Anche se da piccola giocavo sempre con una piccola Pocahontas di plastica, solo oggi ho visto per la prima volta il cartone animato. Uscito nel 1995, Pocahontas è il trentatreesimo classico Disney.
Pocahontas è una delle principesse Disney più famose e la sua storia d’amore con John Smith una delle più romantiche e commoventi. Anche se il film è ricco di clichè, riesce comunque ad emozionare lo spettatore.
La trama, per chi come me non ha mai visto Pocahontas da piccolo, racconta dell’arrivo di una nave inglese nell’attuale Virginia, USA. A bordo vi è anche l’attraente John Smith che entra subito in contatto con la giovane Pocahontas, figlia del capo della tribù che vive in quelle zone. Dopo due ore insieme, Pochaontas sa già parlare in inglese e, dopo tre ore, lei e John Smith si amano. Ma per la mente innocente e ingenua di un bambino e di una bambina questo non sembra poi così improbabile.
Ovviamente tra inglesi e indigeni non scorre buon sangue e presto inizierà la battaglia. John Smith verrà catturato ma Pocahontas si metterà tra lui e il padre in procinto di ucciderlo. Il loro amore fermerà la battaglia e salverà tante vite.

Nonostante la bellezza di questo messaggio, di questo trionfo dell’amore sulla guerra, la storia reale dalla quale il film trae ispirazione è molto diversa. Pocahontas, il cui vero nome era Matoaka e “Pocahontas” solo un soprannome dispregiativo che significa “bambina viziata”, aveva solo 9 anni quando, nel 1607, John Smith arrivò nelle sue terre. Quando egli tornò in Inghilterra raccontò che lei lo aveva salvato, interponendosi tra lui e il padre che lo aveva catturato. Da questi scritti del soldato inglese deriva la romantica versione Disney, ma è improbabile che trai due ci sia stata una relazione.
Qualche anno dopo Pocahontas sposò John Rolfe e fu battezzata con il nome di Rebecca. Il loro fu il primo matrimonio cristiano tra un’indigena e un inglese. Rolfe portò la ragazza in Inghilterra, come esempio di selvaggia civilizzata: un modello per promuovere il colonialismo. A Londra, secondo le fonti, Pocahontas incontrò di nuovo John Smith, ma i due non proferirono parola. Poi, mentre tornava in America con il marito, la giovane conobbe la morte per malattia.
A questa storia di soprusi, guerre, conquiste, morti e stupri ovviamente preferiamo la versione della Disney. Pocahontas è una giovane indipendente, scaltra e bellissima. Smith è un uomo onesto e attraente. Il loro amore supera tutte le differenze e le complessità, riuscendo nel più arduo dei compiti: arrestare il colonialismo. Infatti gli inglesi, alla fine del film, tornano a mani vuote in Inghilterra e il popolo di Pocahontas può continuare a vivere e coltivare le proprie terre.

Insomma la Disney ci propone una storia completamente capovolta rispetto a quella reale in cui la giovane Matoaka è un’icona della politica coloniale che, nel suo caso, non solo è riuscita a convertire e battezzare un’indigena ma anche a farla innamorare di un cristiano.
Se da una parte è sbagliato cancellare la verità e insegnare ai bambini la vicenda di Pocahontas in modo così diverso dal reale; dall’altra, forse, questo è ciò che gli statunitensi vorrebbero che fosse successo. Questo classico Disney insegna ad amare e rispettare chi è diverso da noi, a evitare di crederci superiori agli altri o “più civilizzati” e, soprattutto, a non pensare di avere autorità su altri popoli.
Le romantiche e spassionate parole dei due giovani trasportano lo spettatore in un mondo favolistico di amore eterno e invincibile, facendogli credere nella forza di un amore che vince persino sul colonialismo. Pocahontas è un messaggio di speranza per i bambini che forse, grazie a la sua storia, costruiranno un futuro migliore.

“Sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai conosciuti”
“Preferisco morire domani che vivere cent’anni senza conoscerti”.