Il giovane Karl Marx è un film del regista Rauol Peck. Un’opera a volte stucchevole e sdolcinata in un contesto storico come quello nel quale vissero due menti innovative come quelle di Engels e Marx. Una favola dolce e sfuggevole dove, più che le lotte di classe e la presa di coscienza del proletariato, è la romantica vita privata di uno dei più importanti pensatori dell’800 e del suo fraterno amico a prevalere. Quella del ricco figlio industriale Friedrich Engels e quella sempre a zonzo tra un esilio e l’altro di Karl Marx.

Non si vive di sola teoria né di solo pensare. Così il giovane giornalista e futuro filosofo e sociologo tedesco è spiato, nell’opera dell’haitiano Raoul Peck, oltre le sue mura domestiche; attraverso i rapporti carnali con la moglie Jenni e con i primi rapporti di lavoro e d’amicizia che lo portano a incontrare il giovane collaboratore Engels. Tra gli interpreti principali troviamo August Diehl (il noto capitano della Gestapo in “Bastardi senza gloria”), Vicky Krieps (“Il filo nascosto”), Stefan Konarske nei panni di Engels e Ivan Franek in quelli di Michail Bakunin.

Siamo ancora agli inizi. Quella che verrà conosciuta come “Lega dei comunisti” è ancora lontana. Nella Colonia del 1843 Marx viene arrestato a causa dei suoi articoli contro la proprietà, e ancora di più contro le monarchie assolutistiche ancora in piedi in tutta Europa. Mentre lui è costretto alla fuga in Francia, nello stesso momento, Friedrich Engels, dipendente a Manchester nella fabbrica tessile del padre, vede quei soprusi e le alienazioni degli operai come un pretesto per studiare più da vicino tali problematiche. Un giorno quasi inaspettato e non sperato, porterà i due a un incontro fortuito.
Le tappe salienti del pensiero marxista sono scandite dalle date e dai luoghi, dove Karl è costretto ad andare e dove concepisce un disegno molto più grande. Ogni tappa, oltre all’impegno politico e sociale, si consolida anche grazie a quel senso domestico e umano che pervade con leggera armonia tutta l’opera. Ecco che vengono descritti quegli aspetti forse più nascosti del barbudo pensatore. La nascita delle sue due figlie e il rapporto gioioso con la compagnia di una vita. Le sbronze al caffè in cui, tra una bevuta e l’altra, ci scappa anche l’impegnato senso civico e sociale verso i calpestati e gli sfruttati. Marx cambierà il mondo, ma prima ancora è il mondo, e l’instabilità sociale dei regimi europei, a stravolgerlo; a far nascere in lui una personalissima idea di comunismo. Quel comunismo che già esisteva e, come si vede nel film, è stato sempre sognatore ma diviso in pensieri contrastanti; messo in discussione da teorici, più che pratici, come si vede nello stesso film di Peck.

L’incontro con Bakunin, teorico e sostenitore di un mondo anarchico, quello con Proudhon, la presa di coscienza, ecc. Sono descritti dal regista con sporadicità. Ciò che realmente interessa è il Marx della prima ora, e con lui anche Engels; giacché non si possono prendere separatamente. Un episodio di una vita non all’insegna del benessere e del lusso e raccontata come una fiaba lontana. C’erano lui, quell’altro e un male da sconfiggere. Un buon modo per avvicinarsi alla figura ancora oggi criticata di Karl Marx, senza indagare troppo né troppo poco. In effetti, il film, seppur godibile e pieno di veridicità storica, non è mai né da una parte né dall’altra del confine; non si spinge oltre, non osa e non si limita nemmeno a raccontare i periodi storici come in una cronaca o uno pseudo documentario. Non è neanche una satira o una denuncia verso quel mondo tanto vecchio e distante quanto vivo e contemporaneo. È più un film romantico e di amicizia; con l’unica differenza che il protagonista è Karl Marx.

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