Difficile far piangere. È risaputo tuttavia che ancora più difficile è far ridere; scatenare una risata spontanea in una persona è sempre un’impresa dura, per la quale solo alcuni riescono a portarla a termine. Mi sono più volte imbattuto in personaggi del cinema che hanno fatto della loro comicità un biglietto da visita, tramite il quale è impossibile sbagliare. Se un attore è davvero bravo, ce la fa benissimo da solo a trascinare in risa l’intero spettacolo. A volte, però, il suo lavoro richiede una spalla; qualcuno che sia bravo almeno quanto lui a tenergli testa e a tenere testa a quelle battute che se usate da soli non porterebbero di certo a un formidabile successo. In questo caso, il duo comico è sempre ben accetto, in un film ma soprattutto in uno spettacolo teatrale dove i tempi recitativi cambiano e ogni sketch è studiato prima della scena, per il resto si deve essere pronti a ricordarselo; con l’aiuto anche di una buona dose d’improvvisazione. Ma visto che ormai siamo entrati in quella strada, il cinema sarà lo strumento che userò per rimembrarvi alcune delle più formidabile unioni comiche che il mondo dello spettacolo e dell’industria cinematografica abbia mai conosciuto. Coppie che hanno fatto ridere intere generazioni e che, nonostante alcune di loro abbiano partecipato ad una sola pellicola, sono state marchiate per sempre come un duo eterno e irripetibile.
Nelle primissime file, fautori di quella Slapstick Comedy universale e comprensibile a tutti, non possono mancare i re degli sketch comici. L’inglese Stan Laurel e l’americano Oliver Hardy s’incontrarono quasi per caso prima di unirsi e creare un alleanza profonda sia dentro sia fuori dal set. Il film in questione era “Cane Fortunato”. I due non si conoscevano ma dopo alcune sequenze girate già si era pensato ad un possibile accordo. I due attori reagirono così bene che nemmeno un anno dopo scossero gli studi hollywoodiani. I due funzionavano alla perfezione. Oliver, il più alto e grasso, si dava arie da saccente e scaltro, demoralizzando sempre il compare secco e striminzito Stan. Alla fine, a causa d’incomprensioni, ad avere la meglio era sempre il piccoletto che superava in astuzia il più grosso. Ciò che era in uso di norma nelle loro scenette era sempre il rendere il possibile o il facile in qualcosa di estremamente complesso; come salire su di un letto o riempire una caraffa di vino. Oliver riempiva un bicchiere, lo passava a Stan il quale doveva metterlo nella caraffa a terra. Alla fine la caraffa era sempre piena ma Stan non avvertiva mai il compare e così i successivi bicchieri se li scolava lui. Dagli anni del muto fino agli anni quaranta andarono forte in ogni parte del pianeta. Dimenticati per un lunghissimo periodo di tempo, da qualche decennio Stanlio e Ollio, come venivano chiamati in Italia, stanno riprendendo una grande popolarità, segno che la verve comica del duo non smette di divertire e appassionare.
Da buon italiano devo citare il grande Totò. Tante spalle comiche diverse nel corso degli anni, ma solo con una il Principe della Risata ha dato di sicuro il meglio di se. Sto parlando di Peppino De Filippo, che, nonostante facesse il suo stesso mestiere, la sua comicità e i suoi tempi da commedia superavano di gran lunga quelli del fratello Eduardo, sebbene questi lavorasse a commedie di carattere più sociale e drammatico. Totò e Peppino hanno lasciato un patrimonio vasto di film in cui è quasi impossibile non ridere. Da “Totò, Peppino e la malafemmina” a “Totò contro i quattro” o “Arrangiatevi”, questa coppia di attori avevano stabilito un’atmosfera e sintonia tale da far funzionare ogni scena con la precisione di un orologio svizzero. Se Totò diceva una cosa, Peppino sapeva subito cosa fare per rispondergli e viceversa. Alla morte di Totò, avvenuta nel 1967, una perla preziosa del cinema si è spezzata. In Italia, a Napoli soprattutto dove hanno il culto della venerazione più smodata, i due sono trattati e riconosciuti in ambito popolare come due veri e propri santi.
Nel 1966 il regista Billy Wilder chiamò Jack Lemmon per il ruolo da protagonista nel film “Non per soldi ma per denaro”. Gli fu affiancato un ancor poco noto Walter Matthau. Da lì, molti produttori, sceneggiatori e registi pensarono immediatamente a quanto potesse essere fruttuosa una coppia così. Gene Sachs, due anni più tardi, girò “La strana coppia”, con Lemmon nei panni del maniaco della perfezione e dell’igiene Felix Hungar, appena lasciato dalla moglie che non lo sopportava più, e Matthau in quelli del rozzo e squattrinato Oscar Madison. La diversa fisicità, più precisina quella di Lemmon e dinoccolata per Matthau, e la diversa recitazione, li metteva in contrasto sul set e dava il via a sketch sensazionali. Tornarono a lavorare insieme in altrettanti film come “Prima pagina”, “Buddy Buddy”, “Gli impenitenti”, “Due irresistibili brontoloni” e “La strana coppia II”. Nella vita reale erano grandi amici e continuarono ad esserlo fino alla morte di Matthau avvenuta il primo Luglio 2000. Lemmon lo seguì appena un anno dopo.
Torniamo in Italia dove di coppie comiche il cinema sovrabbonda.
I re delle scazzottate, Bud Spencer e Terence Hill. Anche il loro fu un inizio quasi casuale; quando Bud, non sapendo come menare Hill, gli dette un colpo di lato sul collo. Da quel momento, il trionfo. “Lo chiamavano Trinità”, “Continuavano a chiamarlo Trinità”, “Altrimenti ci arrabbiamo”, “I due super piedi quasi piatti”, sono solo alcuni dei film che li hanno fatti amare non solo dal pubblico italiano ma, con orgoglio, anche mondiale.
“Non ci resta che piangere”, segna l’unica vera collaborazione cinematografica tra Benigni e Troisi: per molti è come se lo stesso film ne valesse cento. Un opera, questa, che chi non ha visto è un fesso, citando il grande Totò. Qui, due spiriti liberi e comici s’incontrano. Il toscanaccio brusco e rozzo, con il napoletano pigro ma filosofo. Un solo film per fare un vero duo riconosciuto e rispettato, sebbene i loro volti si presentarono più volte insieme in qualche trasmissione televisiva.
Gino Cervi e Fernandel sono rispettivamente Peppone e Don Camillo nella saga nata dalla penna di Giovanni Guareschi. Molti anni di collaborazione artistica in un film ormai entrato nella cultura di massa.
Mi è pesante e duro citare un altro duo comico. Devo tuttavia ammettere che i film di Natale, prodotti dagli anni ’90 ad oggi, furono testimoni di due nascite troppo importanti per lo Show Business. La prima è il famoso “Cinepanettone”, e la seconda nascita è l’accoppiata Boldi/De Sica, che proprio in quegli anni ebbero la meglio su molti altri comici italiani. La loro separazione, fu un successo personale, ma di sicuro un fallimento dal punto di vista cinematografico e finanziario.
Lascia un commento