Birra e Turchia

Un racconto di Ettore Arcangeli.

 

Mete Demir

Era un giorno come tanti altri da qualche mese a questa parte. Dopo aver perso il lavoro la mia vita aveva preso una spirale discendente. Ancora continuavo a svegliarmi presto, come per non rassegnarmi alla disoccupazione. La sveglia suonava, mi alzavo, mi preparavo la colazione. Tutto, come se poi dovessi uscire per raggiungere il luogo di lavoro. [continua a leggere]

 

La famiglia non è casa

[…] Ero così assorto nei miei pensieri che se non fosse stato per una barbona con un maiale da compagnia al guinzaglio che mi urlò contro sarei morto sotto il tram della linea blu. Ritornai vigile e decisi di prendere in mano la situazione. La mia vita era in caduta libera, ma potevo almeno impegnarmi per qualcosa di più nobile. Avrei dovuto convincere il mondo del pericolo che Erdogan rappresentava per la Turchia e per l’Europa. [continua a leggere]

 

Pegida

[…] Non sapevo che fare. La giornata proseguì nell’inedia più totale. Non avevo voglia di tornare a casa, mi sarei sentito troppo solo. Non avevo voglia di andare in giro a raccogliere i vuoti da portare al supermercato per quei pochi e miseri spicci. Non avevo nemmeno voglia di andare da Antonio a sentire se avesse bisogno di me per qualche lavoretto. Non avevo voglia. [continua a leggere]

 

99 Luftballons e Marx

[…]Rimasi minuti a fissare il traffico dell’ultimo incrocio prima del mio isolato, indeciso se gettarmi sotto uno di quei suv neri e possenti per farla finita. All’improvviso da dietro sentii un’artista di strada che con la sua chitarra iniziò a cantare. [continua a leggere]

 

La banalità della donna angelo

[…]Mentre mi dirigevo verso le casse notai una ragazza al reparto dei vini. Mi colpì moltissimo la sua indecisione. Per me era qualcosa di alieno. Di solito passavo davanti agli scaffali delle birre e prendevo quelle con il miglior rapporto prezzo/botta, e le poche volte che volevo farmela salire con il vino seguivo lo stesso ragionamento delle birre. [continua a leggere]

 

La società dell’esclusione

[…] -Non saprei spiegarti bene. Non sono molto bravo con le parole. So solo che appena ti ho vista ho provato come una sensazione di pace. Tutti i miei problemi sono spariti. Pensavo solo a te, e a quanto fossi così diversa dalle altre. Mi dispiace però di essermi comportato così. [continua a leggere]