Mi manda Picone – La doppia vita di un uomo onesto

Mi manda Picone, anno 1984, regia di Nanni Loy, interpretato da Lina Sastri e Giancarlo Giannini. Il cinema di Nanni Loy non va confuso con la commedia all’italiana. I suoi film sono sempre drammi leggeri con un sostanzioso rimprovero sociale.

Mi manda Picone, così come Detenuto in attesa di giudizio, Café Express o Testa o Croce, riporta episodi della nostra società italiana, in particolar modo quella nata dopo il boom economico. Società che è andata mano a mano dissolvendosi a causa di politiche speculative, di anni di malgoverno e di una crisi economica e sociale che si è fatta sempre più vicina.

Loy, con Mi manda Picone, parla di Napoli. Città dove i disagi economici, amministrativi o anche solo sociali e familiari vengono fuori meglio, come uno spettacolo all’aria aperta e a ciclo continuo.

La trama di Mi manda Picone“L’amianto è quella cosa che, quando ci va il fuoco vicino, invece di bruciare, va in culo a me.”

Mi manda Picone è un film del 1984 diretto da Nanni Loy e interpretato da Giancarlo Giannini e Lina Sastri.
La locandina di Mi manda Picone

“Avresti voglia di campare onestamente, vorrai dire” dice ad un certo punto Eduardo in Napoli Milionaria, dove cercava in tutti i modi di spiegare alla famiglia che il mercato nero non è la migliore soluzione di vita. È meglio morire di fame che ricorrere all’illegalità.

In Mi manda Picone avviene pressappoco lo stesso ma al contrario. Pasquale Picone, operaio dell’Italsider, come protesta per il suo licenziamento, si dà fuoco in tenuta da lavoro davanti ai cittadini e alla famiglia. Recuperato da un’ambulanza, viene portato in ospedale e da quel momento sparisce per sempre nel nulla.

Luciella (Sastri), moglie di Picone, lasciata sola con i tre figli si mette in cerca di lui aiutato da Salvatore Cannavacciuolo (Giannini), un disoccupato che campa come meglio può. Venuto a sapere che Picone non lavorava veramente all’Italsider, con la scoperta di un’agenda, capisce il mistero che si nasconde dietro di lui.

Picone viveva di traffico illecito e mazzette che andava a reclamare in ogni parte della città: dai gioiellieri ai meccanici, dal macellaio al bombarolo cieco. Dietro la maschera dell’onesto lavoratore e padre di famiglia, si nasconde uno dei più grandi malavitosi della città.

Con l’aiuto di questa agenda, Salvatore trova giusto andare a reclamare lui stesso i soldi spacciandosi per il sostituto del morto e presentandosi sempre con la frase “Mi manda Picone”. Dopo un po’, però, entrato ancora più in profondità in questi loschi e pericolosi affari, decide di ritirarsi per non rischiare. Luciella, per non credere alla doppia vita del marito, anche se non ha più ritrovato il corpo, preferisce crederlo morto e con la ferma convinzione di aver sposato un uomo onesto.

Mi manda Picone, Loy e la doppia faccia di una società

Mi manda Picone è un film del 1984 diretto da Nanni Loy e interpretato da Giancarlo Giannini e Lina Sastri.
Lina Sastri in una scena del film

La grande verità, Salvatore e Luciella, la scopriranno proprio negli istanti finali della pellicola, nel momento in cui ritrovano la tuta verde che Picone indossava quando si è dato fuoco. Questa infatti, imbottita di amianto e tessuto ignifugo, è la prova che l’uomo è ancora vivo.

Insomma, Picone si finge morto per portare avanti il suo lavoro illegale. Fra le due vite che aveva, esce da quella del brav’uomo con una morte pubblica e insospettabile. In realtà, scarica solo la famiglia cercando di lasciare il grande ricordo di un cittadino modello. Sparisce per sempre dal mondo esterno, alla luce del sole e si nasconde nel sottosuolo, nella clandestinità e nella malavita.

In questo dramma che via via si fa sempre più thriller con qualche pennellata di grottesco, Loy usa questo personaggio per descrivere ben altro. Il doppio che si cela in una società all’apparenza pulita e casta. Come Dante e Virgilio, Salvatore e Luciella si fanno strada fra papponi, il giro della prostituzione, il traffico illecito nelle catacombe, la corruzione che si aggira negli ospedali e nei vorticosi meandri del palazzo di giustizia.

Mi manda Picone di Nanni Loy è diventato col tempo un vero e proprio cult. Un film che, per un misunderstanding, fu interpretato da Giannini e non da Enrico Montesano (attore al quale il regista aveva proposto per primo il ruolo di Salvatore). Poco male, visto che a Giannini il ruolo del povero disgraziato napoletano riesce sempre bene. Nel cast un mare di attori caratteristi del cinema e del teatro: Aldo Giuffrè, Carlo Croccolo, Marzio Honorato, Leo Gullotta, Antonio Allocca e Nicola Di Pinto.

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