasce, e solo una determinata condizione di partenza favorisce un sano e potenziale sviluppo della persona. Non importa se hai un alto Q.I., se nasci con la propensione atletica da olimpiadi o se non manchi un bersaglio al poligono; se la condizione di partenza è impossibilitante, allora sarai impossibilitato, così Eggsy e così suo padre.

Sarà Galahad che, conscio della realtà sociale, si rende conto che la vera nobiltà d’animo è custodita nell’educazione e che chiunque, con la buona occasione di sollevarsi e di raggiungere un tenore di vita più umano, si dedica alla riformulazione del proprio comportamento. Non esistono persone che nascono buone e persone che nascono cattive; esistono persone che hanno i soldi e persone che non li hanno, quando i primi credono di essere i buoni allora le cose si complicano – allora Artù (Michael Caine) può boicottare per la classe di appartenenza, allora Valentine può ucciderti perché non adatto alla sua versione del mondo.

Quella di Samuel L. Jackson può dirsi la versione più eccessiva e romanzata della lotta di classe dal fronte dei padroni, dove solo chi ha il potere, i soldi o alimenta l’ideologia del più forte può accedere al nuovo mondo. La maggior parte delle persone? Tutte quelle che farebbero affidamento alla semplificazione di una spesa – come quella telefonica – vengono attaccate dalle onde trasmette da Valentine e cadono in una frenesia omicida.

Kingsman – Secret Service

Non è un caso che Vaughn fa scoppiare la prima ondata di rabbia in una chiesa di bigotti in una delle scene d’azione più allucinanti degli ultimi anni, dove Galahad uccide tutti uscendo come ultimo sopravvissuto. In questo momento tra il grottesco e l’action, non si può dimenticare They live di John Carpenter dove John Nada colpisce per diversi minuti Keith David al fine di convincerlo a vedere la verità – così Colin Firth attaccherà e ucciderà i bigotti che da sempre predicano una giustizia da impartire con la forza, ma la forza ha una particolare caratteristica: può essere usata solo da chi ne dispone di più e un’arma vivente ne ha più di un gruppo di estremisti cristiani.

Vedere Kingsman – secret service significa incontrare un grande film, diretto e co-scritto da un grande regista. Significa incontrare un film che attacca l’organizzazione sociale classista, l’ideologia violenta e l’organizzazione liberale del mondo contemporaneo e sì, lo fa attraverso delle super spie con ombrelli antiproiettili e un cattivo megalomane con stranissimi piani.

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