Al suo debutto da regista Claudia Gerini porta sul grande schermo Tapirulán, un dramma claustrofobico e adrenalinico scandito dal ritmo incessante di un tapis roulant dove la protagonista Emma, interpretata dalla stessa attrice romana, offre un sostegno psicologico ai suoi pazienti online.
Emma si trova al cospetto di individui che presentano problemi di varia natura. Nel corso della vicenda vediamo un ragazzo omosessuale che fa fatica ad accettarsi, un tossicodipendente, una donna picchiata dal marito, un ragazzo afflitto dal senso di colpa per aver investito uno con la macchina, un padre inconsolabile, un ginecologo frustrato ecc….
Emma, dal canto suo, è convinta di tenere a bada i propri demoni correndo. Ma quando il passato busserà alla sua porta si accorgerà di doverli affrontare per lasciarseli alle spalle. In realtà il tapis roulant simboleggia la fase di stallo che sta condizionando la vita attuale della protagonista. Il titolo è storpiato perché il film parla di individui, ovvero esseri imperfetti che per condurre al meglio la propria esistenza devono imparare ad accettarsi.
In questa interessante opera prima si affrontano argomenti scottanti come la violenza sulle donne, l’omosessualità e la tossicodipendenza fra i tanti. Inoltre il lungometraggio in questione per certi versi è indubbiamente correlato alla pandemia che ci ha colpito ormai da qualche anno. Molte persone infatti durante la quarantena forzata alla quale siamo stati costretti si sono chiuse in se stesse e hanno faticato a riprendere in mano la propria vita. Su questo la pellicola è molto eloquente.
Claudia Gerini è straordinaria e riesce ad essere credibile pur correndo quasi per tutto il film. Impresa titanica se ci pensiamo. Una performance veramente notevole per l’eclettica artista romana, la quale suggella tutto il suo smisurato talento. Completano il cast i talentuosi Claudia Vismara, Stefano Pesce, Maurizio Lombardi e Corrado Fortuna.
Pertinente col significato di Tapirulán risulta il seguente aforisma del noto rabbino americano Yehuda Berg:
“Il cambiamento richiede di uscire dalle nostre zone di comfort e di immergerci a capofitto in situazioni scomode. È vero che in un primo momento questo provoca dolore e disagio, ma è il percorso più rapido per generare appagamento a lungo termine.”
Consiglio dunque a tutti voi di andare al cinema a visionare un’opera, per certi versi sperimentale, che trova il coraggio di comunicare intrinsecamente allo spettatore che fondamentalmente solo noi possiamo riuscire a salvarci. Nessuno può farlo al posto nostro. Sono convinto che, usciti dalla sala, vi torneranno in mente le seguenti parole del compianto Giorgio Faletti, alias Professor Molinari, nel film cult Notte prima degli esami: “L’importante non è quello che trovi alla fine di una corsa… L’importante è quello che provi mentre corri.”
Claudia Gerini sprona lo spettatore a muoversi, qualunque cosa accada. Perché è pericoloso correre per troppo tempo sul tapirulán.
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