Pinocchio di Walt Disney

Pinocchio – Sempre e comunque

Sin dalla sua prima apparizione, avvenuta tra il 1881 e il 1882 sul quotidiano “giornale per bambini” con il titolo “La storia di un burattino”, Pinocchio è forse la fiaba che più di tutte ha resistito al tempo. Si è rinnovato, si è fatto bambino, cartone animato, serie televisiva e spettacolo teatrale. La morale di Collodi non ha smesso mai di affascinare il pubblico di tutte le età; come si può vedere continua a farlo.

Senza perdere troppo tempo, andiamo a vedere quali sono le opere cinematografiche, televisive e teatrali più belle (e anche brutte), incentrate proprio sul burattino toscano.

«C’era una volta…
– Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.»

1) Pinocchio (film del 1940, Disney)

Pinocchio è un classico Disney

Secondo film d’animazione del 1940, firmato Disney. La multinazionale americana, creatrice di sogni visivi, colpì ancora nel momento in cui si decise di portare in scena la storia del famoso burattino collodiano. La storia è sempre la stessa; il disperato bisogno di avere un figlio, da parte del povero Geppetto, e l’incredibile avventura che ritarda il sogno di Pinocchio, quello di essere un bambino vero come tutti gli altri. Come sono soliti fare nell’universo Disney, molte parti dell’opera originale vengono volontariamente tagliate, e naturalmente si inventa e si aggiunge; spostando, ingigantendo e anche ridicolizzando. Perciò, Pinocchio vestirà un insolito vestitino tirolese, Geppetto, sebbene povero, ha un gatto un pesce e degli orologi a cucù (se fosse stato veramente al verde, avrebbe fatto un bel falò e mangiato i due animali domestici, che ne dite?). La fata, smette di essere sempre presente lasciando maggiore spazio al Grillo, o ad altri personaggi come Lucignolo, Mangiafuoco (qui in veste di gran bastardo) e il gatto e la volpe. Ma che cosa volete farci? Disney non si smentisce mai e nonostante tutto, è un rifacimento diventato capolavoro a sé. Amato sia dai bambini che dai grandi. La direzione del film fu affidata a un gruppo di registi e disegnatori; Ben Sharpsteen, Hamilton Luske, Bill Roberts, Norman Ferguson, Jack Kinney, Wilfred Jackson.

2) Le avventure di Pinocchio (serie televisiva del 1972, di Luigi Comencini)

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In questo caso preferisco parlare di una vera e propria istituzione. Quello di Luigi Comencini è un rifacimento a vita propria. Dalla storia originale, il regista si diverte a cambiare alcuni elementi presenti nel romanzo ma la cosa non guasta. Anzi, lo si ama ancora di più. “Le avventure di Pinocchio”, film televisivo nel 1972 diviso in sei puntate, ha al suo interno un cast stellare di attori italiani, quali Nino Manfredi, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Gina Lollobrigida, Ugo D’Alessio, Lionel Stander, Vittorio De Sica, Enzo Cannavale e l’allora bambino Andrea Balestri. Quest’ultimo, molto spontaneamente, regala un’interpretazione alquanto vicina al carattere del discolo burattino di legno del libro. Pisano verace, così lo scelse Comencini, Balestri è affiancato dal ciociaro Manfredi che, allo stesso modo, crea un Geppetto stralunato, affamato e vero povero. Nello sguardo di Manfredi si vede tutta la miseria e il disincantato modo, spensierato, di vedere il mondo. In effetti, il regista preferisce dare uno smalto nuovo alla fiaba, mescolando all’avventura, tratti comuni della crisi sociale degli anni sessanta e settanta. Chi lo ha visto e ci è cresciuto, non può dimenticare ogni singolo volto; da Mastro Ciliegia, interpretato da Ugo D’Alessio, al gatto e la volpe. Indimenticabile è la musica, scritta e diretta da Fiorenzo Carpi.

3) Pinocchio (film del 2002, di Roberto Benigni)

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In tutta sincerità, se non ci fosse stata Nicoletta Braschi, la trasposizione di Benigni sarebbe stata più accettabile. Per nostra sfortuna è andata diversamente e ci dobbiamo accontentare di questo qua. Un film che si avvicina molto al testo di Collodi; molto di più che il Pinocchio di Comencini. Benigni non aggiunge, ma preferisce seguire il romanzo passo dopo passo, ridando luce a personaggi scomparsi in opere precedenti. Riappare il cane e cocchiere Medoro, l’episodio di Eugenio, il bimbo ferito durante la rissa tra Pinocchio e i suoi compagni di scuola e quello di Giagio, il contadino che mette a lavorare il burattino nella sua fattoria. Di per sé, è un film piacevole ma non all’altezza di altri. Benigni, che interpreta il personaggio principale, preferisce lasciarsi andare e vere e proprie imitazioni fanciullesche nel corpo di un cinquantenne. Risibile ma fino ad un certo punto. Molto interessante è invece il Geppetto di Carlo Giuffré, o il gatto e la volpe dei Fichi d’India. La fatina? Non ne parliamo va. Musiche di Nicola Piovani e anche in questo frangente un buon cast di attori italiani come Tommaso Bianco, Beppe Barra nel ruolo del grillo, Kim Rossi Stuart e Luis Molteni.

4) Le avventure di Pinocchio (film d’animazione del 1959, di Ivan Ivanov Vano)

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Film animato del 1959 diretto da Ivan Ivanov Vano, e tratto dal rifacimento letterario di  Aleksej Nikolaevič Tolstoj “La piccola chiave d’oro o le avventure di Burattino”. Cambiano gli eventi e anche i personaggi. Da vedere almeno una volta prima di morire. Anche nell’animazione, la visione russa è preferibilmente più lenta del normale; l’introspezione interiore in ogni personaggio è in questo modo maggiore e di sicuro interessante. Geppetto diventa Carlo, Burattino resta il nome definitivo di Pinocchio e la storia si riduce ad essere una lotta contro Carabas Barabas, proprietario del teatro di burattini.

5) OcchioPinocchio (film del 1994, di Francesco Nuti)

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Nel 1994 Francesco Nuti decide di intraprendere una strada nuova, rispetto ai suoi film precedenti. Sebbene la realizzazione travagliata, “Occhio Pinocchio” resta il suo lavoro più ambizioso. Il film narra la storia di Leonardo, custode e infermiere di un ospizio comandato da un perfido direttore. Ha un cervello da bambino, per questo è soprannominato Pinocchio. Il suo lavoro consiste nell’assistere i malati e seppellirli una volta morti. La sua vita cambia quando arriva dall’America un ricchissimo uomo d’affari, fratello di un anziano appena defunto, che dice di essere il padre di Leonardo/Pinocchio. L’uomo porterà con se Pinocchio negli Stati Uniti; li incomincerà la sua avventura. Questo di Nuti, può essere considerato anche come il suo film più fantasioso e, in certi casi, più maturo. Una rivisitazione drammatica e grottesca della creatura di Carlo Collodi; con l’aggiunta di alcuni tratti tipici del thriller e del poliziesco, Nel film, anche Novello Novelli, Chiara Caselli e Pina Cei.

6) Le avventure di Pinocchio (film del 1947, di Giannetto Guardone)

Pinocchio di Giannetto Guardone

Diretto da Giannetto Guardone nel 1947, questa trasposizione delle Avventure, è una delle più malandate di sempre. Girato a basso costo in un momento in cui l’Italia è intenta a rialzarsi dopo la disfatta e la botta presa durante il fascismo e la guerra. Viareggio è il set dell’opera di Guardone, uno sconosciuto regista del secolo scorso che, con pochi mezzi e soldi, dirige un film la cui nota positiva è solo la partecipazione di attori all’epoca sulla scia del successo; o all’inizio di carriera. Infatti, troviamo un giovanissimo Vittorio Gassman alla sua quarta prova di attore e nei panni del pescatore. Poi Luigi Pavese, Mariella Lotti e il piccolo Alessandro Tommei nei panni di Pinocchio.

7) Pinocchio (film d’animazione del 2012, di Enzo D’Aló)

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Enzo D’Alò, già famoso per La gabbianella e il gatto, ritenta quel successo molti anni più tardi, riportando in versione animata la storia del burattino. La trama è sempre quella, e nonostante il disegno alquanto stuzzichevole, non riesce a trionfare. La cosa più interessante del film è la colonna sonora di Lucio Dalla, e il doppiaggio, lasciato a grandi interpreti del cinema e della televisione come Rocco Papaleo, Mino Caprio, Maurizio Micheli, Carlo Valli, Dario Penne e Paolo Ruffini.

8) Totò a colori (episodio di Pinocchio)

Totò e Pinocchio

Non possiamo non citare la bravura recitativa, ma soprattutto mimica del nostro principe della risata. Totò, nel film Tòtò a colori diretto nel 1952 da Steno, ci regala uno sketch che sottolinea la sua comicità anche fisica, oltre che solo discorsiva. Il film è un’insieme degli sketch più popolari del comico napoletano; dal vagone letto, a quello del direttore d’orchestra, fino allo sketch di Pinocchio. In questo rocambolesco gioco di snodature e contorsioni continue, Totò omaggia il teatro delle marionette, Collodi e la sua creatura.

9) Pinocchio (spettacolo teatrale del 1961, di Carmelo Bene)

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Carmelo Bene, rivoluzionario del teatro del 900, o meglio della recitazione teatrale dei classici o di opere più moderne, mette in scena il “suo” Pinocchio. Rifacendosi anche, e soprattutto, al teatro greco, Bene inscena un dramma mascherato con scarna scenografia, poca illuminazione; solo il buio del palcoscenico e pochi personaggi essenziali. Composta nel 1961, l’opera e un mix fra teatro classico, quello degli antichi, e il testo ottocentesco di Collodi; il quale non se ne va del tutto. Anzi, è proprio il testo a non essere modificato. Per il resto, è Bene a dirigere a suo piacere e secondo il suo gusto provocatorio e alienante.

10) Fermi tutti questo è uno spettacolo, Pinocchio (spettacolo teatrale del 1998, di Massimo Ceccherini,  Carlo Monni, Alessandro Paci)

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Un vero e proprio cult fiorentino. Un’opera teatrale che un erede ma più dissacrante, grottesco e brusco dell’originale. Punto di riferimento per lo spettacolo vernacolare toscano portato in scena per la prima volta nel ’98 dai tre feroci fiorentini, colleghi e amici di mille imprese; Massimo Ceccherini, Alessandro Paci e Carlo Monni, icona dell’ironica ed esilarante comicità fiorentina. I tre attori improvvisano assieme in questa farsa cercando di restare seri ma è cosa assai difficile. I tre si dividono i ruoli; cosí lo smilzo Paci sarà solo Pinocchio, mentre gli altri due ricopriranno ruoli aggiuntivi. Ceccherini impersona sia la Fatina, sia Lucignolo che il narratore/provocatore. Infine, il Monni  veste i panni di Geppetto, del Grillo parlante e di Mangiafuoco.  Non manca di certo la rottura con la quarta parete e il conversare disinvolto con il pubblico. Non mancano gli errori, le gaffe o le prese in giro fra di loro. Ma tutto per poter dire la loro sulla figura del burattino che tante notti ci ha fatto passare, leggendolo e rileggendolo.

Questo è Pinocchio; un’autorità fiabesca usata e riusata, stuprata, imbellita o resa più grottesca e terribile. Non dimentichiamoci di altrettanti tributi al burattino di legno. Tornando a Hollywood, Spielberg gira nel 2001 ” A.I. – Artificial Intelligence; basato su un precedente progetto di Stanley Kubrick e incentrato sulla vicenda di un bambino robot, adottato da una famiglia di umani. In campo musicale, Edoardo Bennato compone l’album Burattino senza fili”, nel 1977. Lo scrittore Stefano Benni scrive un’opera teatrale intitolata “Pinocchia”; cambia il sesso e il senso profondo della trama. E molti altri.

Pinocchio non cessa di essere rivisitato. A quanto pare, non cesserà mai di esserlo.

Commenti

2 risposte a “Pinocchio – Sempre e comunque”

  1. […] altro film che, nonostante il tema abusato, difficilmente deluderà le grandi aspettative che si ripongono in un regista del […]

  2. […] Pinocchio diventa un must, al quale tutti vogliono dedicare almeno una parte dei loro sforzi professionali. Sempre e comunque. […]

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