Eduardo vs. Peppino – Riaperta la faida dei Fratelli De Filippo

I Fratelli De Filippo, Eduardo e Peppino. Due personalità in contrasto, due entità e due artisti dissimili che rappresentano insieme il teatro e il cinema. Figli illegittimi dell’autore e attore di teatro Eduardo Scarpetta. Sopra i due attori per anni ha imperversato l’ombra di quella tragica discussione che ha segnato un’irrevocabile divisione, sia familiare che artistica. Quando tutto sembrava messo a tacere, un noto giornale italiano ha deciso di riaprire la storica e leggendaria faida tra Eduardo e Peppino, pubblicando un articolo che recita pressappoco così: DA CHE EBBI USO DI RAGIONE FUI PEPPINISTA.

Il rapporto complicato tra i Fratelli De Filippo, Eduardo e Peppino, viene riportato alla luce, e con esso buona parte del cinema e del teatro italiano.
(da sinistra in alto) Titina, Luigi Pirandello, Eduardo e Peppino

Premessa. Mamma me lo ha detto sempre: “Pensa fino a dieci prima di parlare”. Umberto Eco, dall’alto della sua saggezza, in un’intervista ha espresso il suo personale pensiero sulle abitudini odierne e sulla modernità: “Con i social si è dato il via libera ad una marea di imbecilli”. La cosa buffa è che non solo sui social network, ma anche nella stampa stessa se ne sentono di cotte e di crude.

Il mio personalissimo parere è che una persona, in questo caso un giornalista, deve sempre misurare le parole. Anche se non d’accordo con una determinata questione, quest’ultimo deve essere in grado di costruire un ragionamento che non faccia di tutta l’erba un fascio. Deve poter spiegare le proprie ragioni argomentando, giustificando e ampliando il discorso, senza però eccedere in dibattiti casalinghi. Usando, insomma, tutta la sua professionalità.

Tornando a quest’articolo, per gli appassionati di cinema e di teatro Eduardo e Peppino sono una cosa seria. C’è chi ha simpatia per uno e antipatia per l’altro, ma in entrambi i casi si riconoscono le grandi doti. In quest’articolo, invece, avviene completamente l’inverso. Laddove dovrebbe esserci professionalità, c’è una crudele soggettività. Non si nota un’esperienza, né un’abilità, ma solo un pensiero super personale che trascende ogni forma di raziocinio ed isteria. Leggendolo, non si può fare a meno che pensare: ma cosa ha fatto Eduardo a questo giornalista per farlo adirare così? E Peppino cosa gli ha promesso? Una villa a Salerno con frutteto vigneto, porte e tutto? (citando anche Vittorio De Sica).

A prima vista l’articolo appare come un immenso e assai bizzarro pippone sull’incompetenza di un maestro della drammaturgia del calibro di Eduardo. Viceversa, si ha un lungo e interminabile discorso sulla bravura del fratello minore, Peppino. Tuttavia, prima d’intraprendere un’analisi di questo articolo, facciamo un passo indietro. Torniamo per un attimo agli anni quaranta del Novecento.

Dopo quasi vent’anni di collaborazione, la compagnia teatrale dei Fratelli De Filippo, che comprendeva anche Titina, si sciolse definitivamente. La causa fu una delle discussioni più accese ed epiche che vide protagonisti appunto, Peppino ed Eduardo: scatenata da una motivazione che, a distanza di tempo, non si è mai saputa. Sicuramente dovuta ai diversi caratteri dei due artisti e ad un diverso modo di vedere e vivere il teatro.

Dopo una convivenza lavorativa che non è mai stata facile (a detta anche di Luigi De Filippo, figlio di Peppino), i due fratelli cessano di essere colleghi sulla scena, e anche il rapporto di sangue s’incrina definitivamente. Le strade si dividono. Eduardo continua con il teatro, dove si è sempre sentito a suo agio. Il terreno che gli ha permesso di creare opere come Napoli Milionaria, Filomena Marturano, Questi Fantasmi e moltissime altre. Commedie e Drammi indimenticabili e rinomati in tutto il globo terracqueo.

Peppino, dal canto suo, continua con la propria compagnia. Tuttavia è il cinema il vero e proprio strumento con il quale poter esprimere la sua bravura. Se infatti i tempi recitativi di Eduardo, secondo anche un commento di Orson Welles, sono carenti davanti alla macchina da presa, per Peppino la settima arte è il marchingegno per farsi valere. Oltre ad essere stato una grande spalla del mitico Totò, al quale spesso ha rubato la scena, Peppino è noto anche in film da protagonista come Arrangiatevi e Le Tentazioni del Dottor Antonio, episodio diretto da Federico Fellini e tratto dal film Boccaccio ’70.

Entrambi i fratelli scelgono una via, e tutti e due riscuotono un grande successo. Eduardo è ancora oggi considerato uno dei più grandi autori e interpreti del teatro napoletano, italiano e mondiale. Peppino è ancora lodato per essere un vero mostro del cinema, capace di tenere testa non solo a Totò ma a molti altri attori dell’epoca. Davanti alla macchina da presa è sempre stato più naturale del fratello maggiore (su questo non ci sono storie). Dopo anni passati nella più totale lontananza, all’inizio degli anni ottanta i due si incontrano nuovamente e per l’ultima volta. Sul letto di morte di Peppino, Eduardo lo va a trovare, e quello che si sono detti resta ancora un mistero assoluto.

Il rapporto complicato tra i Fratelli De Filippo, Eduardo e Peppino, viene riportato alla luce, e con esso buona parte del cinema e del teatro italiano.
Eduardo nel suo camerino

Ma tornando all’articolo in questione, non si può non notare una certa reticenza, quasi riluttanza, nel considerare Eduardo un grande artista. Allo stesso tempo, l’amore nei confronti di Peppino scade molto spesso nel patetico e nel banale. Una sviolinata e un leccaculismo che esplodono tramite diverse emozioni. Per i fans di Eduardo non può non esserci confusione ma soprattutto rabbia, nei confronti di un articolo del genere. Il drammaturgo viene infatti descritto semplicemente come un saltimbanco senza talento, adatto solo al pubblico di sinistra. Quando in realtà, quest’ultimo, con il suo lavoro, ha scosso il pubblico più vasto e di tutto il mondo.

La nausea può essere il secondo elemento, dato che molto di quello che viene detto è decorato da un forzato linguaggio aulico che già dopo la prima riga stufa e smuove l’intestino. Bisogna prendere un riopan anti reflusso gastro esofageo per arrivare fino in fondo senza combinare un macello. Un linguaggio tanto elevato quanto raffazzonato che, oltre a non portare rispetto verso Eduardo, uomo e artista, ce la mena con lo smisurato amore nei confronti del fratello, arrivando a toccare il grottesco.

Andando avanti, le cose non sembrano migliorare. Idolo del cretino di sinistra, dice a proposito di Eduardo. Il Pirandello dei miserrimi, aggiunge. Citando anche Anna Arendt, il reportage scade in un dibattito che è grottesco, offensivo e senza arte né parte, arrivando a gettare nel fango anche altri grandi attori di teatro e di cinema.

Citando le tante spalle di Totò, a quanto pare nessuno è all’altezza di Peppino. Aldo Fabrizi, Ugo D’Alessio, Franca Valeri, Raimondo Vianello, Ave Ninchi, Nino Taranto o Gianni Agus. Tutti mostri sacri del cinema. A volte caratteristi, altre volte con ruoli più di spessore, ma sempre interpreti dotati di una straordinaria bravura. Nessuno di questi, tuttavia, secondo quanto riportato, sono stati capaci di essere degni del grande attore napoletano. Se Totò potesse parlare, direbbe: “ma mi faccia il piacere!”.

Quello che, in maniera sempre più delirante, viene affermato è che solo Peppino è il più grande di tutti. Lui vuole Peppino e nessun altro, dicendolo a mo’ di una scenata fanciullesca come il più bambino dei bambini. Mi ricorda tanto i dibattiti con i miei compagni della materna e dell’elementari. È grazie alla scomparsa di tutti quelli che sono stati ingiustamente tirati in ballo, che ormai si può parlare liberamente senza misurare le parole. Tutto può riassumersi con un’elogio all’invidia, in questo caso, da parte dello stesso giornalista.

Il rapporto complicato tra i Fratelli De Filippo, Eduardo e Peppino, viene riportato alla luce, e con esso buona parte del cinema e del teatro italiano.
Peppino e Totò

Il succo dell’articolo è: all’autore dell’articolo piace Peppino e no Eduardo, né più né meno.  C’era davvero bisogno di scomodare tutto il cinema e il teatro italiano? Io credo proprio di no. E lo credo perché c’è sempre un limite che non deve mai essere superato: quello della modestia e della ragionevolezza. C’è sempre una maniera più giusta e gentile di esprimersi e di far valere le proprie idee.

Da modesto amante del cinema e del teatro, non ho mai scelto se ammirare o solo Eduardo o solo Peppino. Forse perché non c’è mai stato un vero bisogno, e l’amore verso le due arti mi ha portato ad amare i due fratelli alla stessa maniera, senza condizionamenti. Ognuno dei due ha un talento più sviluppato per un campo. Se Peppino al cinema va forte ed è bravo a costruire sketch comici, Eduardo è un autore di drammi teatrali che studiano la natura umana e la nostra società.

Quella fra Peppino ed Eduardo è ormai storia. Non sapremo mai la vera motivazione della loro divisione artistica e affettiva. Personalmente, credo che sia quasi inutile battersi a favore di uno o dell’altro, o chiedersi chi dei due fosse il migliore. Perché, nonostante fossero entrambi attori, appartenevano a due mondi differenti. Eduardo apparteneva al Teatro e Peppino al Cinema. Peppino ha scritto per il teatro, senza raggiungere la fama del fratello. Così Eduardo, che si trovava a suo agio sulle tavole del palcoscenico, lo era meno su un set cinematografico. Ma non per questo era inferiore. Non per questo Peppino era più bravo e viceversa. Diversi modi di pensare, di recitare e vivere hanno concepito due interpreti differenti che vanno, nella stessa misura, rispettati.

Articoli come quello citato, vorrebbero riaccendere, più che la faida tra i due fratelli (ormai morti e sepolti), una faida tra gli ammiratori. L’ammiratore non deve far altro che sostenere una cosa, ma lasciare che gli altri possano sostenerne un’altra: senza insomma influenzare troppo il pensiero altrui e nel massimo rispetto reciproco. Purtroppo, questo, il più delle volte, viene dimenticato e si è sempre pronti a ricoprire il ruolo del vero sapiente, scordandoci che: de gustibus non est disputandum.


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