Club Silencio

David Lynch – Il Club Silencio di Mulholland Drive

“David Lynch sta facendo un sogno. Notte a Hollywood, stelle scintillanti e profumo di gelsomini nell’aria, calma irreale; una limousine nera sfreccia lungo la Mulholland Drive interrompendo il silenzio e il flusso di coscienza in quella tarda ora, disegna lampi di luce e strane geometrie mentre affonda nel buio…poi l’incidente. Solo ombre su Mulholland Drive, e silenzio.”

Una donna bruna, Rita, è sopravvissuta all’incidente, mentre stava per essere uccisa dai suoi accompagnatori seduti all’interno della limousine. La donna, dopo essersi liberata dalle lamiere, vaga, in stato confusionario , sino ad arrivare nel giardino di una casa di Los Angeles. La mattina successiva la bionda Betty, un’aspirante attrice arriva ad Hollywood, con il sogno di conquistare il mondo del Cinema. Betty è ospite a casa di sua zia, mentre si vede piombare in casa la misteriosa Rita, afflitta da amnesia.

Inizia così la storia di queste due donne perdute, in una fitta rete di labirinti che si spostano di continuo tra realtà e sogno. Lynch scrive una sceneggiatura difficile, apparentemente sconnessa, ma invece ha una sua logica sofisticata, ispirata all’affascinante complessità della psiche umana. L’arte di Lynch è sempre stata caratterizzata dal tema del doppio: nella seconda parte del film, ci si sposta dal sogno alla realtà. Rita in verità si chiama Camilla ed è un’attrice di grande successo, mentre Betty diventerà Diane, un’attrice fallita. Tutto questo gioco di ruoli viene utilizzato da Lynch per rappresentare, in chiave surreale, la proiezione di un’altra sé, il desiderio represso di Diane di rivendicare il suo ruolo e di diventare un’attrice di successo.

La storia prosegue con una regia fluttuante e ricca di soggettive, che suggestiona anche grazie alla colonna sonora che accompagna e culla lo spettatore fino alla fine del film.

Betty muove i primi passi nel mondo del cinema, ammaliando i testimoni del suo primo provino.

Tra le due ragazze inizia una storia d’amore, e parallelamente assistiamo alle tormentose vicissitudini di Adam Kesher, un regista il cui film in lavorazione viene letteralmente sequestrato da mafiosi che lo ricattano, mentre la sua vita privata va a rotoli in seguito al tradimento della moglie.

Betty e Rita, spinte da un sogno di quest’ultima, raggiungono l’enigmatico Club Silencio, un piccolo teatro in cui si svolge una performance musicale guidata da un presentatore. Durante l’esibizione della cantante messicana Rebekah Del Rio, caduta in uno stato di trance, mentre il brano che sta cantando prosegue ininterrotto, Betty entra misteriosamente in possesso di una scatola blu. L’apertura di questa scatola blu provoca una svolta netta nel tessuto del film. Ora, Betty è diventata Diane, attrice fallita e donna frustrata dal fallimento della sua relazione con la luminosa star cinematografica Camilla (colei che prima conoscevamo come Rita), promessa sposa di Adam, giovane regista sulla cresta dell’onda. Dopo aver commissionato l’omicidio dell’ex-amante Camilla, Diane, subordinata dai fantasmi del proprio Io, prende coscienza del suo fallimento esistenziale e si suicida.

La sequenza del Club Silencio, e’ un momento centrale nell’opera di Lynch; in cui Rita e Betty, in piena notte si dirigono verso uno strano posto.

La scena si apre con una soggettiva fuorviante, come ad indicare che siano le ragazze a guardare l’ingresso del Club, ma appena pochi secondi dopo, si vede sfrecciare una macchina verso sinistra e scorgere Betty e Rita che stanno entrando in un luogo con un insegna al led blu con scritto Silencio. In verità ci si potrebbe domandare: chi sta guardando l’ingresso del Club? L’atmosfera è cupa, come se si stesse camminando in un varco che ci separa dalla realtà e ci invita velocemente ad entrare in un altro mondo. Un tilt down mostra delle volte dorate e tendaggi rossi: un teatro. Successivamente si vedono le due amanti che scendono le scale e cercano un posto nella platea, mentre appare sul palco un uomo misterioso e sinistro, che pronuncia queste parole: “No hay banda, non c’e’[…]È tutto, tutto registrato. No hay banda eppure noi sentiamo una banda[…]È tutto registrato, no hay banda, è tutto un nastro […]È solo un’illusione.”

Dai volti di Rita e Betty si colgono espressioni di sorpresa, timore ed angoscia, mentre l’uomo man, mano che la scena prosegue, assume sempre piú le caratteristiche di un mago-presentatore (tiene in mano un bastone come quello dei prestigiatori). Betty inizia a tremare, come se quell’uomo le avesse fatto un incantesimo, ma viene rassicurata da Rita che le tiene la mano e cercando di farla riprendere dallo shock. Ora la macchina da presa si sofferma sul primo piano dell’uomo, il quale con un sorriso beffardo scompare in una nuvola di fumo blu. Tutto il teatro e gli spettatori sono illuminati da una luce diffusa blu. Sulla destra , in una loggia si vede una “donna” che sembra essere un super visore, una presenza esterna e distaccata agli eventi. La luce blu scompare, e di blu rimangono solo i capelli della donna misteriosa.

La macchina da presa ora si sofferma, sul palco, dietro ai drappi rossi, arriva un altro uomo anch’esso vestito di rosso, che in spagnolo annuncia l’arrivo imminente di una cantate messicana Rebekah Del Rio. Le tende si aprono, ed arriva la cantante. Ha fascino, inizia la performance, e con la voce calda e avvolgente intona una canzone a cappella. Si susseguono dei primi piani delle tre donne: Rebekah, Betty e Rita. Lo straordinario talento dell’artista, trasporta emotivamente le due donne, fino a farle commuovere.

Improvvisamente, Rebekah sviene sul palco, e viene portata via da due uomini. Nonostante questo, la sua voce continua a sentirsi, come se non avesse mai smesso di cantare. La macchina da presa ora inquadra Betty, che si asciuga le lacrime, apre la borsa e tira fuori una misteriosa scatola blu. L’inquadratura stacca sul cubo, e riattacca in una nuova scena mostrandoci il vialetto della casa della zia di Betty.

Quante volte nella nostra vita ci è sembrato di conoscere alla perfezione persone, situazioni, luoghi e soprattutto noi stessi? Forse tutti i giorni. Riflettendoci attentamente, quello che davamo per scontato fosse autentico, non è altro che pura apparenza. La società di oggi ci costringe ad apparire perfetti, sicuri di noi stessi, fino ad illuderci di essere eterni. Dietro a questo spettacolo inscenato (dietro a questo “nastro registrato”), non vi è altro che un uomo o donna, con le proprie fragilità e insicurezze, con un conflitto interiore tra l’essere o l’apparire. La lotta costante tra l’essenza irrazionale e passionale della natura umana, (l’Es di Freud) e la costrizione dovuta alle imposizioni delle regole sociali dettate dalla società (Io di Freud), porta ad una continua instabilità generata dalla natura opposta di queste forze.

Diane la protagonista del film, vive in prima persona l’eterno contrasto con le tre dimensioni (Es, Io, Super-Io) che vengono trasposte cinematograficamente nell’opera in chiave surreale, con il sogno, la realtà e lo stato più profondo dell’inconscio.
Quando veniamo catapultati nel Club Silencio, metaforicamente Lynch ci riporta in una dimensione onirica. Ci fa ambientare, e noi capiamo rapidamente dove ci troviamo, ma prima che tutte le vicende si svolgano, il presentatore ci dice chiaramente ”è tutta un’illusione, è tutto registrato, no hay banda” ci ha già svelato l’inganno, l’illusione che i suoni uditi sono registrati. Nonostante questo le protagoniste che assistono alla performance della del Rio e lo spettatore del film sono commossi da quel canto, toccati dall’emozione che sembra così potentemente avvenire di fronte a loro. Ma la cantante sviene ancor prima che il canto sia finito, svelando che è una registrazione e non una vera performance. Si aprono i nostri occhi, increduli ci svegliamo dal torpore in cui eravamo precipitati, è solo uno spettacolo,è solo finzione, tutto è magia e sogno. Nonostante sin dall’inizio sappiamo che è tutto finto, perché ci continuiamo ad emozionare? Sembra tutto paradossale, incoerente, e senza senso, eppure allo spettatore sta bene così lo prende per vero, per reale. Oggi siamo abituati alla finzione, a costruire delle maschere, ci servono per sopravvivere: indossiamo una maschera per qualsiasi situazione (come aveva intuito Luigi Pirandello).

Io credo di aver trovato una spiegazione a tutto questo, a quello che è successo nel Club Silencio a Rita e Camilla. Betty e Rita, hanno ritrovato l’autenticità delle emozioni nel momento in cui entra dentro di loro, questa é l’unica cosa vera, di cui ci si può fidare, non è quella di un mago, di un posto che sembra un teatro, di una ragazza che sembra l’amore, ma la purezza di un’emozione. Non è altro che tutta la parte nascosta, latente dentro di noi.

Il Club Silencio rappresenta una dimensione senza tempo, un luogo dove puoi liberare tutte le tue paure, e sconfiggere i demoni. Il Club è una metafora sulla vita, una trasposizione della società. I personaggi che incontriamo dentro al teatro, non sono altro che persone che possiamo incontrare tutti i giorni. La nostra generazione ha bisogno di ritrovare l’emozione,la verità e la nostra essenza. Nel Club Silencio, c’è tutto quello che stiamo cercando.

Leggi anche dell’ultimo corto di David Lynch What did Jack do?


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