Assassinio a Venezia (2023)

Assassinio a Venezia – E se esistessero gli spiriti Monsieur Poirot?

Assassinio a Venezia è il terzo film in cui Kenneth Branagh veste i panni di Hercule Poirot, il celebre detective belga partorito dal vivace intelletto della nota scrittrice britannica Agatha Christie. Il regista di Hamlet e Belfast, dopo aver riportato più o meno fedelmente sul grande schermo Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo, si cimenta con Poirot e la strage degli innocenti, un romanzo di cui non era stata ancora realizzata la trasposizione cinematografica. Ma già a partire dal titolo del libro si può evincere che, rispetto ai suoi predecessori, Assassinio a Venezia si prende la libertà di discostarsi molto dal libro da cui è tratto.

Nella pellicola in questione, ambientata nel 1947, vediamo che Poirot si è stabilito a Venezia. Il rinomato investigatore, dopo aver assistito in prima persona alle atrocità del secondo conflitto bellico, è talmente depresso da rifiutare sistematicamente tutti i casi che gli vengono offerti. Fino a quando non gliene propone uno la sua vecchia amica Ariadne Oliver, una famosa scrittrice di gialli. Quest’ultima convince il detective ad indagare su una sedicente medium assoldata dall’ex cantante lirica Rowena Drake al fine di mettersi in contatto con la figlia defunta.

La peculiarità di questo nuovo capitolo incentrato su Poirot è quella di essere contaminato dal genere horror. Assassinio a Venezia, alla stregua delle due pellicole precedenti, può vantare un cast stellare che annovera attori del calibro di Michelle Yeoh, Jamie Dornan, Tina Fey, Jude Hill, Kelly Reilly, Riccardo Scamarcio e tanti altri.

L’incipit di Assassinio sul Nilo si dilungava su un avvenimento autobiografico di Poirot, raccontando di fatto la genesi dei suoi caratteristici baffi. Assassinio a Venezia invece si concentra quasi immediatamente sull’indagine che farà tornare in pista il detective. Quest’ultimo, per la prima volta in vita sua, vedrá vacillare la propria abituale razionalità a causa di avvenimenti soprannaturali a cui assisterà in prima persona. Branagh fa centro riuscendo a coniugare impeccabilmente l’intrattenimento con la riflessione.

È palese che un’opera del genere punti ad un pubblico trasversale che possa garantire incassi stellari. Nonostante ciò l’impronta autoriale si fa sentire eccome. I personaggi sono ben delineati e appaiono tutti sfaccettati. Merito di una sceneggiatura ineccepibile che è riuscita nell’arduo intento di rendere credibile il tutto. Non è infatti neanche necessario più di tanto sospendere l’incredulità per godersi appieno Assassinio a Venezia.

La trama è ben congegnata e niente è lasciato al caso. I colpi di scena sono molteplici e sono sicuro che non vi lasceranno indifferenti. La cosa più interessante però è assistere alla progressiva umanizzazione di Hercule Poirot da parte di Branagh, il quale ogni volta riesce ad aprire una nuova crepa nella corazza di arroganza e pignoleria dentro la quale si trova il detective. Il versatile attore britannico è straordinario nel riuscire ogni volta a dare nuove sfumature al personaggio.

In questa indagine il timore per la presenza di presunti spiriti da parte di Poirot si percepisce molto intensamente. Non posso dirvi se la sua paura sarà fondata o meno. Mi sento però di asserire che farà bene a Poirot mettersi di nuovo in discussione e concedersi il beneficio del dubbio.

Pertinente col significato del film in esame risulta il seguente aforisma del rinomato poeta e scrittore italiano Daniele Mencarelli: “Un uomo che contempla i limiti della propria esistenza non è malato, è semplicemente vivo. Semmai è da pazzi pensare che un uomo non debba mai andare in crisi.”

In definitiva se cercate un lungometraggio che mantenga alta la vostra tensione in maniera affatto banale Assassinio a Venezia è la pellicola adatta a voi! Sono felice Sig. Poirot che abbia rimesso in moto le sue argute cellule grigie. Chissà dove verrà commesso il prossimo delitto.