Amabili resti è un film del 2009, diretto da Peter Jackson, e con protagonista una giovanissima quanto talentuosa Saoirse Ronan. A quindici anni, l’attrice irlandese, interpreta un ruolo difficile e terribile.
La Ronan è la quattordicenne Susie Salmon, che il 6 dicembre 1973 viene stuprata e uccisa. Tratto dall’omonimo romanzo di Alice Sebold, il film racconta il limbo in cui finisce l’anima di Susie dopo la sua tragica morte.
Amabili resti non è un semplice thriller. L’assassino lo conosciamo quasi fin da subito. Lo conosciamo noi e Susie però. Non lo conosce la polizia. Non lo conosce la famiglia di Susie, né i suoi vicini. Continua a fare la sua vita, come se nulla fosse, beandosi del ricordo di ciò che ha commesso. Almeno fino a quando questo ricordo gli sarà sufficiente.
Amabili resti è un film che tocca nel profondo. Non solo perché parla di un tema così fortemente fastidioso e disturbante, ma perché riesce a indagare una complessa gamma di sentimenti che originano dalla tragedia. Con la morte di Susie cambia tutto, ovviamente. Per la sua famiglia, come per i suoi amici, e così per il suo assassino.
Susie nel frattempo è morta. La vita le è stata tolta con brutalità, nella maniera più atroce. Il suo viaggio però continua, ed è tra le parti più emozionanti del film. Peter Jackson mostra infatti il limbo in cui Susie si ritrova, ancora legata alla vita terrena per il forte senso di vendetta e odio che la lega al suo assassino.
Il mondo in cui è finita Susie è un luogo fantastico, immaginifico, molto più simile al sogno che alla morte. Le oniriche scene di Susie in questo limbo fanno ancora più male. Non solo è morta, ma la sospensione nella quale aleggia non rassicurano lo spettatore sul destino della sua anima. Non lo conforta sulla vita dopo la morte. Anzi. Forse, come un sogno, la seconda vita di Susie è pura immaginazione.
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