Nel 1973 venne fuori Jesus Christ uperstar. Ben due anni prima, Il Violinista sul tetto (Fiddler on the Roof), per la regia di Norman Jewison. Tratto dal musical omonimo composto da Jerry Block. Il film di Jewison è una perla del cinema che allude alle radici ebraiche e alle vite dei poveri contadini ebrei ucraini sotto il giogo della Russia.
La trama de Il violinista sul tetto (Fiddler on the Roof)
Teyve (Topol), è proprio uno di questi. Egli è un contadino ebreo di un piccolo villaggio che sogna una vita migliore per sé e la sua numerosa famiglia, composta dalla moglie e da cinque figlie. Tra il duro lavoro, gli animali e la fattoria non può fare a meno che immaginare, a suon di canti e musica yiddish, un futuro ancora più roseo.
“If I were a rich man,
Teyve
Yubby dibby dibby dibby dibby dibby dibby dum.
All day long, i’d biddy biddy bum
if I were a wealthy man!”
Uno dei tanti problemi che gli si pongono davanti è il matrimonio di tre delle sue figlie. Problema che comunque riesce a risolvere, sempre grazie alla sua saggezza espressa tramite piacevoli melodie. C’è poi un futuro drammatico per il suo popolo al quale Teyve non può sottrarsi. I sentimenti di antisemitismo, che poi sfoceranno nei pogrom, sotto il regime russo.
Tuttavia, la musica che trasmette le tradizioni più antiche non cessa mai di suonare. Quel violinista sul tetto di Teyve, che è una sorta di potente e prezioso oracolo, continua sempre la grande e immensa sviolinata.
Quello che la storia ci insegna è che le rappresaglie e le persecuzioni non sono venute fuori solo durante la seconda guerra mondiale. Quella degli ebrei è una storia lunga e drammatica. Simile, se non uguale, a tutti gli eventi di crudeltà che l’uomo si porta appresso dimenticandosi del passato.
Quello che l’arte, invece, vorrebbe insegnare, è che si può abusare del suo potere per raccontare una storia tragica come se fosse un musical di Broadway.
Il violinista sul tetto è proprio questo: la riscoperta di tradizioni, della storia yiddish attraverso la voce di Topol, alias Teyve, e degli altri attori e cantanti che si muovono e seguono sempre il ritmo. Questo implica necessariamente un tocco di ironia, di leggerezza, ma soprattutto di orecchio.
Vincitore di tre premi Oscar, miglior fotografia, miglior sonoro e miglior colonna sonora a John Williams. Il violinista sul tetto è forse uno dei capolavori che l’uomo, quando si ricorda ed è ispirato nella giusta maniera, abbia mai concepito non solo per il cinema ma per la musica e l’arte stessa. Topol è il protagonista principale. Insieme a lui, Leonard Frey, Louis Zorich, Molly Picon, Paul Mann, Paul Michael Glaser (uno dei protagonisti di Starsky & Hutch), e Ray Lovelock.
La scena della stalla (if i were a rich man)
Se io fossi un uomo ricco, un uomo facoltoso, non dovrei lavorare duramente. Queste sono le parole che Teyve riversa nella sua stalla, in una danza folcloristica tra cavalli, oche e animali vari. Nonostante le ristrettezze che un uomo come lui possa avere, la melodia lo guida e lo fa ragionare.
Tutto non si può avere dalla vita, e quello che si ha bisogna comunque tenerselo stretto. Sa di non essere un re Salomone, né un uomo studiato che sa a memoria le sacre scritture. La sua spasmodica danza nasconde comunque una saggezza che è poi la vera ricchezza della sua vita. Questa scena sicuramente racchiude molto della tragicità della vicenda del contadino, ma anche la vera poesia dell’esistenza di Teyve. Rivolgendosi direttamente a Dio, non può far altro che accettarsi e accettare il fatto che in questo mondo ci sono tanti modi per poter vivere dignitosamente.
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