Dopo due anni dalla prima ecco approdare su Paramount+ la seconda stagione di Vita da Carlo. Qui inizialmente vediamo un Verdone che, dopo la parentesi politica, ha finalmente ritrovato la sua dimensione scrivendo un romanzo autobiografico di grande successo intitolato La carezza della memoria. Tra i tanti aneddoti biografici raccontati nel libro ce n’è uno che sta particolarmente a cuore al regista romano. Quest’ultimo infatti vorrebbe realizzare un film sul rapporto che da giovane ebbe con una prostituta di nome Maria. Il ruspante e ingombrante produttore Ovidio, dopo un’iniziale riluttanza, deciderà di finanziare il progetto di Verdone a patto che il protagonista sia il cantante Sangiovanni. Contemporaneamente vedremo il Carletto nazionale alle prese con amici, parenti e nuovi incontri.
Questa nuova stagione di Vita da Carlo segue il fil rouge della precedente raccontando l’esistenza, in parte romanzata e in parte vera, di un artista ormai iconico che non ha paura di mettersi a nudo. La serie in questione vede la partecipazione di tanti attori fondamentali sia nella sfera pubblica che in quella privata di Verdone. Mi riferisco a Claudia Gerini, una delle sue muse, e al cognato nonché compagno di tante avventure professionali Christian de Sica, presenti in due degli episodi maggiormente riusciti dove si omaggia il passato senza dimenticarsi di riflettere sul futuro.
Il regista di Borotalco e Viaggi di nozze suggella il suo talento innato nel dirigere le attrici. La figlia coraggiosa e indecisa interpretata da Caterina De Angelis, Stefania Rocca nei panni di una scrittrice di fiabe per bambini decisamente stravagante, la Guerritore in quelli di una ex moglie nevrotica, Maria Paiato nel ruolo della domestica, Ludovica Martino in quello dell’attrice protagonista e Claudia Potenza nelle vesti della fidanzata di Max Tortora sono personaggi ricchi di sfumature che hanno una loro profondità. Ma anche gli interpreti maschili non sono da meno. Pensiamo al bravissimo Max Tortora alle prese con le sue fobie e con la propria ambizione, al tenero e bugiardo “Chicco”, incarnato da un sempre più bravo Antonio Bannò, al sorprendente Sangiovanni e al fuoriclasse Stefano Ambrogi. In alcuni momenti il suo produttore sopra le righe ricorda un certo Mario Brega.
Un capitolo a parte lo merita Fabio Traversa, il quale, con ironia e amarezza, mostra efficacemente tutta la frustrazione che prova un attore quando suo malgrado rimane ingabbiato in un ruolo. in una scena in cui compaiono sia Traversa che Verdone non può non tornare alla mente Re per una notte, bellissimo film diretto da Martin Scorsese.
C’è anche spazio nella serie per la critica al politicamente corretto, più volte stigmatizzato da parte di Verdone. È inoltre presente la stoccata all’eccessiva importanza che viene data ai social e quella al bigottismo nei confronti di presunte molestie che attualmente vengono definite tali anche quando non lo sono. Non manca neppure il sentito omaggio a Fellini, tanto che Verdone ha definito questo suo ultimo lavoro una sorta di piccolo 8 1/2. Si ribadisce inoltre l’inevitabile tormento che vive un artista per essere tale. Molto significativa a tal proposito risulta la scena in cui Verdone dice a Sangiovanni che senza l’ansia loro due sarebbero stati due stronzi qualsiasi.
Irresistibile il cameo di un Gabriele Muccino nei panni di se stesso intento a deverdonizzare il nostro protagonista. Verdone invita tutti noi a non smarrire la poesia in ogni cosa che facciamo, ci induce a lasciar perdere le cose quando non c’è più niente da fare e ci sprona a non aver paura della sofferenza in quanto quest’ultima dona saggezza alle persone. In definitiva mi sento di asserire che passano gli anni, cambiano le fruizioni ma Verdone, qualunque cosa faccia, rimane e rimarrà sempre Troppo forte.
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