I tre caballeros – Un noioso flop di Paperino

I tre caballeros è il secondo dei film collettivi prodotti da Disney negli anni ’40. Girato da Norman Ferguson, Clyde Geronimi, Jack Kinney, Bill Roberts e Harold Young nel 1944 è il settimo classico Disney. Come Saludos Amigos prima di lui, anche questo lungometraggio è ambientato in Latino America e diviso in quattro storie diverse.

Il protagonista è Paperino che, in occasione del suo compleanno, riceve un pacco regalo dal Sud America. Ogni regalo porta con sé una storia. Il primo è una pellicola che Paperino sapientemente infila nel proiettore, preparando la visione. Si tratta di un documentario sugli uccelli più strani del mondo. Il film si divide a sua volta in due storie.

La prima racconta di Pablo, un giovane pinguino che soffre il freddo e sogna di scappare in un’isola caraibica. Con inverosimile ironia Pablo è mostrato nell’intento di proteggersi dal freddo in ogni modo. Accende la stufa dentro il suo igloo, cammina con borse dell’acqua calda legate alle zampe. Ma il desiderio di partire è troppo forte, così decide di creare una zattera di ghiaccio, caricarci sopra l’amata stufa e salpare verso il tropico.

Le scene in cui il dolce pinguino ricerca il calore, il sole, il fuoco, in mezzo a un ghiaccio sul punto di sciogliersi ricordano il ben più tardo personaggio Disney: Olaf, il simpatico pupazzo di neve di Frozen.

La pellicola mostra altri uccelli particolari, indicando anche i luoghi in cui risiedono e alcune caratteristiche peculiari ma la seconda storia ha come protagonista un essere immaginario: un ciuchino volante. La storia è narrata in prima persona da un gaucho dell’Uruguay. Il protagonista è lo stesso narratore da bambino e le sue azioni sembrano scaturire direttamente dalla narrazione e non viceversa, come se il narratore suggerisse al personaggio come comportarsi sulla scena.

Il piccolo gaucho decide di catturare e addestrare l’asino volante per vincere le gare di corsa e tra i due si instaura un grande rapporto di amicizia. Il film vuole mettere in risalto il rapporto di fiducia che la figura del gaucho sudamericano detiene con il suo animale da sella. Questo, però, non è l’unico elemento culturale messo in evidenza nel cortometraggio. Il narratore introduce nel racconto molte parole in spagnolo, per esempio mentre descrive il vestiario del gaucho. Inoltre si sofferma su particolari di tipo folklorico, descrivendo, ad esempio, i giochi popolari presenti alla fiera di paese (la Rana e le Bocce).

Finito il video Paperino scarta il secondo regalo. Si tratta di un libro dal quale fuoriesce Josè Carioca che era già stato compagno di Donald Duck nel film precedente. Josè Carioca è uno dei personaggi più famosi dei cartoni animati brasiliani. Questi, chiede a Paperino se conosce la città di Bahia, in Brasile. Alla risposta negativa dell’amico Josè gli mostra la città sfogliando il libro. L’animazione cambia e sulle note allegre di musica tipica brasiliana si susseguono immagini che ritraggono i colori, i fiori, la foresta, la città e le spiagge di Bahia.

Paperino è incantato e decide di seguire Josè Carioca fino al Brasile. I due saltano su un treno disegnato con gessi colorati su uno sfondo nero. Ma in realtà tutto avviene all’interno del libro donato a Paperino e il treno è il mezzo utilizzato per viaggiare tra le sue pagine. Arrivati a Bahia entra in scena l’attrice brasiliana Aurora Miranda. Inizia un lungo coro di musica brasiliana durante il quale Paperino e Josè sembrano litigare per vincere le attenzioni della bella Aurora. Paperino ha la meglio e ottiene addirittura un bacio.

La storia finisce e i due amici escono dal libro ma, quando si avvicinano alla scatola dei regali per estrarne il prossimo, Paperino si accorge di essersi rimpicciolito. Segue una scena, molto divertente per il pubblico più piccolo, in cui Paperino cerca di gonfiarsi assumendo varie e simpatiche forme.

Dall’ultimo pacco fuoriesce Panchito Pistoles. Questo personaggio fa la sua prima apparizione proprio in I tre caballeros per diventare poi protagonista di un fumetto Disney a lui dedicato. Panchito dà un sombrero a Paperino e uno a Josè e ha inizio un altro coro in cui i tre si definiscono i tre caballeros. Josè Carioca e Panchito si muovono con familiarità e con i tipici atteggiamenti dei pistoleri latini mentre Paperino è impacciato e sembra non far parte di quel mondo.

Al termine della canzone Panchito dona a Paperino una pignatta e gli spiega di cosa si tratta, e il film si sofferma sulle tradizioni natalizie messicane messe in scena con un cambio nella tecnica di animazione che diventa a pastello su carta. Segue un’esilarante scena in cui Paperino, bendato, cerca di rompere la pignatta mentre i due dispettosi amici continuano a spostarla. Quando finalmente Paperino riesce a romperla, saltano fuori vari simboli del Messico (sombreros, tori, cactus,…) che si trasformano in immagini ad acquarello che mostrano il paese sulle note di melodie tipiche messicane. La telecamera retrocede e mostra gli acquerelli come fotografie all’interno di un album.

I tre saltano su un tappeto volante diretti in Messico. Sullo sfondo appaiono riprese reali di Città del Messico. Qui, dopo essere atterrati, i tre partecipano a vari e ripetitivi balli tipici, poi si recano alla spiaggia. Dall’alto Paperino vede le ragazze sulla riva e si tuffa per giocare con loro. Inverosimilmente in spiaggia sono presenti solo ragazze giovani, magre e bianche. Paperino viene prelevato dal suo gioco sulla spiaggia dai due amici che, dal tappeto volante, lo spingono tra le stelle.

Iniziano scene monotone e lunghe in cui Paperino danza tra le stelle innamorato di una voce femminile che canta, per poi scendere in mezzo a un campo di fiori dove danza con una ragazza in costumi tipici messicani e infine in un deserto pieno di cactus con una terza donna.

In ultimo Paperino e Panchito giocano a una specie di Corrida in cui Paperino è il toro e che si conclude con spettacolari fuochi di artificio che creano la scritta fine in spagnolo, con i colori della bandiera messicana, in portoghese con i colori brasiliani e in inglese con i colori degli USA.

Se I tre caballeros era iniziato abbastanza bene con la simpatica storia del pinguino Pablo, il livello era già calato nella seconda narrazione, quella dell’asino volante. Qui, infatti, non si trovano elementi particolarmente divertenti o apprezzabili. Ma il grande fiasco è costituito dalla terza e dalla quarta parte. L’animazione è ben fatta ma l’attenzione datagli è eccessiva: la trama è praticamente inesistente. Cinquanta minuti sono dedicati solo a canzoni sud americane ballate da ballerini tra i quali si aggirano Paperino e Josè. Le scene sono noiose ed estremamente ripetitive. Il motivo non può neanche attribuirsi alla volontà di mostrare il folklore di questi paesi perché le musiche scelte sono sempre dello stesso genere e il Messico, in particolare, è un paese con una varietà musicale incredibile.

Lo stesso titolo del film, I tre caballeros, non è adeguato. Nessuna storia di cavalieri viene narrata ma semplicemente i tre personaggi dell’ultima storia cantano e ballano affermando di essere un trio di caballeros. Inoltre il tema dell’innamoramento di Paperino di queste bellissime donne sudamericane (che però a vederle sembrano più nordamericane) è troppo insistito e passa da essere simpatico ad essere fastidioso.

I tre caballeros può essere apprezzato sicuramente da chi è alla ricerca di una buona tecnica di animazione ma non di certo dallo spettatore che vuole rilassarsi con una bella storia.

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