A distanza di ben ventuno anni da Il gioco di Ripley l’osannata regista emiliana Liliana Cavani torna sul grande schermo con un film intitolato L’ordine del tempo. Spesso i cineasti che stanno molto tempo lontani dalla macchina da presa ci tornano perché hanno qualcosa di molto significativo da dire. Forse, tuttavia, non è questo il caso.

L’ordine del tempo racconta le vicissitudini di un gruppo di amici di vecchia data che si ritrovano a Sabaudia per festeggiare il cinquantesimo compleanno di una di loro. In questa occasione vengono a sapere che un enorme asteroide potrebbe abbattersi sulla terra provocando l’estinzione degli esseri umani. Appreso ciò questi uomini e donne di mezza età cominciano a fare un bilancio delle loro vite, dicendosi reciprocamente cose fino a quel momento taciute.
Apparentemente quest’ultima fatica della Cavani poteva promettere bene. Il tema dell’apocalisse, pur essendo già stato affrontato in opere come Melancholia e Don’t Look Up era senza dubbio stimolante. Inoltre, L’ordine del tempo può vantare un cast straordinario che comprende attori del calibro di Alessandro Gassman, Edoardo Leo, Claudia Gerini, Francesca Inaudi, Valentina Cervi e Kseniya Rappoport tra i tanti. Stiamo parlando di alcuni tra gli interpreti più talentuosi del panorama cinematografico italiano attuale. È grazie alle loro performance se in alcuni momenti la pellicola risulta godibile.
Liberamente tratto dal saggio di Carlo Rovelli, L’ordine del tempo è un lungometraggio ambizioso che affronta anche tematiche importanti, ma lo fa con ridondanza senza riuscire a dare spessore ai personaggi. Per loro infatti risulta difficile provare empatia. In alcune sequenze del film sembra quasi di assistere alla brutta copia di Perfetti sconosciuti, vero e proprio gioiellino di Paolo Genovese che non ha bisogno di presentazioni.
in quel caso l’espediente narrativo era diverso e anche gli intenti non si possono mettere sullo stesso piano. La Cavani infatti avrebbe anche il proposito di dare un connotato scientifico al suo ultimo lavoro ma i discorsi che vertono sulla fisica appaiono fin troppo didascalici. Lo stesso Era ora, diretto da Aronadio, che vedeva come protagonisti lo stesso Edoardo Leo e Barbara Ronchi, affrontava la questione dello scorrere del tempo in maniera più incisiva. Ed anche se lì non c’era il pericolo di un’imminente fine del mondo, si rifletteva comunque su quanto i protagonisti si stessero realmente godendo la propria esistenza.
L’ordine del tempo si rivela essere un dramma borghese esistenzialista infarcito di luoghi comuni. Il seguente aforisma del noto fisico statunitense Albert Einstein risulta decisamente in linea col significato dell’intera operazione: “Il tempo è relativo, il suo unico valore è dato da ciò che noi facciamo mentre sta passando”. Da menzionare i sentiti omaggi della Cavani a Chaplin e a Leonard Cohen. La regista di Galileo e Francesco realizza, con l’ausilio di Paolo Costella e dello stesso Rovelli, uno script purtroppo privo di mordente che non riesce a servirsi della giusta dose di ironia.

Eppure di esempi illustri ce ne sono parecchi. Pensiamo a Compagni di scuola, forse il film più cinico di Carlo Verdone o a Il grande freddo di Lawrence Kasdan. In entrambe le pellicole infatti, alla stregua dell’ultimo lavoro della Cavani, amici o presunti tali si ritrovano e a causa di un evento scatenante fanno un punto delle rispettive vite. L’ordine del tempo è un’occasione persa che comunque non intacca la grandezza di una regista che, piaccia o meno, ha segnato la storia del nostro cinema. È proprio il caso di dire che un film sbagliato non è la fine del mondo.
Sono convinto che la nuova leonessa di Venezia tornerà di nuovo a graffiare!
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