Solo (2021) di Matteo Novelli

Solo di Matteo Novelli – L’assordante rumore della solitudine

In poco più di 8 minuti si apre e si chiude Solo (2021), lo short film scritto, diretto e interpretato da Matteo Novelli.

Il regista perugino si immerge nella tranquillità di una casa tra le dolci colline umbre per riflettere sulla solitudine e sul suo potere distruttivo. Proprio lui è l’unico protagonista del cortometraggio: un uomo senza nome che rappresenta se stesso e al contempo tutti noi.

Solo, in una casa vuota, isolata e immersa nella natura, vive e rivive momenti di straniante isolamento. Fin dal primo momento lo spettatore viene immerso in un’atmosfera silenziosa, dove gli unici rumori sono quelli colti in presa diretta dall’ambiente circostante.

Solo di Matteo Novelli (2021) - Recensione e intervista
Solo di Matteo Novelli (2021)

Nessuna parola né suono emesso da quest’uomo, se non sospiri, respiri e i normali rumori che lo scorrere della vita umana produce.

Da un’iniziale tranquillità, il senso di straniamento dato dall’assordante silenzio della solitudine si fa sempre più forte trascinando anche lo spettatore in quel vortice di emozioni negative. Se la vita in società ha i suoi conflitti e le sue difficoltà, la vita in solitaria rischia, se imposta, di condurre alla follia.

Il Solo di Matteo Novelli si muove tra la riflessione esistenziale e l’espressione di un disagio interiore. Racconta una storia particolare per poi volgere lo sguardo all’universale, ambendo a tracciare un disegno di speranza. Senza scadere nella banalità, il corto ci consegna un piccolo momento di luce e di rinascita.

La liberazione dell’io dalla propria prigionia è accompagnata dalla cover di Ordinary World dei Duran Duran, realizzata da Giorgia Santucci, allieva di canto di Selene Capitanucci presso l’associazione culturale Doremilla.

Per capire meglio Solo e il suo significato mi sono rivolto direttamente all’autore, Matteo Novelli, che si è concesso per un’intervista.

Matteo, perché hai scelto di raccontare questa particolare condizione umana?

Ho voluto raccontare uno stato depressivo perché è una condizione in cui possiamo ritrovarci tutti, anche da un momento all’altro. Spesso ci dimentichiamo che la tristezza non fa distinzioni sociali, è sempre giusto ricordare che ci sono persone più in difficoltà di noi, senza dimenticare che ogni persona ha una comunque una fragilità univoca e da fuori non possiamo mai sapere quanto fragile possa essere l’animo che si porta dentro.

Qualche giorno dopo aver ultimato le riprese di Solo, parlavo con una persona fantastica, una di quelle che ad averla vicino ti senti meglio, una di quelle che mi bacchetta se tengo il “muso”. Quel giorno mi ha detto di smetterla di essere “tontamente insicuro”. Se pure la frase è abbastanza superficiale, in parte fece centro, perché spesso basta un’insicurezza a trascinarci in un vortice che nei momenti in cui ci avvolge sembra una trappola senza uscita.

Come è stata la produzione di Solo?

Solo è interamente realizzato da me. È nato a novembre 2020, quando l’Umbria è diventata zona arancione. Data la difficoltà di poter organizzare da subito una troupe professionale ho deciso di prendermi il mio tempo e di dedicare il tempo in più passato in casa a sviluppare la mia idea. Ricoprire ogni ruolo (regia, direttore della fotografia, operatore, montatore ecc…) non è stata una cosa facile e questo ha comportato una perdita di qualità in alcuni settori, però ha dato un’anima unica a questo progetto.

Alcune scene sono accompagnate da un suono acuto: può la solitudine essere assordante?

Il cortometraggio è composto quasi interamente da un audio che presenta rumori e suoni naturali più o meno fastidiosi. E come hai detto vuole far notare quanto il silenzio della solitudine possa essere assordante, tanto quanto un tempo che non passa quando invece il calendario dice altro. È un suono doloroso che ti colpisce il cervello senza passare per le orecchie.

Hai un messaggio per il pubblico?

Il mio è sempre un invito banale, io ho usato Solo per esorcizzare degli spettri, non ho la pretesa che questa storia sproni le masse ad essere migliori verso se stessi e verso gli altri, ma è un invito che faccio volentieri. Non è detto che ci sia una soluzione definitiva alla depressione e alla tristezza, però quando capitano dei momenti belli la cosa migliore è goderseli, perché i ricordi positivi possono essere la luce guida quando tutto si fa buio.

Grazie.

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