Il sol dell'avvenire di Nanni Moretti

Il sol dell’avvenire – Il “ritorno” felliniano di Michele Apicella

Dopo il mezzo passo falso di Tre piani (2021) Nanni Moretti cambia decisamente registro per portare sul grande schermo il suo ultimo film, Il sol dell’avvenire.

Questo nuovo film racconta le vicissitudini di Giovanni, un regista italiano che sta girando una pellicola incentrata sull’insurrezione ungherese del 1956. Contemporaneamente vediamo il suo rapporto con la famiglia e i colleghi. Come se non bastasse il protagonista sogna di realizzare una storia d’amore arricchita da tante canzoni italiane. Infine penserà pure a mettere in scena un lungometraggio tratto da Il nuotatore, celebre racconto di John Cheever. Ogni riferimento a Palombella rossa non è per niente casuale.

Mentre in Tre piani il regista di Bianca e Habemus Papam aveva attinto per la prima volta nella sua carriera ad un soggetto non originale qui siamo palesemente di fronte ad una pellicola squisitamente morettiana. Il sol dell’avvenire per certi versi sembra quasi resuscitare Michele Apicella, storico alter ego di Nanni Moretti. Il film in questione lo si può considerare come una summa del cinema di questo inimitabile artista sarcastico e pungente che, come al solito, non disdegna una sana e preziosa autoironia.

Il sol dell’avvenire è una matrioska cinematografica in cui gli ingredienti sono dosati alla perfezione. Giovanni è il perno attorno al quale ruota l’intera vicenda ma non si può dire che agli altri attori non venga lasciato il giusto spazio. Margherita Buy, giunta alla quinta collaborazione con Moretti, è come al solito straordinaria nei panni di una moglie che non sopporta più la personalità eccentrica del  marito.

Silvio Orlando e Barbara Bobuľová sono irresistibili nei panni di due comunisti alle prese con la rivolta popolare ungherese e il relativo ingresso dei carri armati sovietici a Budapest. Uno degli attori feticci di quello che si può tranquillamente definire come un vero e proprio intellettuale tout court (Moretti) e la talentuosa interprete di origine slovacca dimostrano di avere una notevole alchimia. I due simboleggiano inizialmente le diverse prese di posizione da parte del PCI sui fatti di Budapest.

Mathieu Amalric, dal canto suo, è sorprendente nel ruolo di questo produttore francese entusiasta e folle che si professa come un fan sfegatato di Giovanni.

Nanni Moretti nella sua ultima fatica scende dall’ormai iconica vespa di Caro diario e sale su un monopattino elettrico per fare la critica al vetriolo di un certo tipo di violenza gratuita dilagante in molte opere recenti, dell’egemonia delle piattaforme e di tante altre cose. Inoltre si serve della Settima Arte per cambiare la storia allo stesso modo di Quentin Tarantino in Bastardi senza gloria e in C’era una volta a… Hollywood.

Il sol dell’avvenire è un capolavoro divulgativo che prende per mano lo spettatore e lo fa ridere, piangere, riflettere, sognare e persino ballare. Nanni Moretti omaggia Fellini, si autocita senza essere anacronistico, ci ricorda che nella vita non esistono assiomi e ribadisce l’importanza incontrovertibile della dissidenza all’interno della comunità.

Pertinente a tal proposito risulta il seguente aforisma del noto filosofo britannico Bertrand Russell: “Trova più gusto in un dissenso intelligente che in un consenso passivo, perché, se apprezzi l’intelligenza come dovresti, nel primo caso vi è una più profonda consonanza con le tue posizioni che non nel secondo.” 

Nel 1978 usciva nelle sale italiane Ecce bombo, il primo film di Moretti. Sono passati quasi cinquant’anni e questo “splendido” sessantanovenne si trova sempre maggiormente d’accordo con una minoranza di persone, ha un’idiosincrasia per un certo tipo di scarpe, ha un debole per la musica del nostro paese, ama il cinema e prende gli antidepressivi. Però a differenza di prima gli piacciono di più gli altri, li ascolta maggiormente. Ed è questa la chiave che gli permetterà di andare finalmente incontro al sol dell’avvenire!

E voi mi raccomando non fatevi del male, correte al cinema a vedere questo gioiellino metacinematografico. Vi dico solo che proverete lo stesso godimento che si ha nel mangiare la torta Sacher: morettiani e non, buona visione!


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