Pietro Marcello dopo Bella e perduta del 2015 decide di portare sul grande schermo il Martin Eden di Jack London in salsa napoletana affidando il ruolo di protagonista a Luca Marinelli, giustamente premiato per la medesima interpretazione con la Coppa Volpi a Venezia.
Il film si svolge nel primi anni del XX secolo e racconta le vicissitudini di un giovane marinaio che è solito spostarsi in modo irrequieto da un luogo all’altro, ma “quell’irrequietezza era diventata acuta, dolorosa, giacché sapeva finalmente, chiaramente, che cosa gli occorresse: la bellezza, la cultura intellettuale e l’amore”.
Dopo aver difeso un giovane ragazzo di buona famiglia da un energumeno che lo stava picchiando Martin verrà invitato a pranzo dalla ricca famiglia Orsini dove conoscerà quella che diverrà la sua fidanzata, ovvero la giovane ed affascinante Elena (Jessica Cressy) di cui si innamorerà perdutamente, deciderà così di istruirsi al fine di divenire uno scrittore; nel corso della storia però discuterà animatamente con Elena a causa delle sue idee politiche in netto contrasto con quelle della famiglia della ragazza; Martin inoltre conoscerà il poeta/mecenate Russ Brissenden (Carlo Cecchi) con il quale stringerà una profonda amicizia.
La pellicola presenta delle sequenze in bianco e nero molto suggestive nelle quali si vede l’infanzia umile vissuta dal protagonista, molto armoniosa risulta essere inoltre la colonna sonora che mescola molto liberamente Debussy a Teresa De Sio e ricorda i romanzi americani degli anni ’50.
Luca Marinelli, uno dei migliori attori italiani della nuova generazione regala un’interpretazione magistrale caricandosi sulle spalle tutto il film, il suo Eden ha dentro di sè il giusto mix di ambizione, talento, coraggio, idealismo e follia che contraddistingueva il personaggio partorito dalla mente di Jack London, un personaggio anticonformista che si schierava sempre a favore dei più deboli e non accettava compromessi tanto da rimanere solo, ma d’altronde “le persone d’eccezionale valore sono simili alle grandi aquile solitarie che volano molto alto nell’azzurro, al disopra della terra e della sua superficiale meschinità”.
La stessa Jessica Cressy se la cava egregiamente a vestire i panni di Elena Orsini, Elena era dolce ed affascinante ma allo stesso modo dell’intera borghesia di quegli anni “aveva quella diffusa chiusura mentale dalla quale tutte le creature umane sono indotte a credere che la propria razza, la propria fede religiosa e le proprie idee politiche siano le migliori e le sole giuste e che i loro simili sparsi nel resto della terra si trovano in una situazione meno fortunata della loro.”
Pietro Marcello realizza una vera e propria cartina tornasole dell’Italia del ‘900, secolo di grandi rivolte e cambiamenti nel nostro paese che vide due guerre mondiali e l’avvento del fascismo, Martin infatti nonostante il successo raggiunto faticherà non poco a riconoscersi in questa società, era “partito diritto per volare verso una stella ed era naufragato in un pantano pestilenziale.”
In definitiva siamo di fronte ad un vero e proprio elogio alla cultura e alla diversità, in linea col significato dell’opera risultano essere le seguenti parole del compianto presidente statunitense Calvin Coolidge:
“Nulla al mondo può prendere il posto della perseveranza.
Non il talento, nulla è più comune di uomini di talento falliti.
Non il genio; il genio incompreso è ormai un luogo comune.
Non l’istruzione; il mondo è pieno di derelitti istruiti.
Solo la perseveranza e la determinazione sono onnipotenti.”
Consiglio dunque di andare a vedere il film al cinema, sono convinto che ogni singolo spettatore scoprirà di avere dentro di sè qualcosa che lo accomuna a Martin Eden.
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