Dopo Rifkin’s Festival l’intramontabile Woody Allen torna dietro la macchina da presa per realizzare Coup de chance, il suo cinquantesimo film nonché il primo girato in lingua francese.
Se nel suo lavoro precedente il regista newyorkese omaggiava il tanto amato cinema europeo in chiave di commedia esistenzialista, qui torna ad essere preponderante la componente thriller. In Coup de chance vediamo Fanny (Lou de Laâge) e Jean (Melvil Poupaud), una coppia facoltosa apparentemente felice e realizzata dal punto di vista professionale. Un giorno però Fanny incontra Alain (Niels Schneider), un ex compagno di scuola da sempre innamorato segretamente di lei.
Da questo momento in poi tutto cambierà. Dopo il bellissimo Midnight in Paris, Allen torna nella capitale francese per raccontare una storia che possiede dei punti in comune con alcune sue storiche pellicole come Crimini e misfatti, Match point, Sogni e delitti e Irrational man. Tutti lungometraggi in cui lo spettatore viene portato a riflettere su quanto conti la fortuna nelle nostre vite, sull’irrazionalità scaturita dall’amore, sulle conseguenze delle nostre azioni e sul delitto.
Coup de chance non fa eccezione: esso analizza le dinamiche sentimentali che si instaurano nel corso della vicenda tra i protagonisti. Non manca inoltre la stoccata all’upper class, pullulante di persone superficiali e frivole. Apparentemente la trama di quest’opera può sembrare banale ma cela un significato profondo che va al di là di quello che succede ai personaggi del film. Quest’ultimi sono descritti divinamente. Allen riesce, come di consueto, a dare loro tridimensionalità.
La bellissima e affascinante Lou de Laâge è perfetta nei panni di questa giovane donna apparentemente felice, afflitta in realtà da inquietudini e insicurezze. Melvil Poupaud, dal canto suo, è veramente bravo nel ruolo di questo individuo sagace e benestante che risulta essere pieno di nevrosi e soprattutto di scheletri nell’armadio. Jean non è mai riuscito veramente ad uscire dalla buia galleria del trenino che mostra con tanto entusiasmo ai suoi ospiti. Neanche l’affetto della moglie lo ha portato a vedere la luce nella sua esistenza nonostante lui sia convinto del contrario. Di frequente tratta la consorte come se fosse un trofeo da esibire alle feste più che una donna di cui è innamorato.
Lo stesso Niels Schneider se la cava egregiamente ad interpretare un aspirante scrittore romantico e sognatore. Quest’ultimo è un vero e proprio alter ego del regista newyorchese. Merita una menzione anche Valérie Lemercier. L’attrice interpreta la madre svampita, ma fino a un certo punto, di Fanny. Correlato con il senso di Coup de chance è una frase del noto autore viennese Manfred Weidhorn: “In una singola eiaculazione maschile, ci sono circa 100 milioni di spermatozoi. Dal momento che ogni spermatozoo porta con sé un codice genetico leggermente diverso, qualsiasi essere umano vivente ha vinto la lotteria della vita alla quota di 100 milioni a uno. Eppure la gente spesso si lamenta di avere sfortuna.”
Allen a ottantasette anni suonati realizza un film superbo e privo di sbavature, impreziosito da una colonna sonora azzeccata che rimanda al Jazz di Miles Davis e dalla splendida fotografia di Vittorio Storaro. Non posso fare altro che consigliarvi questo vero e proprio gioiellino della settima arte. È come se Allen, che anche qui non rinuncia al suo proverbiale humor nero, abbia finalmente fatto pace con la caducità della vita. Mentre, infatti, in Match point si citava la famosa affermazione di Sofocle, il quale asseriva che non venire mai alla luce può essere il più grande dei doni, Coup de chance, al contrario, invita il pubblico a riflettere sul fatto che il vero colpo di fortuna è proprio nascere.
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