Carlo Vanzina ci ha lasciati a soli 67 anni. Tutto si può dire di lui, ma non che non abbia portato una ventata di aria nuova nel cinema italiano degli anni ’80 e ’90. Forse la vera causa della decadenza del nostro cinema dopo la più gloriosa commedia, che proprio con Vanzina e con altri hanno lasciato quella sottile ironia grottesca e drammatica, per una commedia più trash e scalcagnata, dove le parolacce e le battutine di cattivo gusto, i luoghi comuni e i pregiudizi hanno prevalso per oltre un ventennio. Al di là di questo, tuttavia, Carlo Vanzina è stato un uomo di cinema a tutti gli effetti; che non si è venduto ad altri generi o a stili più sofisticati. Il suo, era un cinema semplice che scimmiottava, con inventiva, i B-Movie del padre; il compianto Steno, anch’egli per anni tralasciato e considerato solo un regista di seconda o terza categoria. Poi riscoperto col tempo. Per questo motivo non dobbiamo dimenticare il lavoro di Carlo. Per questo, ci mancherà lo stesso.
Nato a Roma il 13 marzo 1951, da Stefano Vanzina (Steno) e da Maria Teresa Nati, Carlo Vanzina segue giovanissimo la carriera artistica del padre collaborando come aiuto regista con i più noti personaggi di quella stagione cinematografica; da Alberto Sordi a Mario Monicelli, che lo hanno indirizzato verso un particolare modo di fare cinema. Ma è l’avvento della televisione e di nuovi comici, che portano ben presto Carlo, e il fratello Enrico, ad evolvere il cinema italiano, spogliandolo di quella vena più poetica e profonda, e conducendolo a una risata più fine a se stessa, senza riflessioni o grandi discussioni. Con lui il cinema passa a essere un lavoro d’artigianato a un prodotto industriale da quale ricavare il maggior guadagno. Non per questo non ha fatto ridere un’intera generazione, partendo proprio da quei primissimi B-movie come Eccezziunale Veramente, Viulentemente Mia con Diego Abatantuono, Sapore di Mare -un vero e proprio film di culto che segna un’epoca-, Yuppies – i giovani di successo con Massimo Boldi, Jerry Calà, Christian De Sica ed Ezio Greggio, A spasso nel tempo, Sognando la California e S.P.Q.R – 2000 e 1/2 anni fa.
Con Vacanze di Natale del 1983, Vanzina stravolge completamente i generi dando vita a quel tanto amato e odiato Cinepanettone, dal quale tanti registi e sceneggiatori si sono in seguito ripresi. Successivamente girerà altri generi come il noir e il poliziesco o la commedia più seria, senza molto successo. La creatura creata negli anni ottanta lo perseguiterà per tutta la vita e nei lavori successivi di fine anni ’90 e inizi 2000. Nel 2002 gira il sequel del film Febbre da Cavallo, diretto nel 1976 dal padre, intitolato Febbre da cavallo – la mandrakata riunendo la coppia Proietti/Montesano. Tra il 2003 e il 2008 si altalenerà il successo con film come In questo mondo di ladri, Il pranzo della Domenica, Il ritorno del Monnezza e la serie televisiva con Massimo Boldi Un ciclone in famiglia, altra farsa satirica dei nuovi borghesi del nord Italia. Sebbene lo scarso successo di Un’estate al mare del 2008, rimane celebre e insuperabile la scena de La Signora delle Camelie, con uno straordinario Gigi Proietti nei panni dell’attore di teatro ormai vecchio e smemorato. Il suo ultimo film è Caccia al tesoro con Carlo Buccirosso, Vincenzo Salemme e Max Tortora; uno sgangherato rifacimento del film del 1966 Operazione San Gennaro diretto da Dino Risi.
Insomma, tanti successi e incassi, ma anche tanti flop che, comunque, non hanno mai affaticato e sconfitto il buon Carlo Vanzina, che ha sempre portato avanti questa tipologia di cinema e la satira dei costumi italiani trasformati proprio all’inizio degli anni ’80, e poi susseguitisi con l’andare del tempo. Se a molti questa cosa non andrà giù la verità è che la grande commedia italiana dei padri fatica a riprendersi -sebbene ci siano stati recenti film che facciano pensare il contrario-, mentre quella di Vanzina prosegue quasi indisturbata il suo corso, con nuovi attori e solite scontate battute di sempre. Questa è stata la rivoluzione di Vanzina. Questo è il suo potere.
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