Nel 2019 uscì al cinema C’è tempo, opera prima di Walter Veltroni che raccontava dell’incontro tra due fratelli separati da una significativa differenza d’età. Quel film suggellò il talento del versatile Stefano Fresi, ma per il resto passò quasi inosservato. Lo vidi in TV e lo trovai godibile ma eccessivamente lineare, costellato da colpi di scena fin troppo telefonati. A distanza di circa quattro anni ecco approdare sul grande schermo Quando, la seconda opera di Veltroni.
Quest’ultimo trae liberamente spunto dal suo omonimo romanzo per narrare la vicenda di Giovanni (Neri Marcorè), un uomo che si risveglierà da un coma durato ben trentuno anni. Si scoprirà che l’incidente che ha causato tutto ciò avvenne nel 1984 durante i funerali di Enrico Berlinguer, quando al protagonista cadde un bastone in testa. Nel 2015 Giovanni riuscirà miracolosamente a riaprire gli occhi e troverá ad assisterlo la volitiva e affascinante suor Giulia (Valeria Solarino).
Quando lo si può definire come un dramedy che “sfrutta” il problema del personaggio interpretato da Marcorè come espediente per fare la radiografia della società attuale e di quella passata. Esilaranti risultano diverse sequenze in cui un Giovanni spesso incredulo assiste a tutti i cambiamenti del mondo moderno.
Neri Marcorè è perfetto nei panni di quest’uomo che gradualmente prova a riconquistarsi un proprio posto all’interno della comunità. La Solarino è immensa nell’incarnare una donna che ha giurato amore eterno a Dio. Un personaggio che umanizza decisamente il clero. Questi due personaggi risultano molto sfaccettati. Veltroni è abile nello scandagliare le loro anime.
Completano il cast attori straordinari come Gianmarco Tognazzi, Ninni Bruschetta, Olivia Corsini e Dharma Mangia Woods per citarne alcuni. Irresistibile il cameo di Fresi, il quale duetta magistralmente con Marcorè nella scena più divertente del film.
In Quando Veltroni è bravissimo nell’alternare momenti drammatici ad altri più leggeri. L’ex sindaco di Roma mette alla berlina l’uso smodato dei social, il cinismo dei mass media e un certo tipo di cucina “ricercata” fra le tante cose.
Non tutto funziona alla perfezione in questo film diciamolo. In alcuni momenti si eccede con la retorica, alcune scene sono troppo buoniste e in linea generale il lungometraggio è troppo politicamente schierato. Tuttavia, rispetto all’opera prima, qui Veltroni ha decisamente alzato l’asticella realizzando un film che, pur non essendo privo di difetti, appare più maturo e complesso.
Il seguente estratto del libro La brevità della vita del celebre filosofo romano Lucio Anneo Seneca appare decisamente pertinente col significato più recondito di Quando:“Vivete come se doveste vivere per sempre, mai vi viene in mente la vostra caducità, non prestate attenzione a quanto tempo è già trascorso. Lo disperdete come provenisse da una fonte rigogliosa e inesauribile, benché nel frattempo proprio il giorno che è da voi donato a qualche uomo o attività sia forse l’ultimo. Ogni cosa temete come mortali, ogni cosa desiderate come immortali”.
Veltroni invita lo spettatore a non giudicare, ma lo sprona invece a cercare la felicità senza dare la colpa agli altri dei propri fallimenti. Non è un caso che Giovanni vada in coma proprio il giorno dei funerali di Berlinguer in quanto secondo molte persone dopo questo avvenimento cominciò la parabola discendente del Pci.
Seguendo una chiave di lettura ben definita infatti il protagonista di Quando corrisponde ad un’allegoria. Simboleggia una forte volontà di andare finalmente incontro al futuro senza dimenticarsi dell’importante lezione del passato.
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