Stanley Kubrick – Studioso dell’umano e dei suoi mille volti

Dopo anni di lavorazione a quello che poi si sarebbe rivelato essere il suo ultimo lavoro, a riprese finite Stanley Kubrick è ormai esausto, e prima che possa realizzare un’altra opera, muore all’età di settant’anni il 7 marzo 1999. L’incompreso, lo schivo, l’amato  e il disprezzato regista da parte  di quelli che non  erano riusciti mai a capirlo fino in fondo, lascia questa terra due anni prima di quel fatidico 2001, anno che aveva fatto di lui l’artista d’avanguardia che tutti conosciamo.

Ciononostante, anche per i fedeli ammiratori e seguaci capire fino in fondo il suo lavoro non è mai stato facile. La sua maestria sta proprio sul fatto di averci messo costantemente a dura prova, riempiendoci la testa di domande, di dubbi, ai quali forse nemmeno lui sapeva rispondere; ma solo per averci posto tanti quesiti, risolti e non, è un maestro unico da lodare e soprattutto da ammirare.

Persino nella vita reale il suo lavoro ha sfondato i confini della razionalità, portandoci realmente a credere del finto allunaggio e di un filmato girato completamente in studi cinematografici, sotto la regia dello stesso Kubrick.

Persino la sua morte è diventata fonte di domande e celata dal mistero. Molti ancora credono su un possibile omicidio, dovuto al fatto che Kubrick sapesse troppo, un po’ come il marcio politico e sociale che portò Pasolini alla triste e nota fine.

La realtà forse è un altra, ed è bene dare a Stanley Kubrick quel che è di Stanley Kubrick, continuando ad ammirare il suo lavoro e pensando cosa avrebbe potuto fare ancora.

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Eyes Wide Shut, progetto che lo aveva impegnato così tanto, resta l’ultima prova schiacciante della sua genialità; quella di aver saputo scrutare nell’animo umano come nessuno più di lui aveva mai fatto.

La sua filmografia è riconducibile ad un lungo e complesso studio dell’essere umano, della sua intricata psicologia e delle sue infinite sfaccettature. In ogni opera, affronta una diversa tematica che è in stretto rapporto con lo stesso protagonista. La storia non si muove se non attraverso le azioni dell’eroe; viceversa, l’eroe non può continuare se qualcosa non lo influenza, se la storia stessa non esercita su di lui la sua forza e la sua potenza.

12 film, e 12 studi diversi sul comportamento umano, che cambia, a volte combacia ma è sempre un universo a se stante. 12 studi sugli imprevisti della storia, congiunti ad un tema e ad un genere cinematografico ben preciso.

Ecco le opere più celebri che tutti conosciamo.

Attraverso il tema della Guerra, per inizia con un elemento usato più volte, Kubrick racconta la prima guerra mondiale, descrivendone la disumana condizione dei soldati sottoposti al volere dei generali (Orizzonti di Gloria, 1954). Con Il Dottor Stranamore, grottesca satira sulla guerra fredda, il pericolo imminente di un attacco atomico tra USA e URSS si trasforma in una sfilata di volti e personaggi burleschi e drammatici allo stesso tempo. Poi c’è il Vietnam e la sua fallimentare guerra che fa dei giovani americani, fantocci e strumenti di sterminio, freddi ma giocosi in questa gara all’ultimo sangue (Full Metal Jacket, 1987).

skjacket

Lo storico e il film in costume; ne è un esempio tangibile Barry Lyndon. Sublime registicamente e forte grazie alle sue immagini pure ed eterne come tanti quadri. Il racconto del giovane Redmund Barry (Ryan O’Neal) è un pretesto per narrare l’ascesa e il tramonto di un uomo umile ma assetato di potere e di riscatto il quale non si accorge che tale superbia è debole e stabile come un castello di carte. Dopo aver sposato la ricchissima Lady Lyndon (Marisa Berenson), il suo patrimonio è minacciato dalle gelosie e dall’odio del figlio di lei, Lord Bullington (Leon Vitali)

Barry Lindon di Stanley Kubrick

C’è poi il dramma sentimentale rappresentato da Lolita, diretto nel 1962 e interpretato da James Mason, Shelley Winters, Sue Lyon e Peter Sellers. Tratto dal romanzo di Vladimir Nabokov, Lolita è la storia del professor Humbert Humbert che, trasferitosi nella casa di Charlotte Haze, sposa la donna ma inizia a nutrire un morboso sentimento di amore verso la figlia Dolores Haze detta Lolita. Un dramma che mette a nudo i segreti più reconditi di un uomo di mezza età, e quella crisi tanto agognata si risolve con un terribile omicidio. Uno dei primi veri capolavori di Kubrick che vede raggiungere una discreta fama, complice anche il grande lavoro degli attori; oltre a Mason, c’è la diabolica e meschina figura di Clare Quilty, che nel film è interpretato da Peter Sellers: l’attore inglese sarà poi una delle maschere centrali nel Dottor Stranamore.

Lolita di Stanley Kubrick

Nel 1968 il trionfo. Con 2001: Odissea nello spazio, Stanley Kubrick stravolge completamente la maniera di girare un film di fantascienza. Tutti i film e gli esperimenti precedenti puzzano di vecchio e mediocre dopo che il lungo viaggio della navicella Discovery viene proiettato nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. Pochi attori, una vicenda che parte dai primi ominidi, una battaglia tra l’uomo e la macchina e tra l’uomo e il mistero ce si nasconde dietro l’immensa oscurità dell’universo. Il monolite nero apparso sulla terra, successivamente sulla luna e infine ritrovato nei pressi di Giove, indica la strada verso una porta stellare: un passaggio verso un’altra piega dell’universo. Kubrick riprende il viaggio di Ulisse e lo veste di curiosità e attento studio scientifico, rivoluzionando per sempre il cinema. La stessa rivoluzione che avverrà solo tre anni più tardi con Arancia Meccanica, parabola su una società futura distopica e disumanizzante. Alexander DeLarge (Malcom McDowell) rappresenta questo nuovo mondo fatto di violenza, di stupri, latte più e l’ascolto di Beethoven. Dopo aver ucciso una donna ed essere rinchiuso in galera, Alex viene sottoposto alla Cura Ludovico per curarlo dal morbo della violenza. Diventa apparentemente un uomo tranquillo e buono, tuttavia è trasformato e succube di questa società che vuole ogni cittadino uguale all’altro, privo della sua vera identità e incapace di scegliere.

Si passa poi per il genere dell’orrore; un altro capolavoro firmato dal grande regista. Shining è una storia di paura psicologica complessa; è una storia di fantasmi e di poteri sovrannaturali. O almeno così si può sembrare. Jack Torrance e la sua famiglia si trasferiscono sulle montagne rocciose per custodire un grande albergo durante la stagione invernale. L’isolamento e le lunghe giornate al chiuso, portano Jack alla pazzia mentre la moglie e il figlioletto Danny faranno di tutto pur di sfuggire alla furia omicida dell’uomo. Un’altra tappa all’interno della mente umana che si mescola con il sovrannaturale e grandi interpretazioni. Jack Nicholson, più matto che mai, Shelley Duvall, Scatman Crothers e il piccolo Danny Lloyd. Stephen King criticò il film che si è era ispirato al suo stesso romanzo: oggi il film è un cult e ancor più emozionante del libro stesso.

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Eyes Wide Shut rappresenta l’ultimo progetto, sebbene Kubrick già avesse in mente di tornare al fantascientifico: lavoro che poi fu realizzato da Steven Spielberg prendendo il titolo di A.I. – Artificial Intelligence. Trasportando in immagini il romanzo di Arthur Schnitzler Doppio Sogno, Kubrick affronta il tema dell’erotismo e dei sogni proibiti all’interno di una coppia di benestanti newyorchesi. Il dottor Bill Harford (Tom Cruise) durante una conversazione con la moglie Alice (Nicole Kidman), viene a conoscenza dei suoi più torbidi segreti e desideri. Segreti fatti di possibili tradimenti e relazioni sperate. Questo turba la sua esistenza, portandolo a indagare sui problemi della coppia. Nel film anche Sidney Pollack nel ruolo di Victor Ziegler.

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Non sono mai stato sicuro che la morale della storia di Icaro dovesse essere: “Non tentare di volare troppo in alto”, come viene intesa in genere, e mi sono chiesto se non si potesse interpretarla invece in un modo diverso: “Dimentica la cera e le piume, e costruisci ali più solide” – Stanley Kubrick

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