Jim Carrey fece tutto ciò che poteva fare per aggiudicarsi questo ruolo, quello di Andy Kaufman in un film totalmente ispirato alla sua vita; alla fine lo ottenne, e il giovane attore canadese poté coronare il suo sogno, partecipando così a Man on the Moon, film del 1999 diretto dal due volte premio Oscar, Milos Forman.
Per molte persone, soprattutto per quei giovani attori e showman che si avvicinano al mondo della comicità, Kaufman è un simbolo. Sebbene abbia sempre rifiutato il titolo di comico, preferendo quello di showman o di cantante e ballerino, Kaufman nel corso della sua breve vita è ancora oggi riconosciuto come uno degli interpreti più importanti e noti del cosiddetto anti-humor. A differenza di grandi comici come per esempio Buster Keaton, che nonostante lo sguardo perennemente triste e vuoto fosse capace di scatenare la risata, Kaufman non faceva ridere. O meglio, non voleva farlo, preferendo mettere in imbarazzo il suo pubblico e i suoi stessi colleghi e collaboratori, piuttosto che raccontare barzellette o cercare l’approvazione degli spettatori.
Noti restano i suoi personaggi strampalati come il cantante razzista e rozzo di Las Vegas Tony Clifton, lo straniero Latka Gravas che veniva dall’isola di Caspiar -affondata-, e la sua imitazione di Elvis Presley. Noti restano i suoi show, come lo spettacolo “Latte e biscotti”, gli incontri di Wrestling dove Kaufman si divertiva a sfidare solo le donne, molto spesso ridicolizzandole, o i suoi litigi televisivi. Tutte cose che quasi sempre venivano accuratamente preparate dallo stesso Kaufman, che si serviva di queste carnevalate per mettere a disagio il pubblico, che ogni volta non sapeva mai se credere a ciò che stava vedendo o riderci su.
Man on the Moon, il cui titolo è stato ripreso dalla canzone omonima dei R.E.M., entra nel bislacco mondo di Andy Kaufman, raccontando i momenti salienti della sua carriera. Attraverso le interpretazioni degli attori, in particolare di Jim Carrey, Forman tratteggia il Kaufman uomo e attore, dagli esordi nei piccoli locali, sotto gli occhi increduli di tutti, fino all’ultimo grande spettacolo.
La trama di Man on the moon (1999)
La storia inizia negli anni Cinquanta. Il piccolo Andy dapprima finge che la carta da parati con gli animali della sua stanza sia in realtà un pubblico di persone accorse a vedere il suo show. Dopo, quando il padre lo riprende per l’ennesima volta obbligandolo ad uscire e a interagire con persone vere, Andy prende la sorellina e inizia a esibirsi davanti a lei, prima di arrivare, sulla soglia dei trent’anni, ad esibirsi in spettacoli di cabaret davanti ad una vera platea.
In uno di questi show, Andy viene notato dall’impresario televisivo e teatrale George Shapiro (DeVito), il quale, riconoscendo nel ragazzo del potenziale, decide di fargli da manager, affidandogli il primo lavoro serio della sua carriera; la sitcom Taxi, in cui dovrà interpretare il ruolo dello straniero originario di Caspiar. Andy, sebbene non sia entusiasta di questo progetto, accetta ma non prima di aver messo nero su bianco le sue condizioni che vedevano la direzione di un proprio show e di poter fare apparire in Taxi, Tony Clifton.
Aiutato anche dal suo fedele collaboratore Bob Zmuda, Andy raggiunge il successo. Proprio all’apice del trionfo lascia la sitcom per dedicarsi ad altro, come al sogno di diventare un wrestler professionista. In realtà è un’altra trovata dell’attore il cui intento è quello di creare scandalo battendosi solo con delle donne scelte dal pubblico. In uno di questi strani incontri conosce Lynne Margulies (Courtney Love), la ragazza che diventerà la sua compagna fino alla sua morte.
Kaufman: tra genio e follia
Il regista di indimenticabili cult come Qualcuno volò sul nido del cuculo e Amadeus, mette insieme un cast di interpreti che, in diversa misura, avevano avuto modo di collaborare con Andy Kaufman all’inizio della loro carriera. Fra questi ci sono Danny DeVito, Christopher Loyd, l’amico e collaboratore di Kaufman, Bob Zmuda e molti altri. Anche Carrey, sebbene non avesse mai conosciuto personalmente il suo mito, era un suo grande ammiratore. Questo permise a Carrey di avvicinarsi meglio al personaggio, e agli altri attori di riportare ognuno i propri consigli per una più veritiera realizzazione della pellicola.
Jim Carrey riesce a trasportare su sé stesso l’ingombrante, in tutti i sensi, presenza del geniale Kaufman. Lo showman era riuscito a creare intorno alla sua persona un’aura positiva, di fans sfegatati; e una negativa, composta da coloro che invece lo detestavano, che non avevano compreso il suo obiettivo, ovvero quello di poter scherzare su tutto. Kaufman, infatti, oltre ad essere uno dei capostipiti dell’anti-humor, è anche uno dei padri dello scherzo sempre e comunque, basta che sia fatto. Le sue goliardate televisive, i finti scandali e i litigi creati ad hoc, fecero di Andy un uomo incontrollabile.
La morte e la seconda vita di Andy Kaufman
Cinico e bugiardo, Andy Kaufman morì a soli 48 anni a causa di un cancro ai polmoni. Come avvenne per altri mostri sacri dello spettacolo, anche la morte di Andy venne presa come una finzione, uno scherzo; l’ultima beffa di un artista la cui esistenza si pensa si sia trasferita proprio in quella di Carrey. Infatti, sono molti i sostenitori della teoria che vuole che Kaufman in realtà non sia morto; attraverso un’operazione sarebbe diventato Jim Carrey.
Leggenda e mito anche dopo la prematura scomparsa. Man on the Moon, nonostante non faccia troppe allusioni ad una possibile menzogna, si diverte a portare avanti questa bizzarra teoria. Il film si conclude con il funerale di Kaufman, dove, tramite una registrazione, allestisce il suo definitivo spettacolo. Eppure, proprio negli attimi conclusivi della pellicola assistiamo ad un’apparizione pubblica di Tony Clifton. Il personaggio più scomodo di Kaufman veniva interpretato sia da Andy sia da Zmuda. Alla fine di Man on the Moon, proprio quando si pensa che ad interpretare il cantante di Las Vegas sia Zmuda, lo vediamo tra il pubblico a godersi lo spettacolo.
Realtà o finzione che sia, Kaufman il ribelle resta un esempio di grande comicità. Se vogliamo dirla tutta, un esempio di come la comicità andò lentamente trasformandosi fra gli anni Settanta e Ottanta. Kaufman è progenitore, insieme ad altri come Marty Feldman o Dom Deluise, di un humor sconclusionato; un umorismo in preda al caos, specchio della società di quegli anni.
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